Il Messaggero, 1 maggio 2023
Parla il figlio di Gina Lollobrigida
Per Andrea Milko Skofic, 65 anni, figlio di Gina Lollobrigida e del marito Milko Skofic, il drammatico epilogo dei suoi rapporti con la madre non è soltanto una questione patrimoniale. Ci sono anche le parole non dette e i rapporti incrinati negli ultimi anni, gli oggetti, non preziosi ma affettivamente importanti, che evocano ricordi e momenti significativi della vita familiare, scomparsi. Ma c’è anche la questione economica. Skofic, parte civile nei processi che vedono imputato il "tuttofare" dell’attrice, Andrea Piazzolla, per circonvenzione di incapace e riciclaggio, con 9 milioni di beni spariti, si ritrova adesso a condividere con l’uomo che ha vissuto negli ultimi anni di vita dell’attrice vicino a lei, anche l’eredità. Dal canto suo, Piazzolla, ha sempre sostenuto di avere agito nell’interesse della Lollobrigida e di averne sempre rispettato la volontà.
Del patrimonio di sua madre è rimasto ben poco. Lei è parte civile nei processi, nati da una sua denuncia. Quando ha avuto il sospetto che qualcosa stesse cambiando e che quest’uomo esercitasse un’influenza su sua madre?
«La prima amministrazione di sostegno è stata chiesta nel 2013. Mi sono accorto che di punto in bianco c’erano spese che lei non aveva mai fatto prima. I suoi amici mi hanno avvertito che lei non era più se stessa, che aveva comportamenti strani, a loro sembrava che qualcuno la stesse controllando, che non poteva dire quello che pensava. Poi è stato negato a me e a mio figlio l’accesso a casa di mia madre. Sono stato obbligato da questi fatti a cercare di tutelarla legalmente».
Qual era il suo rapporto con sua madre?
«Avevamo un buon rapporto. Contrariamente ad altra gente, io le dicevo quello che pensavo, a volte non le stava bene, ma alla fine era una cosa che apprezzava. Avevamo interessi in comune, soprattutto la fotografia. Mi manca molto tutto questo».
C’è qualcosa che avrebbe voluto dirle e che non è riuscito a dirle prima che morisse?
«Prima di lei ho perso mio padre, ogni giorno mi viene in mente qualcosa che gli avrei voluto dire. È lo stesso con mia madre, c’è sempre qualcosa che avresti voluto dire, sentirti dire. Una vita non basta mai».
Che rapporto aveva con Piazzolla prima che iniziasse a sospettare che stesse cercando di condizionarla e impadronirsi del cospicuo patrimonio di sua madre?
«Non aveva nessuna qualifica professionale, era un aiutante. Le dava una mano soprattutto nella logistica delle mostre fotografiche. L’ho accompagnato un paio di volte a casa. Poi ha iniziato a fingersi amico di mio figlio, lo tempestava di domande, su di me, su sua madre. In quel momento ho iniziato a sospettare che avesse cattive intenzioni».
C’è qualche oggetto di sua madre che, oltre al valore economico, abbia un valore affettivo e che vorrebbe avere con sé
«Le sue vecchie macchine fotografiche, non le ho trovate l’ultima volta che sono andato a casa per l’inventario. Mia madre mi ha trasmesso la passione per la fotografia».
Qual è il suo film preferito di sua mamma?
«Pane Amore e Fantasia, Trapezio, Notre Dame, Beat the Devil e tanti altri. Non ce n’è uno in particolare, mi piacciono tutti questi personaggi che ha creato».
Cosa significa, e cosa comporta, essere il figlio di una grande diva?
«Sei sempre sotto ai riflettori, ti riconoscono per strada, i paparazzi ti stanno dietro. Se fai la carriera dello spettacolo, può essere anche un vantaggio. Ma se fai una vita normale, ti capita anche di sentirti dire ad un colloquio di lavoro: "perché sei venuto qui? Mica hai bisogno di lavorare."»