il Fatto Quotidiano, 1 maggio 2023
Taglio degli straordinari per chi lavora a Palazzo Chigi
La giornata è superfestiva. E il Primo Maggio, chi non riposa, deve essere pagato di più. Peccato che il Consiglio dei ministri convocato per oggi – con il singolare obiettivo di tagliare, oltre al cuneo fiscale, anche il reddito di cittadinanza, nel giorno in cui si difendono i diritti – consumerà la gran parte delle ore di straordinario che i dipendenti di palazzo Chigi hanno a disposizione per l’intero mese. Perché da marzo, il segretariato generale ha imposto d’emblee una riduzione dei budget per le prestazioni extra dei servizi dell’amministrazione. E pazienza se al governo piace dare l’immagine – “diseducativa”, dice il segretario della Cgil Maurizio Landini – di essere instancabilmente al servizio del Paese: ieri con i sindacati convocati di domenica (sera), oggi per sfornare il decreto nella giornata-simbolo.
Il taglio, comunicato senza alcuna contrattazione sindacale, è arrivato a ridurre fino al 50 per cento, rispetto allo scorso anno, i budget degli uffici. Con il risultato che gruppi di lavoro che gestiscono anche più di 50 persone hanno a disposizione meno di 10 mila euro al mese per pagare gli straordinari dei lavoratori. Ogni dipendente ha un limite mensile di 28 ore, che salgono a 72 per il personale delle forze dell’ordine. Ma con questi budget è ormai praticamente impossibile che li raggiungano, a meno che gli straordinari non li facciano pochi lavoratori soltanto. Eventualità non sostenibile con l’organizzazione della sede dove si tengono le riunioni di governo e che, a regime, copre una fascia oraria che va dalle 7 di mattina alle 9 di sera.
Per l’apertura straordinaria di oggi (e di ieri), a palazzo Chigi sono mobilitati un centinaio di lavoratori, oltre al personale in diretta collaborazione. Perché non ci sono solo gli staff dei ministri – che hanno retribuzioni omnicomprensive – ma tutta una serie di professionisti che sono dipendenti dell’amministrazione. La Polizia posta a sicurezza delle sedi istituzionali, per esempio: a spanne, una cinquantina di uomini e donne impiegati per l’occasione. Poi gli autisti, almeno una ventina, considerando il numero dei ministri coinvolti. E ancora il personale che segue lo svolgimento del Cdm, che cura la conferenza stampa, che collabora col Legislativo. Unisci una manciata di commessi e sono altre trenta persone.
A queste categorie – che non rientrano nei cosiddetti “turnisti” per i quali il lavoro del 1 maggio era previsto anche senza Cdm – verranno corrisposte le ore lavorate oggi (si presume, circa 4), con una retribuzione variabile che, comunque, nei casi delle figure con più anzianità di servizio, non va oltre i 25 euro lordi l’ora. Moltiplicati per un centinaio di persone, sono su per giù 10 mila euro. Più o meno il budget mensile di un ufficio. Per chi ha sacrificato un giorno di festa, senza avere possibilità di recuperare la giornata, resta solo da sperare che a Meloni&C. passi in fretta la voglia di darsi l’aria di quelli che lavorano sempre, compreso quando è festa.