Il Messaggero, 30 aprile 2023
A Pompei torna il carro nuziale
Un carro, elegante, complesso e delicatissimo, un esemplare rarissimo. Ninfe e satiri in amplessi appassionati echeggiano atmosfere erotiche nei rilievi delle decorazioni scolpiti in bronzo e argento. E un sofisticato sistema meccanico che mette in connessione le quattro grandi ruote. Svela persino le tracce lasciate come impronte di cuscini e funi. Quando venne scoperto, nel gennaio del 2021, dagli strati di cenerite del portico della villa suburbana di Civita Giuliana, un’area subito fuori dalle mura della città di Pompei, fece il giro del mondo mediatico. Suggestioni archeologiche regalate a sorpresa da un carro da parata destinato ad un’aristocratica cerimonia di nozze. Alla sposa regalava tutta l’evocazione di piaceri e delizie del letto coniugale.
IL PUZZLE
Ora i tasselli preziosi di questo puzzle rimasto sepolto sotto i lapilli della furia del Vesuvio nel 79 d.C. (parliamo di oltre 150 pezzi fragilissimi), sono stati ricomposti sotto gli occhi entusiasti dell’équipe del parco archeologico di Pompei diretto da Gabriel Zuchtriegel, e lo spettacolo della sua magnificenza va in scena a Roma, per la prima volta, nella cornice delle Terme di Diocleziano come star della mostra L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi, in programma dal 4 maggio al 30 luglio.
Un tale capolavoro che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano visiterà in anteprima domani, primo maggio, con lo staff del Museo Nazionale Romano diretto da Stéphane Verger. «Il restauro e l’esposizione - commenta Sangiuliano - non rappresentano solo la restituzione di un reperto eccezionale ai cittadini e agli studiosi, ma anche il coronamento di uno sforzo che, in questo caso, ha visto operare insieme Parco archeologico di Pompei, procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carabinieri del Tpc». Il tesoro, infatti, veniva strappato due anni fa alle mani avide dei tombaroli che avevano già scavato lunghi cunicoli per intercettare i reperti.
UN ANNO IN LABORATORIO
C’è voluto un anno di lavoro, vissuto in laboratorio con gli occhi degli esperti, guidati da Emiliano Africano, sempre al microscopio, per assemblare il carro della sposa. Decorazioni ovunque. «Un veicolo rilucente di bronzi e di argenti, fatto per stupire e incantare, quasi più una lussuosa carrozza», sottolinea il direttore dei Musei statali Massimo Osanna. Il legno di base del cassone è stato ricostruito, gli elementi in plexiglass indicano le parti mancanti. Il resto è un’orchestra di decorazioni in metalli. Le grandi ruote in legno di faggio e i cerchioni in ferro in parte sopravvissuti alla furia devastante del vulcano.
I MEDAGLIONI
Intorno, medaglioni con scene erotiche di varia intensità, tra abbracci voluttuosi e amplessi rubati, tra ninfe e satiri, amorini e figurine femminili. E ancora, una sequenza di raffinate minute decorazioni sparse ovunque. Spicca il lungo perno in ferro che garantiva il movimento delle ruote anteriori ancora lì a rendere possibile lo sterzo. E si rivede la spalliera della seduta di cui oggi rimane solo lo scheletro in ferro ma che è facile immaginare ricoperta di cuoio e di comodi cuscini. Il sedile sembra fatto per due persone. Forse per la madre della sposa. Ludovica Alesse e Paola Sabbatucci, le restauratrici di Pompei, supervisionano attente gli ultimi assemblaggi per la mostra di Roma che si prospetta come un grande evento per l’allestimento di circa 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, per esplorare il rapporto che noi intratteniamo con gli antichi.