la Repubblica, 29 aprile 2023
Bruce Springsteen più forte delle polemiche
Torna l’eroe di mille battaglie, torna sulle arene infuocate dei concerti, torna sul suo terreno preferito per ricordare al mondo che non è ancora nato l’eroe destinato a offuscare la gloria del più grande performer rock che abbia mai calcato le scene, Bruce Springsteen. Eppure quella che sta combattendo, da ieri a Barcellona la sfida si è spostata in Europa, è la più difficile della sua vita, perché gli anni passano anche per gli eroi come lui che sembrano capaci di ingannare il tempo e i limiti dei comuni mortali, ma soprattutto perché forse per la prima volta nei suoi cinquant’anni di musica attiva la leggenda immacolata del Boss si è macchiata. Passi per l’ultimo disco, Only the strong survive, l’album di cover soul che non ha convinto del tutto il pubblico, vissuto più che altro come una pausa di riflessione, ma non travolgente come tutti si aspettavano, quello che ai fan duri e puri non è andato giù è l’atteggiamento sulla proliferazione selvaggia e incontrollata dei prezzi dei biglietti col meccanismo del dynamic pricing. Pur sapendo che a volte pur di assicurarsi un biglietto i fan devono sborsare centinaia di dollari, Springsteen ha sostanzialmente taciuto, il suo manager storico John Landau sen’è uscito con uno scarno comunicato che descrive il fenomeno come inevitabile. Troppo poco.
Sta di fatto che pur di evitare il disappunto, pur di non diventare la cronaca del disagio, la storica e autorevole fanzine Backstreets, di fatto il bollettino ufficiale della comunità dei fan, ha deciso di chiudere i battenti dopo ben 43 anni di attività, con una tenera e agrodolce frase in bella mostra sul sito: “For a little while sir we had some fun”, per un po’ signore ci siamo divertiti, parafrasando un verso di Nebraska.
Niente livore, per carità, l’editoriale di chiusura è appassionato, gentile, solo per dire che in nessun modo si vuole incoraggiare la protesta, ma forse è arrivato il momento di chiudere la saracinesca del sogno.Qualcuno ha perfino protestato perché i concerti del nuovo tour durano un po’ meno delle proverbiali maratonesche durate delle sue performance. Insomma gli fanno le pulci anche sul minutaggio e su questo spada in resta si sono imbizzarriti anche i partner, in cima il capobanda Little Steven che ha puntualizzato con un tweet al vetriolo che solo gli “asshole” possono valutare un concerto a seconda del numero dei pezzi della scaletta o del tempo che si sta sul palco.
Ma nulla di tutto questo può inceppare la più felice macchina da guerra da concerto mai messa in piedi nella storia. Springsteen è come un eroe omerico, la resa non è un’opzione praticabile, nulla può togliergli il gusto acre del sudore e dei muscoli che scoppiano di musica, è lì sera dopo sera con la band che è invecchiata insieme a lui, veterani di mille combattimenti, padroni della scena, amici e compagni di avventura, con qualche giovane rimpiazzo a sostituire quello che non c’è più, soprattutto il vuoto immenso del “Big man” Clarence Clemons. C’è sempre una ragione per rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare. La ruggine non dorme mai, ma neanche il Boss.