Corriere della Sera, 29 aprile 2023
Riapre la boutique di Colazione da Tiffany
Sopra la grande porta girevole è tornata al suo posto la statua di Atlante che regge l’orologio. Da ieri scandisce di nuovo i tempi dello shopping nel negozio più famoso del mondo: il glorioso flagship store Tiffany & Co, ha riaperto con due giorni di festeggiamenti – e Katy Perry che si è esibita dal vivo per 700 persone tra cui Anya Taylor-Joy, Hailey Bieber, Pharrell Williams e Zoë Kravitz – riportando la Fifth Avenue ai fasti delle grandi feste fitzgeraldiane. «I lavori si sono rivelati più lunghi di quanto avessimo immaginato (4 anni, ndr ), ma il risultato va oltre ogni aspettativa. È un sogno che prosegue da quando nel 1837 Charles Louis Tiffany ebbe la visione di avviare una piccola boutique. Da allora la gioielleria ha traslocato sei volte e questa è la più grande ristrutturazione dello store da quando ha aperto nel 1940; omaggio anche al rapporto incredibile con New York», dice il presidente e ceo del brand Anthony Ledru al taglio del nastro, ovviamente azzurro.
L’austera architettura del palazzo che caratterizza l’angolo soprannominato «il centro del mondo» è stata conservata, ma ora verso il cielo brilla un’estensione in vetro di tre piani opera dell’archistar giapponese Shohei Shigematsu. «Il Landmark, come è stato ribattezzato, è molto più di una gioielleria: è un punto di riferimento culturale», osserva Ledru. E con i suoi dieci piani rinnovati dall’architetto Peter Marino, è pronto a diventare «il simbolo di una nuova era». È qui che Audrey Hepburn si ferma ad ammirare le vetrine in Colazione da Tiffany, metafora del sogno americano.
Ma oggi il consumatore si è fatto esigente, non si accontenta di gioielli bellissimi. Si aspetta esperienze interattive, oggetti ed emozioni che vanno oltre lo shopping. Ed eccolo accontentato. Al piano terra spettacolari finestre ad arco si trasformano in installazioni di video wall, proiettando vedute animate del Central Park e dello skyline di Manhattan quando sono accese, per poi trasformarsi in specchio da spente. Sopra il bancone i gioielli riflettono la luce del lucernaio sfaccettato come un diamante ideato dall’architetto Hugh Dutton. Sulla parete centrale troneggia un dipinto di Jean-Michel Basquiat — Equal Pi, del 1982 – scelta non casuale, lo sfondo è in quel tipico tono turchese, acquamarina e verde che tutti identificano con il «timbro» del gioielliere che seppe fondere la cultura europea dell’alta gioielleria con la giovane tradizione americana. Nei dieci piani si trovano quasi 40 opere di artisti come Richard Prince, Jenny Holzer, Damien Hirst, Sara Sze, Michelangelo Pistoletto, Rashid Johnson. Marino ha raccontato di essere stato contattato da Bernard Arnault nel 2021 subito dopo l’acquisizione di Tiffany (per 15,8 miliardi di dollari) da parte di Lvmh, che si aggiudica ora un altro traguardo: primo gruppo europeo a superare la soglia di 500 miliardi di dollari di capitalizzazione, unica società europea nella top ten delle più grandi aziende del mondo.
Qui, nel ruolo di vicepresidente esecutivo di Tiffany, c’è Alexander Arnault, secondogenito del magnate (uno dei principali collezionisti). È tornato il momento dell’arte su commissione? «Abbiamo commissionato molti pezzi. Ciò che si vede è piuttosto unico», dice. Poi ci sono capolavori come il celebre diamante giallo da 128,54 carati indossato da Beyoncé e ora esposto con la nuova montatura, come sostenuto da uccelli in volo tempestati di brillanti. O altre meraviglie scaturite dal genio di Schlumberger, uscite dall’archivio per «essere ammirate da tutti». L’investimento è senza precedenti: «Da quando è entrato a far parte del gruppo, il marchio ha dato risultati eccezionali. Abbiamo avuto un anno incredibile con l’esplosione dell’alta gioielleria che ha raddoppiato il giro di affari il primo anno e pure il secondo. E grazie alla recente acquisizione di Platinum Invest, rafforzeremo le nostre capacità produttive nella gioielleria raffinata. Ci sono forti opportunità di crescita a livello globale. Siamo entusiasti di ciò che ci aspetta», dice Ledru. Non resta che un passaggio al quinto piano per un selfie con l’abito nero di Audrey Hepburn.