Corriere della Sera, 29 aprile 2023
Riposarsi fa ringiovanire, dicono gli scienziati
Se dopo un fine settimana di relax o in un periodo senza complicazioni sembra di avere un aspetto più giovanile, non è solo un’impressione: saper gestire lo stress e riuscire a recuperare al meglio dopo momenti difficili aiuta a riportare (almeno un poco) indietro la lancetta del tempo. Che accelera quando affrontiamo le difficoltà della vita, ma poi può di nuovo rallentare fino a farci «ringiovanire»: l’età biologica, quella che l’organismo ha davvero e non per forza corrisponde alle candeline sulla torta di compleanno, è insomma più fluida e malleabile del previsto e si può fare qualcosa per ridurla. Lo sostengono ricercatori di Harvard e della Duke University, dopo aver scoperto che alcune modifiche del Dna cellulare tipiche dell’invecchiamento, evidenti e numerose in momenti complicati come un intervento chirurgico, un Covid grave o una gravidanza, possono «scomparire» dopo aver recuperato dall’inevitabile stress che siamo stati costretti a sopportare.
Vivere mantenendo al minimo lo stress e imparando a rilassarsi è allora la vera ricetta dell’eterna giovinezza? Non è l’unico ingrediente ma di certo conta parecchio, come osserva Andrea Ungar, presidente della Società italiana di Gerontologia e Geriatria: «Il 25 per cento della velocità a cui invecchiamo è legato ai geni ma il resto dipende dall’ambiente, ovvero da elementi legati allo stile di vita. La capacità di gestione dello stress è fra questi, perché essere cronicamente sotto pressione fa ammalare: abbassa le difese immunitarie rendendo suscettibili alle infezioni, espone alle malattie cardiovascolari, aumenta la probabilità di disturbi del sonno e problemi gastrointestinali, peggiora i dolori cronici, tutti elementi che contribuiscono a far invecchiare prima e peggio». E aggiunge: «Per mantenersi giovani e in salute più a lungo possibile però contano moltissimo anche altri fattori legati allo stile di vita su cui si può agire, come una dieta sana, il movimento regolare, relazioni sociali appaganti: avere buoni rapporti con gli altri allunga letteralmente la vita anche perché abbassa l’età psicologica, gli anni che ci sentiamo addosso. Chi si percepisce più giovane rallenta perfino il decorso delle malattie».
Fra l’altro, diagnosticarle e curarle presto e bene come oggi è possibile grazie agli avanzamenti della medicina aiuta non poco a restare giovani: Morgan Levine dell’Università di Yale ed Eileen Crimmins dell’Università di Los Angeles, analizzando come sono cambiati i meccanismi dell’invecchiamento biologico negli ultimi vent’anni, hanno scoperto che soprattutto grazie alle terapie sempre più avanzate, in grado di mantenere più a lungo un buon funzionamento di cellule, tessuti e organi, l’età «reale» dell’organismo si sta man mano scostando da quella cronologica e oggi si può affermare che «i sessanta sono i nuovi cinquanta».
Misurare l’età biologica però non è facile come chiedere la carta d’identità. Online si trovano innumerevoli test, gratuiti e non, che tengono conto dei fattori più disparati, dalla genetica alla psicologia, dai parametri clinici alle abilità cognitive, però Ungar invita a diffidare: «Organi diversi, per esempio, possono invecchiare a un ritmo differente e così esistono test scientificamente validati per stimare quanto siano invecchiati i vasi sanguigni o altri che valutano la capacità cognitiva, ma i test “generali” online di solito sono poco indicativi».
È vero pure per quelli che misurano i cambiamenti chimici del Dna legati all’invecchiamento, usati dai ricercatori statunitensi per dimostrare che recuperare dagli stress aiuta a ringiovanire le cellule. Si trovano anche in vendita sul web per qualche centinaio di dollari ma Steve Horvath, uno degli autori, avverte: «A oggi non sono utili per una persona media, non sappiamo trarne raccomandazioni specifiche per ciascuno ma solo le indicazioni che già conosciamo per mantenersi giovani a lungo: non fumare, non essere in sovrappeso, mangiare vegetali, fare esercizio».