ItaliaOggi, 27 aprile 2023
Cento anni fa nasceva Lelio Luttazzi
Fosse ancora tra noi, avrebbe cento anni tondi: Lelio Luttazzi nasce a Trieste il 27 aprile del 1923; ci lascia l’8 luglio del 2010. In quegli 87 anni un po’ di tutto, sempre con grande eleganza: attore, cantante, direttore d’orchestra, musicista, regista, scrittore, showman, conduttore televisivo e radiofonico…Fino al giugno del 1970; è all’apice del successo e la vita viene sconvolta: lo arrestano assieme all’amico Walter Chiari, l’accusa è detenzione e spaccio di stupefacenti. Tutto sulla base di un’intercettazione telefonica: Luttazzi si limita a girare a uno sconosciuto (che si rivela essere uno spacciatore) un messaggio di Chiari. Qualcosa tipo: «Walter dice che…». Chiari fa effettivamente uso di droga; Luttazzi neppure l’odore.
Però senza troppi complimenti lo arrestano ugualmente, una trentina giorni di carcere. Impiegano un mese per prendere atto che è innocente: un clamoroso errore giudiziario. Alla fine libero, ma qualcosa dentro si rompe, nulla è più come prima. Si ritira: quello che ha patito è irrisarcibile, quello che si è incrinato è incrinato per sempre. Solo dopo molto tempo trova forza e voglia per apparire in qualche trasmissione televisiva. Parte di quel trauma patito Luttazzi lo racconta in un libro, Operazione Montecristo, pubblicato da Mursia.
Il tempo, si dice, placa e attutisce. Luttazzi conferma e insieme smentisce: «Il rancore si è stemperato negli anni. Però per l’ingiustizia subita ho ancora parecchio fastidio…» Il pensiero poi corre a Enzo Tortora: «Poveraccio, l’hanno assassinato. Andai a trovarlo in ospedale, e ho pianto. Ecco se con qualcuno devo ancora avercela, è con i giudici che neanche nel caso Tortora capirono…»
Stile impeccabile, colto, elegante e scanzonato conduttore di una storica trasmissione radio, Hit Parade, ma anche tantissime altre cose… È lui che scrive le colonne sonore di film che sono classici, come Totò, Peppino e la Malafemmina; forse non tutti sanno che ha avuto anche esperienze di attore. Ne L’ombrellone di Dino Risi; anche L’avventura di Michelangelo Antonioni; Oggi, domani, dopodomani, di Marco Ferreri, Luciano Salce, Eduardo De Filippo; L’illazione, che anche dirige. Un piccolo classico El can de Trieste, canzone con testo bislacco e divertente, su un cane triestino che si rifiuta di fare la benché minima festa al padrone fino a quando non si svela l’arcano: «Solo davanti a un fiasco de vin / quel fiol de un can fa le feste, / perché ’l xe un can de Trieste, /perché ’l xe un can de Trieste...»
Lo scrittore Giuseppe Berto nella prefazione al libro Operazione Montecristo scrive: «Noi siamo esposti alle offese di coloro che dovrebbero tutelarci dalle offese. È una generalizzazione necessaria, perché di pubblici ministeri come il tuo in Italia ce ne sono a centinaia. Su certe questioni noi siamo abituati a ragionare con le lettere maiuscole. Diciamo lo Stato, la Giustizia, la Magistratura. Lo facciamo per viltà, perché è faticoso rinunciare alla protezione degli dei, costatare che le Istituzioni più sacre – così si diceva un tempo – sono fatte da uomini che molto spesso sono peggiori di noi. Ma la questione di fondo rimane, ed è questa: due uomini che fanno lo stesso mestiere, usando gli stessi strumenti messi a loro disposizione dal sistema e valutando gli stessi elementi, ti trovano uno delinquente pericoloso meritevole di almeno tre anni di galera, e l’altro assolutamente innocente. È possibile lasciare un così largo margine di potere ad uomini che possono sbagliare? È possibile che i nostri legislatori non abbiano ancora capito la necessità di garantire l’indiziato?...»
Era il 1970! Non è avvilente che 53 anni dopo si possano scrivere le stesse parole, senza mutarne una sola sillaba?