Il Messaggero, 26 aprile 2023
Il traffico illegale dell’acqua. In Messico è un vero business ma anche Italia inizia a prendere piede
ROMA Aggressioni e minacce, addirittura sequestri di persona violenti. Il traffico – illegale – dell’acqua, a causa della siccità, in molti Paesi è diventato un business redditizio e fa gola alle associazioni criminali. Tanto che diversi governi sono dovuti passare al contrattacco, istituendo vere e proprie task force incaricate di ispezionare laghi, fiumi e torrenti e difenderli dai “predoni”. Succede in Messico, in Spagna, in California, ma anche in Italia, soprattutto in estate: nel 2022 i Carabinieri forestali hanno segnalato un aumento dei furti di acqua rispetto al passato, in particolare nelle regioni del Nord, dove lo scorso anno la siccità prolungata ha decimato i raccolti, fatto divampare incendi e messo in ginocchio le aziende agricole.
LA SCORTA
La guerra dell’acqua più feroce si combatte in Messico. A Monterrey, addirittura, gli ispettori, incaricati di vigilare su fiumi e laghi durante i periodi più caldi, hanno iniziato a uscire in convogli di tre o quattro auto. Hanno chiesto e ottenuto di essere scortati dalla polizia, dopo essere stati vittime di aggressioni feroci, culminate in tentati omicidi: alcuni di loro sono stati colpiti con delle pietre e minacciati da bande armate che hanno circondato le loro auto. Uno di loro è stato anche preso in ostaggio. I gruppi criminali hanno capito che in certi periodi dell’anno l’acqua vale più dell’oro: riempiono autocisterne e vendono il prodotto sul mercato nero a chi deve irrigare raccolti, oppure riempire piscine, facendo guadagni a sei zeri. In California, l’industria illegale della cannabis – che vale 8 miliardi di dollari – ha modificato il percorso dei corsi d’acqua e scavato pozzi clandestini per garantire un’irrigazione ottimale alle coltivazioni, mentre i residenti per anni hanno dovuto pagare multe salatissime per aver violato i limiti di utilizzo durante le stagioni più calde. Anche in Spagna questo tipo di furto è diventato un problema nazionale, tanto che è dovuta intervenire la Guardia civile. La situazione è destinata ad aggravarsi: secondo le stime delle Nazioni Unite, oggi le persone che vivono in aree con scarsità di acqua per almeno un mese all’anno sono 3,6 miliardi, ma diventeranno 4,8 miliardi entro il 2050.
Anche in Italia è boom di furti idrici, tanto che i Carabinieri forestali ormai ogni anno lanciano la campagna di sensibilizzazione “Fiume sicuro”, contro prelievi abusivi da fiumi, laghi e pozzi, deviazioni di corsi d’acqua per captazione abusiva, scavi non autorizzati – e dannosi – negli alvei di fiumi e torrenti, ma anche sversamenti di rifiuti e scarichi illeciti. Gli escamotage studiati dai ladri sono diversi: ci sono gli agricoltori che si servono dei canali per l’irrigazione ben oltre l’orario consentito, ma ci sono anche pozzi abusivi, autobotti che sottraggono acqua da torrenti e ruscelli mezzi prosciugati. L’anno scorso, solo tra marzo e maggio, sono stati fatti 6.889 controlli, dai quali sono emersi 337 illeciti amministrativi e 201 penali. La maggioranza dei comportamenti illeciti è stata riscontrata nelle regioni del Nord: Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Lombardia.
IL RAPPORTO
Ad aggravare la situazione – come emerge da un rapporto Istat -, oltre agli allacci abusivi, sono gli sprechi: ogni giorno – tra reati, guasti e perdite – vengono dispersi 157 litri di acqua per ogni abitante. Si tratta di una quantità enorme, che permetterebbe di soddisfare le esigenze annuali di circa 43 milioni di persone. Secondo le stime dell’Istat viene perso il 42,2 per cento dell’acqua immessa nella rete. Succede soprattutto in Sicilia (52,5 per cento), e in Sardegna (51,3 per cento).