Corriere della Sera, 26 aprile 2023
Semafori e «parlapicca»
«Fascista io?». «Grazie! Siete degli adulatori...». Ci ha giocato per anni, Ignazio La Russa, su queste cose. Mussolini? «È il personaggio storico che preferisco. Ma sottolineo: storico». Una risata e via. «Conosco tanti gay, non ho problemi, fino a che non vengono a dare fastidio a me». «Ha paura che facciano degli approcci?». «Esatto». Una risata e via. «È meglio cummannari o fotteri?». «A forza di cummannari, si fotte». Una risata e via.
Pensava davvero di potersi permettere di dire tutto, con la sua aria ammiccante e guascona, l’avvocato Ignazio Benito Maria La Russa. Al punto che un giorno, quand’era ministro della Difesa, stizzito dall’accanimento agonistico del Siena contro la «sua» Inter che doveva vincere (e vinse) a ogni costo per non farsi superare all’ultima giornata del campionato dalla Roma, arrivò addirittura a lamentarsi: «Una squadra retrocessa cerca di vincere per un punto in più ma il Siena ha giocato per far vincere la Roma». Dopodiché, sepolto dalle critiche per lo sfogo surreale in ore in cui il Paese era sotto shock per la morte di due militari italiani uccisi in Afghanistan, tornò addirittura sul tema con un comunicato. «Nel rispetto dei tragici avvenimenti» il ministro precisava «che si aspettava dal Siena «un atteggiamento più propositivo», non «un “catenaccione” vecchia maniera, quasi che l’importante fosse ostacolare l’Inter». Peggio il rattoppo del buco.
Domanda: dopo aver esordito come presidente del Senato spiegando che si sarebbe sforzato di «superare divisioni molto spesso strumentali» per «contribuire a riunire la Nazione attorno a valori comuni e a una storia condivisa», la seconda carica dello Stato ha intenzione di andare avanti così, rivendicando a più non posso il diritto di dire quel che gli passa per la testa a dispetto spesso perfino degli alleati sennò, parole sue, «per dirigere il traffico avrebbero potuto eleggere un semaforo?»
L’allora capogruppo forzista Enrico La Loggia, siciliano, trent’anni fa, davanti all’ennesima polemica sollevata dall’allora ministro degli Interni Roberto Maroni, sospirò: «Esiste uno strumento dal nome “parlapicca” ed è utilizzato, dalle mie parti, per limitare la logorrea. Ovviamente è un astratto strumento della coscienza. Bisognerebbe suggerirlo, a Maroni. Gioverebbe a lui e farebbe recuperare tempo a chi lavora».