Corriere della Sera, 26 aprile 2023
Paolo Brosio parla della madre morta
Anna Marcacci Brosio è mancata il 18 aprile alle 7.40, al terzo piano della casa di cura San Camillo di Forte dei Marmi. Pochi giorni prima aveva compiuto 102 anni. Suo figlio Paolo ha visto in diretta i suoi ultimi minuti, grazie alla videochiamata della dottoressa Roberta Bruschi, che lo aveva avvertito non appena si era aggravata. Il giornalista era stato con la madre fino al giorno prima. Da tutta Italia sono arrivati tantissimi attestati di affetto: la signora era diventata una beniamina della tv alla fine degli anni ’90 grazie a «Quelli che il calcio».
Si aspettava quest’ondata di amore?
«No e sono davvero grato, ho ancora 500 messaggi sul telefonino che non sono riuscito a leggere. Alla camera ardente sono venuti il c.t. Marcello Lippi, il conduttore Carlo Conti, l’ex calciatore Nicola Zanone. Andrea Bocelli e sua moglie mi hanno scritto una lettera bellissima. I giornali locali hanno dedicato le locandine alla mia mamma».
È riuscito a salutarla?
«Sì, il 17 pomeriggio dovevo andare a Brescia per lavoro e sono passato da lei a darle il solito bacio. Dormiva. Me ne sono andato, ma davanti all’ascensore ho sentito qualcosa che mi richiamava indietro. Allora sono tornato, mi sono inginocchiato, ho recitato un Pater, un Gloria e un’Ave Maria e sono scoppiato a piangere. Le ho detto: “Mamma, ci rivediamo in cielo”».
Se le chiedo un ricordo, cosa le viene in mente ora?
«Quando da bambino, nel Monferrato dove sono nato, mi portava a sgambare tra i boschi e a posare la manina sulla casa di Giovanni Bosco e della mamma Margherita».
Che mamma è stata?
«Mi cazziava sempre. Del resto ero la pecora nera. Per andare a scuola mi faceva mettere i pantaloni di vigogna, maglione blu e camicia bianca: non sa quanto mi prudevano, sognavo i jeans come i miei compagni».
Sua madre era sempre elegantissima.
«E infatti mi rimproverava di non esserlo. Diceva che dovevo indossare la cravatta, essere più elegante, spazzolarmi le scarpe, che in tv sembravo un pazzo, ma che vergogna!».
Anna Marcacci Brosio conquistò il piccolo schermo.
«Sì, grazie a Fabio Fazio, che mi voleva a Quelli che il calcio e all’inizio, non potendo avere me, invitò mia madre. Divenne presto una “Mamma d’arte”».
Si pettinava da sola.
«Sapeva fare tutto, la mia mamma. Il successo fu immediato, e venne rafforzato poi grazie a Maurizio Costanzo».
Nel 1996 entrò nell’«Enciclopedia della televisione» di Aldo Grasso come «deliziosa tifosa milanista».
«Lui adorava mia mamma e bacchettava me, spero che adesso abbia più misericordia. Mi ha bacchettato perfino sulla Madonna».
Portò sua mamma da Papa Francesco.
«Il 9 aprile del 2015, due giorni dopo lo scherzo diabolico delle Iene e la finta telefonata del Pontefice... Volli farle una sorpresa e le dissi che l’avrei portata a visitare i Musei Vaticani. Poi, dopo un labirinto di passaggi, arrivammo al Palazzo Apostolico e in fondo al corridoio spuntò la sagoma di un sacerdote vestito di bianco che ci salutava con la mano destra, facendo segno di raggiungerlo».
Il Papa vero...
«Tenga conto che la mia mamma camminava con il deambulatore, aveva già 95 anni e lamentava dolori a schiena, gambe e ginocchia. E invece fece uno scatto da centometrista e spinse il deambulatore a una velocità incredibile finché raggiunse il Papa, lo baciò tutto e lo strinse forte: disse che era il giorno più bello della sua vita».
Ha scritto tanti libri. Il prossimo sarà per lei?
«Sto già prendendo appunti. Parlerò della sua eredità morale, del decalogo che mi ha lasciato negli ultimi giorni. Sono sicuro che mi aiuterà a realizzare la costruzione di un Pronto Soccorso a Citluk, vicinissimo a Medjugorje. Ho ricevuto la Pec che mi annunciava l’avvio dei lavori tre giorni prima che morisse».
Cosa dice il decalogo etico?
«Per esempio, mamma mi ha detto di fare pace con tutti coloro che mi hanno voltato le spalle. Per questo ho deciso di ritirare due querele per diffamazione, una contro un personaggio famoso dalla quale avrei potuto ricavare una cifra importante, che avevo già deciso di devolvere all’ospedale. Adesso perdono tutti».