Corriere della Sera, 26 aprile 2023
Perché Joe Biden si è ricandidato
«Dobbiamo finire il lavoro». Joe Biden annuncia la sua ricandidatura con queste parole che nel video appaiono scritte a penna, di suo pugno, in un corsivo che non si insegna più in molte scuole americane. Questa è la sua quarta candidatura alla Casa Bianca. La prima nel 1988, a 44 anni, fu disastrosa e si chiuse tra accuse di plagio. La seconda, nel 2008, lo portò a otto anni di vicepresidenza, la terza nel 2020 alla vittoria.
Allora Biden aveva promesso di essere «un ponte» verso la nuova generazione: alcuni pensavano che avrebbe corso per un solo mandato, ma lui non è pronto a passare il testimone. Il video-annuncio di ieri è il trailer dell’ultimo capitolo di una lunga vita pubblica, iniziata nel 1970 con l’elezione al consiglio della contea di New Castle in Delaware e trascorsa per 36 anni al Senato.
La ricandidatura preannuncia una possibile replica di uno scontro con Trump: è qualcosa che la maggior parte degli americani dice di non volere. Il 51% degli elettori democratici, secondo una rilevazione di Nbc, afferma che Biden non dovrebbe ricandidarsi e la metà esprime preoccupazione per la sua età: a 80 anni è già il più anziano presidente degli Stati Uniti, ne avrebbe 86 alla fine del secondo mandato. Il suo tasso di approvazione è al 42%, più basso di 10 dei 13 predecessori a questo punto della presidenza. Però, allo stesso tempo, tre quarti dei democratici sono soddisfatti del lavoro che ha fatto. Ripetuti sondaggi hanno mostrato che i democratici vorrebbero un volto nuovo, ma non sanno chi dovrebbe essere. La decisione di Biden è accolta con stoicismo più che con entusiasmo. Il partito ha concluso che se, a un certo punto della campagna o di un secondo mandato, Biden non riuscisse ad andare avanti, la sua corsa diventerà una staffetta. Al suo fianco ci sarà Kamala Harris, nonostante i dubbi anche in campo democratico.
La spinta a contestare la sua ricandidatura si è spenta dopo i risultati (assai migliori del previsto) ottenuti dal partito nelle elezioni di midterm. E Trump è una forza che unisce i democratici: la discesa in campo dell’ex presidente a novembre ha contribuito a coagulare di nuovo il partito intorno a Biden, come nel 2020. Anche l’ala sinistra è rimasta in riga, benché Biden abbia ultimamente manifestato – su temi come l’immigrazione, il clima, il crimine – uno spostamento verso il centro.
A partire da oggi e per i prossimi 18 mesi, il presidente dovrà convincere gli scettici: conta di farlo girando il Paese (a differenza del 2020 quando la pandemia lo costrinse spesso a restare in Delaware) ma ci vorrà tempo prima dell’inizio effettivo dei comizi. Eventi come quello di ieri a Washington presso i sindacati mirano a dimostrare la sua energia e rivendicare i risultati concreti: a capitalizzare il vantaggio di essere un presidente in carica.
«Non paragonatemi all’Onnipotente, ma all’alternativa», dice spesso Biden. E quando nel filmato parla degli estremisti «Maga» che minacciano la libertà degli americani, vengono inquadrati sia Trump che il governatore della Florida, Ron DeSantis. Il partito democratico spera che «l’alternativa» sia Trump, nella convinzione che Biden l’ha battuto una volta e potrà farlo ancora e che, per quanto ambivalenti possano essere gli «swing voters» (gli elettori in bilico) sull’attuale presidente, non vogliono un ritorno al predecessore.
Ma anche i repubblicani si dicono soddisfatti che il rivale sia Biden. I sondaggi mostrano che sarebbe una sfida competitiva. Sarebbe anche la prima volta dal 1956 che ritornano gli stessi contendenti delle elezioni precedenti (quando Dwight D. Eisenhower batté per la seconda volta Adlai Stevenson).
Biden ha ripetuto che si vuole candidare per impedire il ritorno di Trump, ma non è l’unico motivo. Frank Bruni sul New York Times ricorda quanto deve aver pesato a Biden, dopo aver servito fedelmente Obama come vicepresidente, vederlo scegliere Hillary Clinton per la successione. Invita a non dimenticare l’ostinazione con cui Biden restò in corsa nel 2020 dopo gli umilianti risultati nelle primarie in Iowa e in New Hampshire. Ha atteso di diventare presidente più di chiunque altro. Rinunciare a inseguire un secondo mandato sarebbe stato come ammettere un fallimento. È tutta la sua vita.