Corriere della Sera, 26 aprile 2023
La partigiana Paola Del Din parla della Meloni
È lei, Paola Del Din, la «donna straordinaria» a cui la premier Meloni ha dedicato il 25 Aprile nella lettera pubblicata ieri dal Corriere.
Iniziamo dalle sue origini.
«Mio padre era un ufficiale degli alpini quindi era una volta qua e una là. Io sono nata a Pieve di Cadore nel 1923 mentre mio fratello ad Auronzo. Quando mia sorella doveva fare la quinta elementare ci siamo trasferiti tutti a Vicenza».
Cosa ricorda di quel periodo?
«Andavamo a giocare sui prati, poi papà dalla finestra ci chiamava, tornavamo a casa di corsa affamati».
Quando vi siete spostati in Friuli?
«Quando mio papà è diventato Maggiore».
Perché ha deciso di avere un ruolo attivo nella Resistenza?
«Eravamo una decina, io stavo sempre con mio fratello e i suoi compagni e andavamo insieme a scuola. Mi sono resa disponibile a fare quello che c’era da fare. Cioè messaggi».
Qual è stato il suo ruolo?
«Ho solo portato dei documenti, me l’hanno chiesto e io ho detto di sì, che avrei fatto quello che era necessario».
Si è lanciata con il paracadute?
«Sono tornata a casa con quello».
Ha imbracciato delle armi?
«No, no. Non era il mio compito. Ho consegnato le carte che mi erano state affidate».
Cosa pensa della polemica di cui è stato protagonista il presidente del Senato, Ignazio La Russa, sulla Costituzione, antifascista o meno?
«La politica non mi piace tanto. Quando sono andata giù a Roma (a guerra finita) non vedevo l’ora di tornare al Nord. Quello che ho visto non mi era piaciuto per niente. L’Italia era in quelle condizioni e loro discutevano su quale partito dovesse prevalere. Poi tutti hanno fatto malanni a dire la verità. Pensiamo alla scuola che non funziona più come dovrebbe».
Cos’ha la scuola che non va?
«Secondo me gli studenti sono più indottrinati adesso di quanto non lo fossero allora».
Cosa intende?
«Noi non avremmo mai pensato di andare in giro a fare malanni. A rompere di qua e di là, neanche per sogno».
Ma secondo lei la Costituzione è antifascista o no?
«Ne ho viste tante, con quello che è successo a mio fratello che era giovane, bello, giusto e buono, sentir blaterare in giro mi dà fastidio. Lui è morto proprio dopo essere stato ferito da dei fascisti. Ma vogliamo andare avanti? Se ci fossimo comportati bene il fascismo non sarebbe risorto. E il comunismo che cos’è? È una dittatura anche quella, come il fascismo. A un certo punto come faccio io a non arrabbiarmi quando vedo fare atti di violenza fascista da parte che si dice comunista? Siamo lì. Uno è nero e l’altro è rosso, è sempre quello».