il Giornale, 25 aprile 2023
Il 25 aprile secondo Berlusconi
«Siamo un grande popolo, capace di rimanere unito di fronte alle emergenze e che, all’occorrenza, oggi come ieri, è capace di superare ogni divisione». In un passaggio delicato della storia italiana sono parole da statista, quelle pronunciate ieri da Silvio Berlusconi, ricoverato da 20 giorni al San Raffaele per una polmonite insorta come conseguenza della leucemia.
Si richiama, l’ex presidente del Consiglio, alla capacità di unirsi del popolo italiano. Unirsi superando «ogni contrasto», «per conseguire il bene dell’Italia e degli italiani». «Questo – dice – è un patrimonio, un principio fondante della nostra convivenza civile, che appartiene a tutti gli italiani, senza esclusione alcuna».
Parole da statista che rimandano al discorso di Onna 2009, e prima ancora allo spirito di riconciliazione con cui nell’immediato Dopoguerra aveva immaginato la Festa un padre della patria, un leader ispirato da sentimenti antifascisti e anti-totalitari: Alcide De Gasperi. Sono passati 78 anni ma quel sentimento di riconciliazione fatica a radicarsi. Ed era stata, la vigilia di questo 25 aprile, un’altra giornata difficile per le istituzioni, dilaniate da polemiche interminabili, alimentate da una qualche avventatezza degli esponenti di FdI, e da una sinistra intenzionata a indebolire il governo guidato da Giorgia Meloni. Il quadro istituzionale pareva sfibrato, bisognoso di un richiamo. E Berlusconi ha deciso di dare il suo contributo.
Al San Raffaele era trascorsa tranquilla la giornata per l’ex premier. Le visite dei familiari – i figli, il fratello – poi in serata inaspettata è arrivata la nota, che si ricollega proprio al 2009: «Poche settimane dopo il terribile Terremoto che colpì l’Aquila – ha ricordato Berlusconi – mi recai a Onna per celebrare la Festa della Liberazione. Avevo scelto quel piccolo Comune d’Abruzzo, che era stato teatro di una tremenda strage operata dai nazisti durante la guerra e che aveva subito profondi danni e gravi perdite per il terremoto, perchè avevo visto nello slancio di solidarietà che aveva unito tutti gli italiani alle popolazioni colpite, lo stesso spirito che tanti anni prima aveva consentito all’Italia di risorgere dalle rovine della guerra. In quella occasione avevo rievocato lo spirito di unità nazionale che animò tutti i protagonisti della Resistenza che seppero accantonare le differenze più profonde, politiche, religiose, sociali, per combattere insieme una battaglia di civiltà e di libertà per se stessi e per i loro figli». «I cattolici e i comunisti – ha proseguito – i liberali e i socialisti, i monarchici e gli azionisti, e con loro i Militari rimasti fedeli non ad un’idea politica ma all’onore della Patria, pur mossi da ideali profondamente diversi e da una diversa visione del futuro della Nazione, di fronte a un dramma comune, scrissero, ciascuno per la propria parte, ma con eguali dignità e passione, una grande pagina della nostra storia. Una straordinaria pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione, baluardo delle nostre libertà e dei nostri diritti».
È stato tre volte presidente del Consiglio, ma a pochi mesi dal suo ingresso in politica Berlusconi fu capace di fare ciò che nessuno nella Prima repubblica era riuscito a concepire: inventare il centrodestra fondendo la cultura riformista, quella cattolica e quella liberale, sdoganare la destra e portare al governo gli uomini del Msi – ghettizzati per decenni – ricucendo il Nord e il Sud, la destra, il centro e la sinistra democratica. Con lo stesso spirito ieri ha riprovato a ricucire il Paese. «L’anniversario del 25 aprile 1945 – ha esortato – è l’occasione per riflettere sul passato, ma anche per ragionare sul presente e sull’avvenire di questo nostro meraviglioso Paese. E dunque: Viva il 25 aprile, la festa della libertà, della pace e della democrazia. La festa di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi!».