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 2023  aprile 25 Martedì calendario

Intervista a Ivan Cattaneo

Ivan Cattaneo ha un bel carattere, allegro, ottimista. Ma se volete farlo arrabbiare ditegli che è un cantante che si dedica anche alla pittura.
«Anzitutto ho il diploma di scuola d’arte, la musica è stata solo una passione collaterale. E poi i miei quadri piacciono, il mio mercante è lo stesso di Marco Lodola e Ugo Nespolo. Ho spesso una mostra in Italia, l’ultima ha aperto ora a Prato».
Ma sa benissimo che sarà ricordato anzitutto come il cantante che a inizio anni Ottanta si inventò il revival, del che non sappiamo se ringraziarla, con quel che è seguito.
«Esagerai io stesso: non volevo neanche fare il primo disco, ma solo alcune canzoni. Poi vabbè Italian graffiatiuscì e vendette quasi mezzo milione di copie. I due dopo furono inevitabili, ma banali. Anche per quello ho preferito la pittura».
Però raccontiamolo un po’ questo revival. Come ebbe l’idea?
«A Parigi in una discoteca sotterranea trovai tutti vestiti da Elvis, che ballavano le sue canzoni.
Una folgorazione. Lo proposi, adattato per l’Italia, a Caterina Caselli. Le canzoni non mancavano, mi divertii a pescare perle e riarrangiarle come mi andava».
Sempre stato così imprevedibile?
«Sempre avuto un temperamento artistico, omosessualità compresa, il che mi ha creato problemi in famiglia. I miei erano brave persone, ma era la Bergamasca degli anni Sessanta. Papà contadino e tassista nel paese, Pianico, accanto all’Iseo, era stato prigioniero a El Alamein, aveva sempre in bocca le parole “Montgomery” e “Rommel”. Mamma, modernissima, non ebbe problemi ad accettare il mio orientamento, ma fece l’errore di parlarne al medico di famiglia, che mi spedì per un anno alla neurodeliri. Ma fu indolore».
Ebbe amori impossibili?
«Un ragazzo più vecchio di me di 10 anni, cui ho detto tutto l’anno scorso, a cena con lui e la moglie. Matte risate tutta la sera».
Lei ebbe il coraggio del coming out a fine anni Settanta. Danni?
«Anzi, pubblicità. Dichiararsi gay era quasi un atto rivoluzionario, eri una pecora nera, ma anche scintillante.
Adesso le battaglie degli omosessuali sono per la pensione di reversibilità.
E sono per ogni diritto civile, sia chiaro. A parte l’utero in affitto che svilisce la donna».
E dei giovani d’oggi, che ostentano la fluidità di genere e non fanno più tante distinzioni tra sessi e orientamenti, che pensa?
«Che danno tutto un po’ troppo per scontato e pensano di aver inventato loro la libertà sessuale. Un po’ di rispetto per noi settantenni, c’eravamo prima. Lo dico anche ai cantanti dell’ultima generazione.
Rosa Chemical cosa voleva dimostrare esibendosi così a Sanremo? Non sa quanti l’hanno fatto in Italia e nel mondo in passato? La risposta è no, non lo sa: anche il look adesso è studiato, non crea stupore e neanche scandalo. Noieravamo naif, forse troppo, ma veri, e volevamo fare quel che sosteneva Duchamp, creare una domanda nella testa del pubblico. Sa cosa dice Laurie Anderson?»
No.
«Che gli unici artisti di avanguardia oggi sono i terroristi, perché non sai mai cosa faranno».
Torniamo a lei: dopo gli studi d’arte, come arrivò alla musica?
«Non trovavo differenza tra unpittore che espone un quadro e un cantautore voce e chitarra: entrambi si pongono al pubblico senza intermediazioni».
Lei fu uno dei primi a essere riformati alla visita di leva per omosessualità, che si sappia.
«Mi presentai in caserma con una lettera di una psichiatra che era la sorella di Mario Mieli, fondatore dell’attivismo gay. C’era scritto che ero “incompatibile col serviziomilitare”, che per me sarebbe stato pericolosissimo. Solo che avevo unghie verdi, capelli rosso fucsia e pelliccia. Un colonnello mi guardò e disse: “Sarebbe lei pericolosissimo per i commilitoni, non il contrario”».
E quindi, sotto con la musica.
«Lì ebbi una gran fortuna: mi mise sotto contratto Nanni Ricordi che stava per lanciare l’etichetta Ultima Spiagga. Mi produsse il disco d’esordio Uoaei , roba di avanguardia,inascoltabile. Ma mi valse un incontro con Lucio Battisti. O uno scontro, non so».
Racconti tutto.
«Nanni fu chiamato da Battisti e mi portò con sé. Quando lo vidi, sottobraccio aveva dei dischi e il primo era il mio! Ci disse che era sconvolto dalla batteria. Ci credo, era di Walter Calloni, agli esordi pure lui. Lucio stava lavorando al disco La batteria, il contrabbasso, eccetera ,
dove a suonare chiamò proprio Calloni».
E lo scontro?
«Ci fece ascoltare le prime incisioni e ci chiese un parere. Giovane e sfrontato, dissi che era troppo disco music e che voleva fare il Barry White dei poveri. Lui mi prese, mi mise su uno sgabello nella sala di incisione e fece partire la musica. Poi mi disse: “Ma devi sentire quanto colpiscono basso e batteria. Senti?” e aggiunse un violentissimo cazzotto in pancia.
Rotolai a terra».
Dopo quest’esperienza, fece due anni a Londra. Come furono?
«Fantastici. Beccai in pieno l’esordio del punk e al ritorno inventai il look della prima Anna Oxa, quella diUn’emozione da poco. E feci conoscenze, come Francis Bacon».
Il pittore? E com’era?
«Aveva uno studio-stanzone lastricato di colori tempere oli, lercio che non ha idea. Diventammo amici perché sono di Bergamo, da dove – diceva – veniva una sua zia. Poi un giorno calpestai un tubetto di vernice che schizzò sul pavimento. Lui disse che avevo sporcato tutto e mi cacciò».
Non si è annoiato nella vita. Ma adesso senza musica non si annoia?
«È che non ho più voglia di girare. Ma sto preparando un libro multimediale, Titanic orchestra, con musica, aneddoti, racconti che diventerà anche uno spettacolo teatrale. E poi ora i discografici dicono ai collaboratori “non perdete tempo con chi abbia più di 40 anni”, capisce che devo fare altro».
Tipo i reality? Ben tre.
«Vabbè, Music Farm parlava di musica. Dall’Isola dei famosi sono scappato dopo 15 ore. E ilGrande Fratello Vip l’ho fatto per soldi, e ne ho avuti tanti. Ma ho rivelato il meno possibile, ho portato l’essere umano e non l’artista. Cecchi Paone provò a fare il giornalista e lo asfaltarono».
Da gay è contento di Elly Schlein?
«Per la figura sì, ora la aspettiamo alla prova. Ma sa, destra e sinistra cosa sono? Due scarpe. A un certo punto le levi e cammini a piedi nudi».
Prima di levarsele lei è stato uno storico sostenitore dei Radicali.
«Ma a Pannella rimprovero una cosa: sosteneva i diritti dei gay senza il coraggio di dirsi tale. Una cosa che spesso fanno gli omosessuali, penso anche a Testori e a Pasolini, del quale ho un brutto ricordo».
Ovvero?
«Avevo un fidanzato bellissimo, Francesco, monzese. Lui me lo rubò facendogli fare la comparsa nel filmSalò.Uno dei tanti episodi che mi conferma quel che ho imparato sull’amore in 70 anni».
Cosa?
«Che è una trappola. Gli etero hanno l’abbaglio di continuare la specie, io ho perso tempo con gente assurda che mi ha distolto dal lavoro, sennò sarei stato Sinatra, o quasi. Dovevo fare come Battiato , che si è chiuso in se stesso e nella propria arte».