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 2023  aprile 25 Martedì calendario

Il partito comunista cinese attacca i neolaureati

Ogni movimento di protesta ha bisogno di un eroe al quale ispirarsi. I giovani cinesi disoccupati hanno trovato il loro nel protagonista di una storia vecchia di un secolo, Kong Yiji, lo studioso diventato mendicante, erudito ma ridotto in povertà, personaggio creato nel 1919 dalla penna magnifica di Lu Xun, uno degli scrittori più popolari della letteratura mandarina moderna.
Quest’anno 11,6 milioni di ragazzi si laureeranno all’università. Molti non riusciranno a trovare lavoro: la disoccupazione giovanile è alle stelle, 19,6% (secondo dato più alto di sempre dopo il 19,9 dello scorso anno). Mentre la ripresa economica della Cina ha iniziato a guadagnare slancio, con una crescita che è rimbalzata al 4,5% nel primo trimestre, la disoccupazione tra i giovani rimane un enorme mal di testa per la leadership comunista: frutto dell’ampio divario tra il numero di laureati e il numero di posti di lavoro disponibili nei rispettivi campi.
Così in rete i ragazzi, per esprimere la loro frustrazione nei confronti di un mercato che non riesce a soddisfare le loro aspettative – troppo istruiti o troppo qualificati per gli impieghi attualmente disponibili hanno iniziato a identificarsi conKong: per loro non soltanto l’istruzione superiore non si è tradotta in successo professionale, ma è addirittura diventata un fardello, proprio come la veste malconcia da studioso che rende Kong oggetto di scherno nel libro. Il racconto è diventato l’opera letteraria più discussa in Cina nelle ultime settimane.
Sul web sono nati meme, fumetti, video, presto censurati. «Sono andato a scuola per aiutare la Cina a crescere, non per fare il fattorino», viene fatto cantare a Kong in una clip satirica. Il Partito non è affatto contento di questo movimento. Anzi, ha sguinzagliato la stampa statale per sostenere che Kong avrebbe potuto migliorare la sua sorte con il duro lavoro, ma era troppo presuntuoso per scendere dal suo piedistallo, ed è dunque lui stesso responsabile delle proprie sofferenze, come lo sono i giovani di oggi, i cui titoli di studio li hanno resi troppo arroganti e pigri per svolgere lavori poco qualificati.
Giornali, tv e la Lega della gioventù comunista hanno iniziato allora un’opera di contro-narrazione, chiedendo ai ragazzi di fare poco gli schizzinosi, raccontando con entusiasmo storie di giovani che invece hanno deciso di “rimboccarsi le maniche”. Come Wei Qiao, elogiata da Xi Jinping in persona per essersi trasferita in campagna ed essere diventata una “nuova contadina”. La Cctv ha mandato in onda la storia di una giovane coppia di laureati che guadagnerebbe 9mila yuan a notte (quasi 1.300 euro) con la vendita ambulante di tofu. Qualche giorno dopo la coppia ha ammesso che i ricavi erano inferiori di almeno un terzo. Storie subito oggetto di prese ingiro sui social. «Perché non smettiamo tutti di andare a scuola, andiamo a girare i bulloni nelle fabbriche e ci risparmiamo quindici anni di sforzi?», ha commentato un ragazzo su Weibo, il Twitter cinese.
Il destino di Kong Yiji è una metafora dei mali della società feudale c inese, così come la vedeva Lu Xun: il rigido e obsoleto sistema di esami imperiale, la distruzione della classe intellettuale e una cittadinanza indifferente alle sofferenze altrui. La storia è ambientata verso la fine della dinastia Qing in una taverna della città immaginaria di Luzhen. Kong è l’unico cliente che indossa un abito lungo da studioso, ma beve vino di riso giallo in piedi, come i poveracci. Non ha mai superato gli esami imperiali e quindi non ha intrapreso una carriera nella burocrazia, ma è troppo orgoglioso per accettare un altro lavoro.
Il nuovo fenomeno nato in Rete diventa allora a sua volta una metafora di oggi: giovani che comprensibilmente non sono disposti ad accettare lavori considerati inferiori alla loro formazione dopo anni di sacrifici, “intrappolati”, come Kong, nella loro lunga veste di persone istruite.La censura ha fatto il proprio compito, il dibattito su Kong si è placato negli ultimi giorni. Ma ciò non farà sparire i problemi che affliggono milioni di neolaureati.