La Stampa, 25 aprile 2023
Fuga da Credit Suisse
La finanza internazionale torna ad avere dubbi sui buoni del Tesoro italiani, ma questo non si risolve in una corsa dei capitali verso le banche svizzere: il loro mito è incrinato, e lo si legge nella grande fuga di capitali dal Credit Suisse. L’istituto di Zurigo è fallito il 19 marzo, poi è stato salvato dal gruppo Ubs grazie a un’operazione abbondantemente lubrificata da fondi pubblici di Berna, e adesso si lecca le ferite.
Nel primo trimestre del 2023 sono scappati dai forzieri del Credit Suisse più di 128 miliardi di franchi, fra depositi e titoli in gestione, una quantità di denaro che corrisponde quasi esattamente a 128 miliardi di euro (visto che la Banca centrale elvetica si svena per mantenere il cambio fra le due valute vicino al rapporto 1 a 1).
Ieri è stata pubblicata la trimestrale del Credit Suisse da cui risulta, ed è il dato più preoccupante, che la grande fuga non è ancora finita: il gruppo comunica che «nella seconda metà di marzo la banca ha registrato una significativa perdita di depositi e asset, più acuta nei giorni immediatamente precedenti e seguenti l’annuncio della fusione, secondo una tendenza che, seppure attenuata, ad oggi non si è ancora invertita». Insomma l’acquisizione da parte di Ubs non ha ancora prodotto quel ritorno di fiducia e di capitali che ha motivato l’operazione.
In dettaglio, la crisi è costata un deflusso netto di 67 miliardi di franchi di depositi e 61,2 miliardi di titoli (il 5% del totale) e questo si è aggiunto ai numeri già pesantemente negativi del quarto trimestre 2022, quando i dubbi sulla strategia di rilancio del Credit Suisse, nonostante un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi, avevano spinto i clienti a spostare 110 miliardi di asset netti e a ritirare 138 miliardi di depositi. A conti fatti nel primo trimestre 2023, quello del grande crac, è andata meglio del precedente, ma è una magra consolazione.
I conti della banca, pur se ripuliti dall’azzeramento di 15 miliardi di bond At1 (contro il quale un gruppo di investitori ha citato in giudizio la Finma, la Consob svizzera) restano in profondo rosso: l’utile contabile di 12,4 miliardi di franchi si traduce in una perdita “adjusted” prima delle tasse di 1,3 miliardi, e anche per l’intero 2023 è attesa «una sostanziale perdita». Secondo gli analisti di Kbw «la dimensione delle perdite e dei deflussi è allarmante» e il Credit Suisse «rischia di rimanere una zavorra per Ubs».