Corriere della Sera, 25 aprile 2023
Trump va a processo per stupro
Nel giorno in cui è attesa la ricandidatura di Joe Biden per il secondo mandato alla Casa Bianca, inizia a Manhattan un altro processo contro Donald Trump – che se vincerà la nomination repubblicana sarà il suo rivale nel 2024. Si tratta della causa intentata da E. Jean Carroll, oggi 79enne, che lo accusa di averla stuprata negli anni Novanta. Il fronte anti-Trump spera che il caso riporti l’attenzione sulle presunte molestie e aggressioni sessuali del tycoon emerse nel 2016 (benché allora non abbiano impedito la sua vittoria). Il fronte pro-Trump lo userà per tornare a denunciare l’uso politico del sistema giudiziario contro di lui.
Nel mese di aprile Trump è già volato due volte a Manhattan dalla Florida: per l’incriminazione legata ai pagamenti alla pornostar Stormy Daniels e per testimoniare nel procedimento della procura generale per frode fiscale. Ma mentre questi due casi riguardano la presunta falsificazione di documenti e tasse, le accuse di Carroll implicano uno stupro. L’ex giornalista di «Elle», allora presentatrice anche del programma tv «Ask E. Jean», dice che incontrò casualmente il tycoon ai grandi magazzini di lusso Bergdorf Goodman di Manhattan, lui le chiese di aiutarlo a scegliere un regalo «per una ragazza» e lei accettò pensando di scrivere una storia divertente, ma Trump l’avrebbe trascinata in un camerino e violentata.
Non ci sono testimoni: lei dice che non c’erano né staff né clienti. C’è un vestito, che secondo Carroll recherebbe tracce del Dna di Trump, ma per mancanza di accordo tra le parti non è stato analizzato.
Secondo Trump è «una bugiarda» e non era «il suo tipo», ma quando in una deposizione gli è stata mostrata una sua foto di 30 anni fa, l’ha scambiata per l’ex moglie Marla Maples. Il caso è centrato sulla credibilità di Carroll mentre non è chiaro se Trump si presenterà. Non è obbligato. I suoi legali Joe Tacopina e Alina Habba accuseranno Carroll, che non aveva mai reso pubbliche le accuse prima del 2019, di aver inventato tutto per vendere il libro «A che servono gli uomini?» e sostengono che abbia fatto causa con fondi ricevuti da Reid Hoffman, co-fondatore di LinkedIn e critico di Trump. A difendere Carroll è Roberta Kaplan, avvocata della lotta per il riconoscimento delle nozze gay e delle molestie sessuali sul lavoro, che chiamerà a testimoniare due amiche cui la giornalista rivelò subito lo stupro e altre due donne che dissero di essere state molestate da Trump.