La Stampa, 24 aprile 2023
I segreti del set di Nanni Moretti
Un rapporto viscerale lega Nanni Moretti al suo pubblico. Quello in sala, naturalmente, l’unico che il regista riconosca come suo. Per l’uscita del precedente Tre piani attese la fine della pandemia, un anno e mezzo di ritardo pur di non cedere alle lusinghe di Netflix. Ora che è arrivato il momento di Il sol dell’avvenire, Nanni accompagna nei cinema la sua creatura, come per consegnarla personalmente fra le braccia degli spettatori. Ieri pomeriggio era a Torino, dove prima e dopo le proiezioni si è soffermato a raccontare il suo metodo di scrittura e qualche dietro le quinte del film.
«Più passa il tempo più amo il mio lavoro, ma trovo anche più difficile spiegare le scelte che faccio. Negli ultimi ventidue anni ho sempre scritto sceneggiature con altre autrici. Non ce le dividiamo mai in blocchi, facciamo tutto insieme, a partire dalle lunghe chiacchierate. Alla fine, una delle sceneggiatrici si siede al computer per buttare giù quello che ci siamo detti, mentre io da dietro controllo il monitor, a un centimetro dal suo collo. A volte, anche quando si lavora tanto prima, restano dei margini di cambiamento. Può quindi capitare che la sceneggiatura vari molto da una stesura all’altra, anche perché essendo io un attore inizio a far recitare i personaggi già in fase di scrittura. Per esempio, il giovane regista del film l’avevamo concepito come molto timido, chiuso, silenzioso. Quando faccio i provini agli attori e incontro Giuseppe Scoditti decido di cambiare, modellando il personaggio addosso a lui e alla sua personalità. Un’altra piccola modifica c’è stata nella scena in cui di sottofondo suona la canzone di De André e io suggerisco alla ragazza dialoghi in più. Quelli mi sono venuti in mente in un secondo momento, ma non avevo il tempo di farli imparare all’attrice. Allora ho pensato di lanciarle le battute da fuori campo ed è per quello che è rimasta la mia voce. Lei recitava cose che sentiva per la prima volta e si commuoveva».
La scena più travagliata è stata quella finale, con la parata di elefanti e circensi. Raccontata da Moretti diventa un esilarante monologo teatrale. «Non l’ho girata l’ultimo giorno, ma tre settimane prima di concludere le riprese, per non incappare nella parata del 2 giugno ai Fori Imperiali. In sceneggiatura è prevista solo la presenza della ragazza che interpreta mia figlia in abiti anni Cinquanta, il suo fidanzato ambasciatore polacco e il produttore francese. Così la giro. Dopo però mi dico: perché non far tornare tutti i personaggi del film? Chiamo il produttore e glielo dico. "Dobbiamo tornare a via dei Fori Imperiali?’, mi chiede. "Eh, sì", gli rispondo io. La rigiriamo. Il 21 giugno le riprese finiscono e il giorno dopo vado in moviola a montare. Durante l’estate penso: "Perché far venire soltanto i personaggi di Il sol dell’avvenire e non tutti quelli dei miei precedenti film?". Telefono al produttore e gli espongo il problema. "Un’idea emozionante", mi fa lui. "Ma dobbiamo tornare ai Fori Imperiali?". "Eh, sì", gli rispondo. Allora richiamo gli attori di Ecce bombo, Palombella rossa, Il caimano, La stanza del figlio. Anche se stavo già montando, mi interrompo e torno sul set per girare nuovamente. Tornando a casa la sera mi batto una mano sulla fronte. "Porca miseria! Mi sono dimenticato di chiamare Giulia Lazzarini di Mia madre. Prendo il cellulare e scrivo al produttore: "In ginocchio ti chiedo la possibilità di fare un’altra integrazione al finale". Due minuti di gelo, poi mi risponde: "Ti confesso che per un attimo c’ero cascato". Gli ho dovuto spiegare che non era uno scherzo. E siamo tornati ai Fori Imperiali».