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 2023  aprile 24 Lunedì calendario

Intervista a Lazza

Tra fiamme e schermi fluttuanti l’Ouver-Tour di Lazza, partito da Roma qualche giorno fa per il suo primo viaggio nei palazzetti d’Italia, registra sold out ovunque e sabato sera a Milano ha battezzato il primo dei tre Forum di Assago (repliche il 29 e 30 aprile). In un catino strabordante di pubblico (mamma, papà e nonna compresi), sul finale di una scaletta da oltre due ore si è apprezzata la presenza degli amici Sfera Ebbasta (su "Piove" e "s!r!"), Capo Plaza, Fred de Palma, Anna e Giaime. Tra il pubblico anche Amadeus e Mahmood. «Ama ti vorrei salutare come compare di "curva" - dice Lazza, milanista sino al midollo, all’uomo che lo ha voluto al festival di quest’anno ed è venuto ad applaudirlo - ci vediamo in semifinale di Champions».
Album più venduto dell’anno, un secondo posto sanremese con "Cenere", il tour che va a gonfie vele, ospite d’onore al prossimo concerto del 1° Maggio. Che soddisfazioni.
«Al Palaeur ho fatto lo show più bello della mia vita ma al Forum sono sicuro che lo supererò. Qui sono a casa, infatti mi esibisco in ciabatte, firmate. Ovunque cerco di portare un grande spettacolo ma a Milano so che devo fare di più. Per il 1° Maggio erano anni che lo vedevo in tv, con tutta quella gente in piazza San Giovanni e non vedevo l’ora di esserci».
Anche se lì il motivo della presenza di tanti artisti appoggia lo sforzo sindacale e la lotta per il diritto al lavoro.
«E per questo sono ancora più felice di andarci».
Sul palco dell’Ouver-Tour ci sono un pianoforte e un quartetto d’archi.
«L’ispirazione mi è venuta da Kanye West che lo ha fatto prima di me; sarà anche matto ma per certe cose è inarrivabile. Il mio pianista si chiama Emiliano Blangero ed è bravissimo, lo ha scoperto la mia ragazza su Tik Tok: un grande anche se ogni tanto il piano lo suono anche io, come ho fatto a Sanremo».
Lei era già una stella della scena rap ma l’impatto post festival è stato pazzesco.
«A livello di classifica non è cambiato molto. Ero al numero uno prima e lo sono adesso ma è vero, l’impatto con chi non mi seguiva è incredibile. Adesso una signora che potrebbe essere la nonna mi ferma per strada e chiede un selfie: è strano. Mi ha scritto anche Simona Ventura che cito in una barra e dice che il pezzo spacca. Spacca? (ride). Insomma, la gente mi apprezza per canzoni che non avrebbero mai sentito».
C’è qualcosa che la spaventa di tutto questo successo?
«No, anzi, mi fa bene perché insegna a relazionarmi con tutti, non solo con i teen o quelli della mia età».
Non le sono piovute addosso troppe responsabilità?
«Delle volte cerco di chiudermi la bocca su certi argomenti perché so che ho tutti gli occhi addosso. Anche sui social, dove sbrocco spesso, sto cercando di contenermi ma molti boomer non hanno l’ironia e si incazzano».
Però stasera tra il pubblico ce ne sono tanti.
«E io muto, mi sorprendono. Capiscono quello che scrivo e lo ricantano pure. Questa è una soddisfazione».
Cosa la preoccupa del dopo "Sirio"?
«Che se non faccio lo stesso successo qualcuno possa pensare che ho floppato. Non sarebbe così ma un po’ mi preoccupa. Intanto inizio a studiare inglese e spagnolo e poi faccio come la Pausini, voglio andare all’estero, mi piacerebbe fare la "O2 Arena" a Londra, è il mio sogno. Ho 28 anni, devo uscire dai nostri confini il prima possibile. L’11 maggio ci proverò, sarò all’Electric Bristol a Londra, ed è già qualcosa».
Lazza, cosa le dà più fastidio?
«Chi riprende tutti i miei live col telefonino. Sto pensando che ai prossimi live coinvolgerò quelli di Yondr. Un’azienda che si è inventata una custodia in neoprene dove viene inserito il cellulare prima di entrare a un concerto. È provvista di un sistema di blocco automatico che si attiva quando si accede a una zona definita "phone free". Lo stanno facendo Bob Dylan e altri ed è una figata».
Altro?
«L’aver perso la privacy. Non posso entrare in un ristorante che mi mettono un telefono in faccia. Per la strada è lo stesso. So che è il prezzo che devo pagare ma mi pesa. Finito il tour andrò in America per un mese e mezzo ma sto pensando che al ritorno, magari, vado a vivere da un’altra parte, lascio la grande città».