la Repubblica, 24 aprile 2023
Così la Wagner si è infiltrata in Africa
Prima «sfruttavano i vuoti di potere », infilandosi dove c’erano guerre civili o terroristi jihadisti. Adesso invece sono loro stessi a «provocare l’instabilità, organizzando golpe e rivoluzioni». L’obiettivo resta identico: impadronirsi delle materie prime e costruire un fronte di Paesi ostili all’Occidente, una vera “federazione” strettamente legata al Cremlino. La strategia della Wagner in Africa viene messa a nudo in un lungo rapporto del Pentagono preparato per il capo di stato maggiore Mark Milley, uno dei dossier top secret diffusi sulla chat di Discord ed esaminato dal
Washington Post.
Un fascicolo che fa capire il livello di insofferenza verso le scorribande dei contractors venuti dall’Est: viene elencata una dozzina di “ipotesi cinetiche” – cioè le azioni militari – e altre opzioni che possono essere intraprese come parte «degli sforzi coordinati degli Usa e degli alleati per distruggerli». Si valuta la proposta, ad esempio, di consegnare agli ucraini le informazioni per uccidere i comandanti della Wagner e si citano «altri alleati» pronti a intraprendere operazioni simili contro i capisaldi africani della compagnia.
Il documento sostiene che qualcuno ha già cominciato a rispondere nell’ombra alla sfida dei mercenari russi e parla genericamente di un colpo «condotto con successo in Libia contro un velivolo da trasporto senza che venissero individuati i responsabili».Repubblica è in grado didescriverlo: nella notte del 27 gennaio scorso sull’aeroporto al-Khadim, nell’entroterra di Bengasi, è stato incendiato un bimotore Ilyushin 18, immatricolato Tl-Kbr, usato per trasferire gli uomini della compagnia di Evgenij Prigozhin. L’aereo forse era stato impiegato anche per consegnare materiali ai ribelli ciadiani che vengono addestrati nel Fezzan libico e la stessa pista nei giorni scorsi sarebbe stata utilizzata per voli d’appoggio agli insorti sudanesi.
Il dossier non specifica chi abbia condotto il raid, ma il file del Pentagono sostiene che Parigi abbia esplicitato la volontà di attaccare la Wagner se interverrà nel Ciad. Il Ciad sembra essere diventato la “linea rossa” per limitare l’espansione de“l’Orchestra” – così si autodefiniscono i mercenari di Mosca – e impedire che si impossessi del Sahel, accerchiando completamente il Niger, unico Paese che ospita forze americane ed europee, incluso un contingente italiano con una base stabile. Ma gli eventi della scorsa settimana, con la rivolta contro la giunta di Karthoum da parte della milizia Rsf, hanno acceso l’attenzione sul ruolo della Wagner nel Sudan, arrivandoa indicarla come sponsor del putsch. Prigozhin ha escluso che i suoi uomini siano sul campo e si è proposto come mediatore tra i contendenti. Gesto che evidenzia comunque le sue entrature tra i generali sudanesi, che a fine anno cederanno un porto alla Marina russa. E non solo lì.
Il rapporto top secret contiene l’analisi delle tredici nazioni dove i contractor hanno messo piede, con attività soltanto commerciali o militari. Ormai questa zona di influenza unisce Mediterraneo, Mar Rosso e Atlantico: nella lista compaiono Eritrea, Sudan, Sud Sudan, Libia, Algeria, Mali, Burkina Faso, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana e, più a Sud, Madagascar, Mozambico, Zimbabwe. Uno sbarco rapidissimo, realizzato in meno di cinque anni: l’effetto del grande ritiro dall’Africa voluto dall’amministrazione Trump ma anche dell’abilità di Prigozhin nel sedurre i dittatori locali. I rappresentanti della Wagner offrono una gamma di servizi spregiudicati, dalla repressione delle insurrezioni jihadiste e tribali al controllo delle opposizioni politiche, dal trasferimento di capitali in banche off-shore alle forniture di armamenti. In cambio, oltre al sostegno diplomatico per la linea del Cremlino all’Onu, chiedono lo sfruttamento delle miniere più preziose: uranio, oro, diamanti, litio e ovviamente petrolio. Gli americani sono sicuri che questo assalto alle risorse stia avvenendo in Libia, Repubblica Centrafricana e Sudan.
Il piano della Wagner è – stando al file segreto – «trincerarsi ancora di più in numerosi Paesi, impedendo a ogni singolo governo di fare a meno dei suoi servizi ed esponendo le nazioni confinanti alla destabilizzazione ». Una nuova forma di colonialismo. Che però viene sorretta da insidiose campagne di propaganda contro gli Stati Uniti e l’Europa, accusate di volere depredare l’Africa. Slogan che hanno un seguito crescente, non solo tra i ceti popolari sempre più poveri ma anche tra i gruppi dirigenti delusi dal mancato impegno dell’Occidente nell’affrontare i problemi del Continente. Ma che così finiscono per spalancare le porte agli investimenti cinesi e ai combattenti russi, ipotecando per sempre il futuro.