il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2023
Il musical su Berlusconi
Come si sfrutta l’occasione di raccontare ai londinesi Berlusconi, la sua parabola politica, la sua concezione del potere, il suo populismo, archetipo di quello di Trump, Johnson e molti altri? In BERLUSCONI, A new musical, che ha debuttato sabato alla Southwark Picturehouse, gli autori Ricky Simmonds e Simon Vaughan e i produttori Francesca Moody (Fleabag) e Thomas Barnes scelgono la strada del macchiettismo puro, in un musical di oltre due ore – senza una riga di dialogo – diretto da James Grieve. Scelta stilistica da cui consegue la necessità di raccontare Berlusconi per quadri sommari, con una estetica da spot Mediaset, il protagonista Sebastien Torkia un incrocio fra un agente Mediolanum e un goodfella di Brooklyn, lontanissimo dalla borghesia meneghina del nostro, e il racconto affidato a tre donne-stereotipo, la ex moglie ferita Veronica, la giudice- dominatrix Ilda, la ex amante promossa cronista Fama.
E i comprimari: il cortigiano-factotum Antonio che deve salvare il boss dai guai, la giovane ingenua rovinata dal Bunga Bunga, la Giustizia, il santino della Madre di Silvio che “voleva solo fosse buono”. Se l’intento era rappresentare un vuoto, è fallito: vuota è la messinscena. Fra battute crasse e scontate, è appena sfiorato il resto, il pieno: l’ascesa economica e politica, la degenerazione morale, il rapporto con Putin e i grandi del mondo, lo sprezzo della giustizia, la mercificazione delle istituzioni: tutto ciò che Berlusconi è stato, tutto ciò che ha inoculato nella vita del nostro paese. La scena finale è quella della condanna da parte di un giudice, a cui segue l’impunità e un coro pop che ammonisce: attento a chi voti, attenti a chi scegli. Manca un senso, manca un intento, manca l’Italia, manca una riflessione non banale sul Potere contemporaneo. Un costume diffuso, quello di insegnare il nostro paese senza studiarlo. Il pubblico cede, un terzo non torna dall’intervallo. Ridono gli italiani giovani, quelli che non c’erano quando sono stati avvelenati i pozzi, o gli inglesi venuti a confermare il pregiudizio facile della macchietta. Ridono gli ignari. Chi voleva capire non ha capito. Come si spreca l’occasione di raccontare Berlusconi ai londinesi?