Domenicale, 23 aprile 2023
Renata, al servizio della libertà
Il suo nome in codice era Renata, ma Paola Del Din, quasi cent’anni e ancora una grande energia, la stessa profusa nella Resistenza, ha anche un codice numerico che identifica la sua azione: HS 9/414/5, custodito nei National Archives britannici. La partigiana Paola-Renata, infatti, è stata anche una spia in forza allo Special Operations Executive (Soe), protagonista di una rischiosissima missione che le è valsa la medaglia d’oro al valor militare.
La storia di Paola, nata a Pieve di Cadore il 22 agosto 1923 in una famiglia antifascista, è raccontata adesso nel libro di Alessandro Carlini, frutto di lunghe conversazioni tra i due che danno una dimensione intima e partecipata alla narrazione. L’autore ha chiesto e ottenuto l’accesso ai documenti secretati a Londra, visionandoli grazie al Freedom of Information Act. Terza figlia di Prospero e Ines, Paola cresce assorbendo i valori e i sentimenti patriottici che costano la morte al fratello Renato, partigiano ucciso dai fascisti durante un assalto alla caserma di Tolmezzo nell’aprile del ’44. Lei stessa, studentessa di Lettere, è una staffetta della Brigata Osoppo e, dopo l’assassinio del fratello, non ci pensa due volte ad accettare l’incarico di agente segreto: deve portare dei documenti al comando Alleato, attraversando l’Italia. Vuol dire trarre in inganno le decine di tedeschi che incontrerà sulla sua strada, superare i posti di blocco ricorrendo a impensabili stratagemmi, procacciarsi il cibo in situazioni disperate, diffidare dei potenziali doppiogiochisti, masticare l’inglese necessario a comunicare con gli Alleati. Non solo: compiere quella missione significa arrivare a paracadutarsi, dopo appena quattro giorni di addestramento nel centro di San Vito dei Normanni (Brindisi).
Una storia che svela coraggio e temerarietà, tenacia e intuito, una vicenda individuale e collettiva allo stesso tempo: la scelta di Paola è la stessa di migliaia di donne che hanno aderito alla Resistenza, in prima linea nella lotta contro il nazifascismo, consapevoli dell’importanza del loro ruolo a dispetto del ritardo con cui la Storia si deciderà a riconoscerla. Anche per questo è importante il racconto di Carlini, come quelli che negli ultimi anni sempre più aumentano la nostra conoscenza di quel passaggio cruciale, offrendo la testimonianza di diverse singole combattenti sulla scia della prima – meravigliosa – resa da Ada Gobetti nel suo Diario partigiano (Einaudi, 1956).
È il caso del libro di Concetto Vecchio e Iole Mancini, Un amore partigiano (Feltrinelli 2022), di quello, appena uscito, di Teresa Vergalli, Una vita partigiana (Mondadori), e di molti altri. Donne con un nome in codice, guidate da un obiettivo che superava ogni paura. Una sorellanza, nella lotta della Resistenza.