il Giornale, 23 aprile 2023
Campagne, la lezione francese
È dai tempi di Bartali che i francesi si incazzano con grande stile. Lo fanno quando un ciclista col «naso lungo come una salita» gli ruba il Tour de France, figuriamoci se qualcuno si permette di insidiare un altro loro vanto, sua maestà lo Champagne. Il Comité Champagne (Civc), l’associazione interprofessionale che si occupa di difendere la più nobile bollicina del mondo – una specie di consorzio in abito da sera – qualche giorno fa se l’è presa con una birra americana, la Miller High Life. Ne ha fatte distruggere 2.352 lattine giunte al porto di Anversa e destinate al mercato tedesco solo perché l’azienda americana ha il vezzo di scrivere sull’etichetta che trattasi dello «Champagne delle birre». E conoscendo i francesi, chissà mai che a farli innervosire più che la bugia sia stata la spocchia. Uno slogan che per la verità la Miller usa dal lontano 1906 per descrivere «l’aroma croccante e beverino gusto» di quella che è «l’epitome delle lager americane», come si legge nelle loro pubblicità. Che cosa c’entri lo Champagne non è chiarissimo, visto che si tratta di due bevande che giocano campionati differenti (una è nella Champions League, l’altra al massimo a metà classifica della serie B) e che anche il grado alcolico (4,7° per la birra, attorno al 13 per il vino francese) non è paragonabile. Insomma, non c’era alcun rischio che un consumatore per quanto improvvido (e assetato) potesse confondersi. Ma la legge europea parla chiaro: non si può usare una denominazione protetta nemmeno a scopo evocativo. Così il Comité ha ottenuto dalla temibile amministrazione belga delle dogane e delle accise dapprima il sequestro e infine l’olocausto delle birre mitomani, povere loro (avvenuto «con il più grande rispetto delle preoccupazioni ambientali e badando a che l’insieme del lotto, contenuto e contenitori, vengano riciclate in maniera ecoresponsabile», precisa il Civc). Va detto che la Molson Coors Beverage Co, proprietaria del marchio Miller High Life, normalmente non effettua esportazioni nell’Unione Europea e che non ha contestato l’eccidio delle lattine, badando però a non rivelare il nome del destinatario del carico. Da parte sua Charles Gomaere, direttore del Civc, ha brindato all’«importanza che l’Ue attribuisce alle denominazioni d’origine» e alla «determinazione degli Chempenois a proteggere la propria».