La Stampa, 23 aprile 2023
Quei segnali che la premier deve ascoltare
Dal Pnrr alla Rai al 25 aprile, è in corso la prima, chiara presa di distanza degli alleati Lega e Forza Italia da Meloni. Niente che possa mettere in discussione un governo e una maggioranza costruiti per durare tutta la legislatura. Ma un tentativo di convincere la premier a farsi più carico degli alleati, a garantire più collegialità, ad evitare, come è accaduto per le nomine negli Enti di Stato, di tener duro fino all’ultimo sulla scelta degli amministratori e a mollare solo alla fine, quando all’Enel si è aperta la strada per la coppia Scaroni-Cattaneo, inizialmente esclusa dagli appunti della presidente del consiglio.
Si sa: Meloni rivendica il fatto che senza l’apporto personale suo e dei voti raccolti da Fratelli d’Italia il centrodestra la vittoria del 25 settembre se la sarebbe sognata. E per quanto il ritorno al potere abbia smussato le asperità che si erano a poco a poco formate durante il periodo del governo di unità nazionale presieduto da Draghi, con Meloni sola o quasi sola all’opposizione, il sedimento di tante incomprensioni riaffiora spesso quando le delegazioni della maggioranza si siedono a un tavolo a discutere. Ora che i sondaggi cominciano a segnalare l’insoddisfazione degli elettori per le promesse non mantenute, ora che il Pnrr, pezzo dopo pezzo, si sta rivelando irrealizzabile per i mezzi e per i ritmi italiani, ora che il mercato del lavoro apre possibilità che i giovani non sono in grado di accontentare, mentre Confindustria preme per un’apertura di massa agli immigrati da regolarizzare, Meloni comincia a misurare l’isolamento, la condizione più rischiosa per una leader. Ed ecco appunto l’allarme sul Pnrr realisticamente lanciato da Crosetto, ma in sostanza condiviso dalla premier. Ecco l’annuncio a sorpresa di Salvini e Tajani che celebreranno il 25 aprile, invece di continuare con le polemiche. E di conseguenza, l’ennesima retromarcia di La Russa, che ridimensiona le sue affermazioni sulla Costituzione non antifascista. Ed ecco, infine, il blocco del cambio dei vertici in Rai, il più sensibile termometro del potere. Nulla di decisivo, niente che possa rimettere in gioco gli equilibri sanciti dall’indiscutibile risultato delle elezioni anticipate. Solo qualche segnale, al quale però Meloni sa di dover prestare attenzione. —