la Repubblica, 23 aprile 2023
Chi sono i migranti ai posti di comando
Se volessimo riciclare le deprecabili parole del ministro Lollobrigida, la sostituzione etnica nel Regno Unito è già avvenuta. E, sorpresa, non abbiamo assistito a nessuna catastrofe, a nessun disfacimento dello Stato, a nessun sacrilegio delle tradizioni, o ripudio del patriottismo inglese o scozzese. Anzi, qui oltremanica il multiculturalismo è il tessuto sociale del Paese e sempre più una ricchezza, le istituzioni democratiche sono più solide che mai, i partiti estremisti non arrivano al 2%. E persino il 74enne re Carlo coinvolgerà tutte le fedi alla sua incoronazione.
Se non bastasse, abbiamo un primo ministro induista di origine indiana, Rishi Sunak. Abbiamo un sindaco di Londra, Sadiq Khan, musulmano e di origine pachistana, e ora anche il primo premier scozzese musulmano della storia, Hamza Yousaf, al posto della dimissionaria Sturgeon. Tutti astemi, nella patria dei pub. Non per questo gli inglesi hanno smesso di bere fiumi di birra.
Non solo. Lo stesso partito conservatore, di centrodestra, è incredibilmente multiculturale: nel governo di Liz Truss l’anno scorso c’erano solo 10 ministri bianchi su 23. E persino l’attuale ministra dell’Interno, Suella Braverman, uno dei più determinati falchi di sempre contro l’immigrazione, paradossalmente è nata da genitori indiani di origine africana. Londra poi è fieramente la città più multiculturale d’Europa. Nonostante, come a Birmingham, i bianchi siano scesi sotto il 50% della popolazione, così come in minoranza assoluta sono diventati i cristiani per la prima volta dal Medioevo. E la più grande metropoli del continente è anche la più cool e funzionale, continua ad attrarre cittadini di tutto il mondo nonostante la Brexit.
Certo, le sfide dell’immigrazione sono tante e talvolta complicate, fuori Londra le città sono molto più bianche e talvolta più intolleranti, l’immigrazione massiccia negli anni Novanta (soprattutto dall’Est Europa), approvata senza filtri da Tony Blair, ha generato tensioni tra comunità e molto probabilmente è stata la causa principale del voto antisistema per Brexit. Ma il virtuoso esempio britannico dimostra come sia insensato abbandonarsi a fobie e complottismi. E dopo l’uscita dalla Ue, il Regno Unito ora ha disperato bisogno di migranti per colmare oltre un milione di posti di lavoro, vacanti da un anno e che gli inglesi non vogliono ricoprire.