Corriere della Sera, 23 aprile 2023
La strana storia del figlio di Peskov soldato
Quel detto sulla moglie di Cesare lo conoscono anche a Mosca. E vale per il portavoce del Cremlino, la figura pubblica più vicina a Vladimir Putin. Su di lui non possono aleggiare sospetti. Il popolo può forse tollerare il lusso e la vita da occidentale di Dmitry Peskov e della sua famiglia, anche perché non ne conosce i dettagli, silenziati dall’informazione di Stato. Ma l’alone dell’abuso di potere esercitato per tenere lontano un proprio figlio dal fronte, in un momento del genere, non poteva rimanere. Nel settembre del 2022, ai tempi della mobilitazione parziale, un esponente della Fondazione anticorruzione di Alexej Navalny si era finto impiegato dell’ufficio militare e aveva chiamato Nikolay, secondo dei cinque figli di Peskov, dicendogli di presentarsi il giorno seguente per l’arruolamento. Il giovane, rientrato in patria all’inizio dell’Operazione militare speciale dopo avere svolto i suoi studi negli Usa e a Londra, aveva risposto che avrebbe risolto la questione «al livello più alto», ovvero che ne avrebbe parlato al potente padre. Non un bel momento. Il padre infatti non l’aveva presa bene. Lui, ex diplomatico figlio di un diplomatico dell’Unione Sovietica, conosciuto fino a un giorno prima della guerra dai giornalisti stranieri per i suoi toni felpati e per la moderazione, se n’era uscito sostenendo che la voce del figlio era stata manipolata ad arte. La macchia è stata lavata da Evgenij Prigozhin. La vera notizia è questa. «Peskov è stato l’unico conoscente che mi ha proposto di prendere suo figlio come soldato semplice», ha detto il capo e fondatore della Brigata Wagner. Il ragazzo, che ha poi confermato di aver combattuto nelle unità di assalto in una intervista alla Komsomolskaya Pravda, avrebbe ovviamente dimostrato «coraggio ed eroismo, come tutti gli altri». Sembrano parole studiate apposta per allontanare ogni sospetto. E sono state pronunciate dall’alfiere del movimento ultranazionalista, che dopo i primi rovesci russi in Ucraina aveva messo il portavoce di Putin nel mirino delle proprie critiche, accusandolo di rappresentare l’ala moderata che cerca di influenzare il Cremlino. Nella Russia di oggi, nessuno fa nulla per caso. È da qualche tempo che Prigozhin ha cominciato una marcia di riavvicinamento al potere, dopo aver preso atto del fatto che dopo tanti attacchi durissimi al ministero della Difesa e alla strategia di guerra, la misura era colma. Il segno forse più evidente era stato la censura nei suoi confronti decretata dai media ufficiali. Il campione dei falchi poteva essere nominato solo per i suoi aggiornamenti dal fronte. Sui suoi attacchi quotidiani alle autorità era calato il silenzio. La cortesia fatta a Peskov, che tiene molto alla sua immagine, rappresenta un evidente messaggio al Capo. Amici come prima, o quasi. La famiglia della «voce» di Putin rappresenta un buon esempio delle contraddizioni di una nomenklatura che si sente in guerra con l’Occidente ma continua a riprodurne gli eccessi che tanto depreca in pubblico. Qualche esempio. Nel 2015, durante la festa per il suo terzo matrimonio, Peskov portava al polso un orologio da 600 mila euro, che all’epoca valeva sette volte il suo stipendio annuale. L’estate seguente, il team-Navalny pubblicò una inchiesta nella quale si dimostrava che il sobrio portavoce aveva fatto una lunga vacanza in Sardegna a bordo di uno yacht affittato per 350 mila euro a settimana. Altre indagini indipendenti hanno rivelato come la moglie Tatiana Navka, abbia acquistato a prezzi di favore intere palazzine nel centro di Mosca, offerte da oligarchi considerati molto vicini a Putin. Anche la figlia venticinquenne Elizaveta si è fatta notare con le sue storie social che suggeriscono una vita da ricchi. All’inizio si era addirittura dichiarata contro la guerra. Poi è tornata sui suoi passi limitandosi a protestare contro le sanzioni che hanno colpito la sua famiglia. «Così non potrò visitare le città che amo, come New York, Londra e Parigi» ha scritto. Chissà il papà, com’era contento.