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 2023  aprile 22 Sabato calendario

Biografia di Konstantinos Kavafis

La figura di un grande poeta come Konstantinos Kavafis viene indagata con sensibile attenzione minuziosa da uno scrittore appassionato, Robert Liddell, nato in Inghilterra nel 1908 e morto ad Atene nel 1992. Vissuto in Egitto e in Grecia, pubblicava questa sua opera nel 1974. Leggendola nell’edizione italiana curata da Renata Lavagnini, notiamo come l’autore abbia il merito di connettere regolarmente e lucidamente vita e scrittura del poeta greco, a partire dalla sua complessa identità nazionale e culturale, partendo dalla realtà familiare e arrivando alle coinvolgenti pagine finali in cui vediamo Kavafis nella sua Alessandria, tra minime vicende personali e crescente attenzione circolante per la sua poesia. Un’attenzione che, tra i primi, gli aveva dedicato uno scrittore inglese come Edgar Morgan Forster, e successivamente Marguerite Yourcenar.Nato nel 1863 (come D’Annunzio) ad Alessandria d’Egitto (come Ungaretti), Kavafis era vissuto anche a Costantinopoli. Il nonno del poeta era un facoltoso commerciante, mentre il padre visse in Inghilterra e si sposò con la figlia di un mercante di diamanti. Si trasferirono quindi ad Alessandria, allora colonia greca dove il poeta nacque. Poi, in seguito alla decadenza della condizione sociale della famiglia, Kavafis ebbe ben presto due cose da nascondere negli ambienti frequentati: «L’omosessualità e la grave povertà», ma per la sua intelligenza era comunque molto ammirato. Mostrava i primi versi al fratello John, autore a sua volta di poesie. Costantino aveva cittadinanza inglese, pur sentendosi e pensando come un “elleno”. Non fece studi regolari e dovette impiegarsi, al Servizio delle Irrigazioni, inizialmente senza retribuzione...Liddell ci racconta ogni cosa basandosi su fonti e testimonianze certe e spesso introduce poesie che danno all’insieme del racconto un andamento utilmente vario e aperto. Ci dice che il giovane Kavafis passava intere notti nei quartieri popolari, ma solo «nel 1903 troviamo per la prima volta poesie apertamente erotiche, e sono sempre omosessuali». Non manca il riferimento al valore sociale e politico di poesie scritte ben prima della maturità, e viene citato un testo importante, di straordinaria apertura anche stilistica, come Aspettando i barbari.Il biografo rientra poi negli eventi infelici della vita familiare e nei viaggi del poeta, che nel 1901 «fece la sua prima visita in Grecia», ne ricorda questa sentenza: «Il vero artista non deve, come l’eroe della legge, scegliere tra la Virtù e il Vizio; l’una e l’altro gli saranno utili, e amerà ugualmente ambedue». E queste parole, decisive: «Io so fare due cose: scrivere Poesia e scrivere Storia», che ci portano nettamente alla sua identità di autore, capace di muoversi nel riferimento storico con la sensibilità per il dettaglio nella sua concretezza. Entrando nel carattere dei suoi versi, è giusto ricordare, come scriveva Andrea Di Gregorio curandone l’antologia apparsa da Garzanti nel 2017, che in essi aleggia una «permanente sensazione di precarietà», e vi appaiono «pochissimi simboli e pochissime metafore».Kavafis inizia a scrivere nel 1882 e dividerà poi la sua attività poetica tra quanto scritto prima del 1911 e il periodo successivo. E proprio del 1911 è un’altra splendida poesia come Itaca.Eccone allora uno stralcio: «Sempre Itaca devi avere in mente. È quella la tua destinazione, la tua metà. / Ma non affrettare per nulla il tuo viaggio. / Meglio è che duri molti, molti anni, / e che approdi all’isola ormai vecchio, / ricco di quanto nel cammino hai guadagnato». Liddell ci informa anche del pensiero del nostro sulla circolazione dell’opera, riportandone questo saggio pensiero: «Quando l’autore sa che comunque ben poche copie della sua opera verrannocomperate (…) acquista una gran libertà nella propria opera creativa».Cambia nel tempo la poesia di Kavafis, che si allontana dal simbolismo, così come cambia lui stesso nei suoi modi d’esserci e porsi; leggiamo per esempio che negli ultimi anni non si cura più del vestire, andandosene magari «con un vecchio impermeabile lercio».Interessante è il rapporto con autori italiani come Pea e come Marinetti, che andò a trovarlo nel 1930 e disse: «Sei un passatista per quel che riguarda la forma della tua opera. Ma da quel che posso vedere nelle tue poesie concludo che sei un futurista. Le tue idee sono ecumeniche, ricrei in maniera perfetta e affascinante le epoche del passato, e le collochi nel presente».Kavafis morì a 70 anni, il giorno del suo compleanno, nel 1933, e dunque novant’anni fa. Tante sono le notizie e le impressioni, le suggestioni che ci fornisce Liddell, spingendoci dunque a reimpossessarci della grande e sempre attuale poesia di questo autore, alla semplicità elegante, all’impeccabile essenzialità dei suoi movimenti narrativi in versi.