Il Messaggero, 22 aprile 2023
Jovanotti gira il mondo in bici
A un certo punto ha rischiato anche di essere arrestato: «Ho superato un confine in Colombia e nessuno ci ha timbrato il passaporto: i vigili, impegnati a monitorare una manifestazione di alcuni camionisti, mi hanno fatto passare senza controllarmi. Mi sono chiesto: “Ma non avrò commesso un’irregolarità?”. Così ho chiamato un mio amico che ha un contatto alla Farnesina. Mi hanno messo in comunicazione con un colonnello di Bogotà: “È rischioso”, mi ha detto. Ci siamo dati appuntamento e mi ha aiutato a risolvere quello che poteva rivelarsi un grosso», racconta Jovanotti.
L’eterno Ragazzo Fortunato della musica italiana torna su RaiPlay con Aracataca, la seconda stagione della serie Non voglio cambiare pianeta, a distanza di tre anni dalla prima.
SETTANTA ORE
I 22 episodi, da 15 minuti di durata l’uno, arriveranno sulla piattaforma lunedì 24 aprile: sono stati realizzati partendo da 70 ore di materiale video registrato con il cellulare e un’action camera durante il viaggio che all’inizio dell’anno ha visto il 56enne cantautore romano percorrere 3500 chilometri – e 50 mila metri di dislivello – dall’Ecuador alla Colombia, passando per le Ande e fino ad arrivare ad Aracataca, appunto. La serie, racconta in una conferenza stampa fiume negli uffici Rai di viale Mazzini, a Roma, un’articolata disquisizione sul tema del viaggio (e non a caso c’erano anche alcuni ragazzi del liceo Virgilio di Roma: «Con forza vi dico: viaggiate, uscite dalla comodità. Siate scomodi il più possibile», ha detto, improvvisandosi guru alla Steve Jobs), è un “docu-trip": «È il racconto avventuroso di un musicista viaggiatore – spiega – per me la bici è uno sport solitario, una forma di meditazione. Mi rendo conto di quanto questi ultimi tre anni abbiano cambiato per tutti la prospettiva, con la pandemia. Lo scopo di questo viaggio è di aggiornare il sistema operativo, riformattarlo. Quando esci fuori dal seminato ti dicono: “Pensa a cantare”. Ma in un’epoca di passioni tristi, come molti la definiscono, questa mia passione è una forma di militanza. Cerco di stimolare passioni gioiose, di vitalità: l’incontro, la fatica».
La prima stagione, pubblicata su RaiPlay nel 2020, nei primi 30 giorni totalizzò 5,5 milioni di visualizzazioni e 600mila ore di visione, come sottolinea Elena Capparelli, direttrice di RaiPlay. «Almeno loro svelano i numeri: Netflix non dice nulla sui suoi contenuti – dice, sarcastico, Jovanotti – non mi sono rivolto ad altre piattaforme: sono un fan di RaiPlay. Un programma tv? Non faccio più distinzione, ormai, tra piattaforme streaming e tv generalista: oggi ha perso di senso».
Su Sanremo: «Non so se ci andrò. Amadeus non l’ho sentito. Però nella serie c’è un episodio in cui mi collego da un albergo di Bogotà e mi guardo i Pooh». Negli episodi c’è tanta musica, anche inedita: «Ma non uscirà un disco, per ora. Quando torni da quei paesi lì cammini ballando il reggaeton: meglio staccare», sorride Jovanotti.
I COLLEGHI
Che alla domanda su chi porterebbe con sé, tra i colleghi, in una futura avventura sulle due ruote, risponde: «Forse Biagio Antonacci: si allena e ha un fisico da far invidia. Anche Gianna Nannini è allenata: fa pilates. Eros? No, lui è pigro e vuole l’albergo figo. Scherzo, naturalmente: gli voglio bene, è un amico».