ItaliaOggi, 22 aprile 2023
Raccontarsi che l’Italia ha vinto l’ultima guerra è un modo per non migliorarsi mai
La storia della Resistenza è tutta sbagliata. I valori della Resistenza non esistono, e per due ragioni: perché in realtà sono i valori della democrazia, e preesistevano di oltre un secolo e mezzo alla Resistenza; e poi perché i comunisti rivendicano la Resistenza come se fosse soltanto affar loro e proprio loro rifiutavano i valori democratici. Inoltre non è affatto vero che abbiamo vinto la guerra contro i tedeschi. Non solo perché siamo stati loro alleati (almeno fin quando abbiamo pensato che potessero vincere) ma soprattutto perché la Seconda Guerra Mondiale è stata una vera guerra, in cui vincono potenze economiche di grandi proporzioni con i loro carri armati, le navi e gli aeroplani da guerra. E noi non avevamo né questi mezzi né una guida adeguata per combattere una guerra. La Resistenza italiana non ha liberato l’Italia e non ha avuto nessuna importanza sulle sorti della guerra. Non vorrei sconvolgere nessuno con questa grande notizia ma la guerra l’hanno vinta prima gli inglesi (cronologicamente) e poi gli americani. In materia di bugie potrei continuare a lungo.
Come mai sono tanto risoluto? Semplice. C’ero. Immaginate un bambino di otto anni che vede suo zio ammazzare suo padre. Poi lo zio viene assolto perché i giudici (ed anche i giornali) hanno reputato la testimonianza del bambino inattendibile, ma vi chiedo: pensate che, anche se arriva ad ottantotto anni, quel bambino penserà che lo zio fosse innocente? Una bugia mille volte ripetuta alla fine prende il posto della storia, ma non per chi quel fatto l’ha vissuto.
La semplice verità è che i tedeschi misero gli italiani in età da combattere dinanzi a questa alternativa: essere arruolati nella Repubblica Sociale o essere deportati per lavorare in Germania per il Reich. Ovviamente gli italiani non avevano voglia né dell’una né dell’altra cosa, e molti si dettero alla macchia. Ecco la comprensibilissima origine della Resistenza. Infatti sul momento si usò la corretta espressione «Darsi alla macchia» (in Francia infatti rimase per sempre “Maquis”). Poi nacque effettivamente la voglia di liberare l’Italia e di aiutare gli Alleati (da qui il termine Resistenza) ma l’operazione fu condotta con gravissimi errori. Gli attentati alle truppe tedesche, mentre non hanno accelerato di un giorno la vittoria, hanno provocato dolorose rappresaglie che potevano essere evitate. Sarebbe stato comprensibile che si facessero saltare i ponti, che si danneggiassero le ferrovie e via dicendo. Ma uccidere uno o due tedeschi isolati non aveva senso ed era persino vietato dalle Convenzioni di Ginevra. Comunque ne nacque anche una Guerra Civile in cui, come sempre avviene, i due gruppi si divisero in cattivi da una parte e cattivi dall’altra.
Il periodo che cominciò l’8 settembre del 1943 è il punto più basso della storia d’Italia. È talmente negativo da tutti i punti di vista che veramente non abbiamo nulla da celebrare e molto di cui vergognarci, ripensando all’ambiguo e inconcludente messaggio di Badoglio. Al comportamento del Re. Al modo come fu trattato (e “non guidato”) l’esercito italiano. Alla totale deliquescenza di uno Stato che era passato dalla ridicola e inverosimile retorica fascista, a vedersi considerare un paria dai nemici e dagli alleati, del resto scambiati nel tempo. De Gasperi, in occasione del Trattato di pace dell’Italia con le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, cominciando a parlare, disse: «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». «Tranne la vostra personale cortesia» significa che il nostro Primo Ministro contava sul fatto che non l’avrebbero letteralmente insultato: per il resto, non aveva nessun serio argomento da far valere. A questo punto era finita l’Italia. Se la Resistenza avesse seriamente contribuito a far vincere gli alleati, a quella si sarebbe appellato. E infatti De Gaulle ottenne che i francesi liberassero Parigi e sfilassero per primi lungo gli Champs Elisées per celebrare la vittoria. Si era forse visto qualcosa del genere, in Italia? Il povero De Gasperi dalla sua aveva soltanto la personale cortesia degli ex nemici e l’evidenza della sua personale innocenza e onorabilità.
Piangere sulle sconfitte della propria Patria è l’unico modo di amarla seriamente. Raccontarsi che ha vinto anche quando non è vero, o dire come Putin che «la Russia non ha mai perso una battaglia», è un modo per non migliorarsi mai e cercare di nascondere una tragedia con una menzogna. Operazione del tutto inutile prima per chi c’era, e poi per la storia.