La Stampa, 22 aprile 2023
La commedia del rimpianto
Adesso manca solo che il presidente del Senato Ignazio La Russa sfidi se stesso in una rivalutazione di Togliatti, il segretario comunista che da ministro di Giustizia volle l’amnistia per i funzionari fascisti dello Stato. Dopo aver dichiarato che la Costituzione non è antifascista, e prima ancora essersi esercitato in una revisione storica dell’attentato di via Rasella, La Russa ha annunciato ieri il suo programma di giornata per il 25 aprile. In mattinata sarà all’Altare della Patria insieme con il Capo dello Stato Mattarella, la premier Meloni, il presidente della Camera Fontana. Poi partirà per Praga, dove è in programma la conferenza dei Paesi membri dell’Unione europea. Alle 15 deporrà una corona davanti al monumento di Jan Palach, il patriota cecoslovacco che si uccise dandosi fuoco per protestare contro l’invasione sovietica. Più tardi visiterà il campo di concentramento nazista di Theresienstadt. Ecco cosa intendeva La Russa quando ha detto che il 25 aprile avrebbe cercato «di lasciare contenti tutti». Una serie di presenze simboliche – e critiche – contro i totalitarismi del Novecento.
Ma quanto all’antifascismo, il presidente del Senato si limiterà alla partecipazione “istituzionale” alla cerimonia all’Altare della Patria. Lasciando semmai a Meloni, se lo vorrà, di precisare meglio la posizione del governo. Perché è chiaro che si è ormai stabilito tra i due – la leader e il cofondatore di Fratelli d’Italia – un gioco di ruoli in cui la presidente del Consiglio declina, con attenzione ai suoi compiti di guida del governo e necessaria interlocuzione con l’Europa, la linea almirantiana del «non rinnegare e non restaurare». Mentre La Russa, dimenticando in certi casi i limiti della responsabilità che ricopre, interpreta la commedia del rimpianto, mirata all’anima nostalgica dell’elettorato di destra. Le precisazioni, le scuse che ogni tanto la premier chiede al presidente del Senato non devono trarre in inganno: tra i due c’è un evidente accordo di fondo. La confusione che già sta avvolgendo il 25 aprile servirà a far calare il sipario su una data evidentemente scomoda, per rivolgersi a quella successiva del Primo Maggio, quando il governo prepara una seduta-spot sulle politiche del lavoro, programmata per poter presto voltare pagina. —