La Stampa, 22 aprile 2023
Intervista a Guido Crosetto
«Il sistema Italia non è in grado di mettere a terra tutti i progetti del Pnrr, bisogna prendere solo le risorse che siamo in grado di spendere». Di fronte alla platea dei più importanti imprenditori cuneesi, durante la presentazione della classifica Top 500, a cura di Pwc e La Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto, affronta i temi economici e finanziari, dal Recovery al Mes ai balneari. Invita l’Europa a fare di più per il cessate il fuoco in Ucraina e a investire con forza in Africa per cambiare il verso dell’immigrazione.
Ministro rischiamo di perdere i fondi del Pnrr?
«L’Italia può fare tutto tranne che perdere i soldi. Faccio un esempio: prendiamo 100 milioni di euro per un’opera, entro la scadenza ne spendiamo solo 98. Significa che dobbiamo restituirne 98 milioni e ci teniamo l’opera non finita che dovremo pagare con il nostro bilancio. Il problema non è solo burocratico, di progettazione. La vera domanda è l’Italia ha la possibilità di scaricare a terra 200 miliardi in tre anni».
Che risposta si dà?
«La risposta va cercata nel Paese. Se io progetto di fare, ad esempio, 100 chilometri di gallerie e non ho le talpe per scavare, è inutile che faccio l’appalto. Perché le aziende che producono le talpe che scavano le gallerie sono 3 al mondo. Una è tedesca e due sono cinesi, e hanno prenotazioni per i prossimi 5 o 6 anni. Quando il Pnrr sarà già terminato. La discussione in Europa è su questa tagliola. La risposta del governo deve essere pragmatica, reale, valutata nei tempi».
Abbiamo chiesto troppi fondi? L’Italia è l’unico Paese che ha chiesto tutto.
«Consiglierei di prendere solo i fondi che si è sicuri di spendere».
Rifare gli stadi serve?
«Un investimento deve produrre qualcosa. Non so se rifare uno stadio sia proprio un investimento come una strada, un ponte o il 5G».
Veniamo al Mes, restiamo gli unici a non aver approvato la riforma.
«Il Mes non è nato come forma di finanziamento, ma come possibilità dell’Europa di intervenire in crisi come quella greca. E in Grecia dopo il maxi-prestito, la Troika ha commissariato una nazione sostituendosi al Parlamento. A me non piace. Se il Mes diventasse uno strumento che sostituisce la possibilità della Bce di intervenire nell’acquisto dei debiti sovrani quando si alzano troppo i tassi allora se ne stravolgerebbe il ruolo originale e potrebbe diventare utile».
Perché la Francia ha firmato e noi no?
«Perché pensa di non averne bisogno».
La guerra in Ucraina sarà ancora lunga?
«Per la Russia i morti e il tempo non hanno valore. Putin vive in una condizione per cui i morti, 100 mila o 300 mila, e il tempo, 1 anno o 3, non sono un problema. Per l’Occidente il tempo, i morti e le opinioni pubbliche sono un fattore rilevante. Si scontrano due mondi completamente diversi».
Zelensky ha detto che la pace si può ottenere quando l’Ucraina avrà riconquistato tutti i territori, Donbass compreso. Una prospettiva da tempi lunghi per la pace.
«L’Italia si muove lungo due linee portanti. La prima è quella dell’aiuto: dobbiamo garantire all’Ucraina il diritto a difendersi. Ma dall’altra c’è un costante e quotidiano impegno a provare a costruire un tavolo per la pace. Perché adesso l’unica cosa che noi possiamo cercare di fare non è far finire la guerra, ma far interrompere lo scontro e provare a far sedere allo stesso tavolo due interlocutori che non si parlano e non hanno nulla in comune».
Che ruolo può avere la Ue?
«Auspicherei un ruolo maggiore dell’Europa per cercare di gettare acqua sul fuoco. Perché si è bravissimi a buttare benzina, ma non c’è nessuno che fa il pompiere. Noi abbiamo bisogno di pompieri in un mondo in cui l’Onu, che doveva essere il pompiere, ha perso la possibilità di esserlo. Perché il Consiglio di sicurezza è bloccato dai membri permanenti come Russia, Cina, Stati Uniti. Quindi per la pace c’è bisogno di un altro interlocutore».
Può esserlo la Cina?.
«"La Cina dev’essere un interlocutore al tavolo della pace. Per gli imprenditori però è un grandissimo concorrente. È uno dei temi che dobbiamo porci in Italia e in Europa. Io oggi voglio sapere fra trent’anni quale sarà la terra rara, di cui magari non abbiamo nulla. E in quest’ottica per l’Europa e per tutto l’Occidente, diventa rilevantissimo quello che fino adesso abbiamo considerato un problema: l’Africa dove i cinesi cercano di farla da padroni».
Le imprese lamentano di non trovare manodopera e chiedono più immigrati. Il governo invece chiude le porte.
«Il tema non sono i 200-300 immigrati al giorno. Il tema è che se tu non cambi la situazione in Africa, fra vent’anni ci saranno 1,5 miliardi di disperati che guarderanno verso noi perché non avranno di che sfamarsi. O li fermi adesso facendoli crescere, o fra vent’anni 1,5 miliardi non li fermi mettendo tutte le marine, gli eserciti e le aeronautiche d’Europa. Quello che adesso è un problema, fra vent’anni invece può essere la vera arma in più dell’Europa per l’indipendenza totale dall’Asia per materie prime, acqua, produzioni agricole».
Insisto. Nel Def, redatto dal Tesoro del governo, nei numeri dell’Inps, c’è scritto che senza migranti anche nel breve periodo i conti pubblici rischiano di non reggere.
«C’è una doppia immigrazione: quella che diventa lavoro normale, pagato, e quella che serve in molte zone del Paese ad abbassare il livello del costo del lavoro illegalmente, facendo concorrenza sleale. L’immigrazione non vuol dire porte aperte a tutti. Ha senso quando c’è l’integrazione. Se io prendo 1000 persone e le ghettizzo in un quartiere, le faccio vivere di sussidi e le dimentico, creo un esercito di 1000 persone che si sentono trattate come nei quartieri francesi dove non entra né polizia né esercito. L’immigrazione è un problema serio e non vuol dire lavarsi la coscienza».
Insisto ancora, all’ultimo click day l’offerta era di 80mila posti di lavoro ma le aziende ne chiedevano 250mila.
«Dobbiamo abituarci a chiedere le cose di cui abbiamo bisogno. E noi abbiamo bisogno di ingegneri. E con 850 ingegneri elettronici l’anno non abbiamo futuro».
Ma i giovani ingegneri vengono pagati 1500 euro al mese. Forse basterebbe alzare gli stipendi.
«C’è il mercato. Se trovo qualcuno che mi paga di più mi sposto e molti ragazzi si stanno spostando all’estero. Alla fine il mercato regola. I l problema è la formazione. Ancora oggi abbiamo troppi diplomati e laureati in materie umanistiche e troppo pochi in materie scientifiche».
Passiamo alle tasse: nel programma di governo era annunciata una forte riduzione. Nella manovra però non ci sono le risorse.
«Intanto il governo ha cominciato da 5 mesi. Quando siamo arrivati il prezzo dell’energia era alle stelle, il Pil scendeva, la guerra era – ed è – in corso. Un percorso difficile, ma con poche risorse abbiamo cercato di dare qualche segnale. La ricchezza la crea l’attività privata. Lo Stato la deve amministrare e non la deve toccare se viene reinvestita.
Certo non possiamo fare altro debito. E non solo perché l’Europa non lo consente.
«Non dobbiamo avere un rapporto di soggezione con la Ue. Perché la Ue tende a mettere regole molto dure per alcuni e poi consente al Lussemburgo di utilizzare regole fiscali di grande vantaggio. Allora vogliamo anche noi le stesse regole. Dobbiamo renderci concorrenziali dal punto di vista fiscale e amministrativo rispetto agli altri Paesi europei.
Le imprese ogni giorno indossano l’elmetto per contrastare i concorrenti. Il governo invece tutela i balneari.
«Si possono adeguare regole e tariffe, senza portare avanti un’ideologia. Se a parità di incasso per lo Stato posso avere 100 bagni gestiti da 100 famiglie o 100 bagni gestiti da una sola grande società, preferisco avere 100 famiglie».
Il 25 aprile sarà a Cuneo e a Boves, luoghi simbolo della Resistenza antifascista. Non si porta il presidente del Senato La Russa al seguito?
«(Sorridendo) Sarò con il Presidente della Repubblica. Io viaggio solo con la prima classe». —