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 2023  aprile 21 Venerdì calendario

Intervista a Camilla Giorgia

Camila è un rebus da risolvere senza fretta. L’iconografia su Instagram, dove viaggia rapida verso i 700 mila seguaci, aiuta. Lei in mini abito a Miami, lei con la pancia fuori a Firenze, lei in lingerie allo specchio. Rarissime le foto in cui giochi a tennis, Camila: «La mia vita non è solo sport. Ci sono altri canali su cui seguire i risultati dei tornei. Sui social ho voglia di condividere di me altre cose. La mia femminilità, il mio essere donna, anche una camicetta che mi piace, se mi va. La vita privata no: quella è solo mia. Mi ritengo una persona introversa, mi racconto così. Sono solo foto…».
Camila Giorgi, 31 anni, marchigiana di Macerata, figlia di Sergio, argentino di La Plata, e Claudia, italiana di madre argentina, n.26 del mondo nel periodo di massimo fulgore, è tornata a vestire la maglia della Nazionale: battendo la Slovacchia, l’Italia ha ottenuto il pass per le finali di Billie Jean King Cup, la Davis delle ragazze. Chi dice che con quelle gambe da quattrocentista avrebbe potuto vincere molto di più, non ha torto. Camila, tanto per cambiare, non è d’accordo.
Perché?
«Non ricordo nulla dei miei match: appena finito, rimuovo tutto. I miei genitori mi hanno insegnato che la vita è molto più del tennis. Si parla sempre del babbo, dicono che mi controlla, che è dispotico. Falso. Gli dedico ogni successo, mi allena da sempre, in me ha creduto sin dall’inizio: gli devo tutto. Non è vero che mi chiede di giocare fino a quarant’anni: non ho nessuna restrizione, l’ultima parola è sempre mia».
Spesso viaggia con suo fratello Amadeus, poi c’è Leandro.
«Siamo una famiglia molto unita. Abbiamo un’intesa unica, una comunicazione continua. Mamma, che non si interessa di sport, è il nostro lato artistico: il marchio Giomila è ormai ben avviato, oggi lei disegna i vestitini solo per me. Parliamo sempre del babbo, ma anche Claudia è importante. L’inverno scorso abbiamo fatto un viaggio di famiglia bellissimo».
In Argentina.
«Sono sparita dal tennis tre o quattro mesi, prima per curare una fascite plantare, poi per la trasferta nel Paese dei miei. In Argentina è stata una straordinaria avventura, un viaggio importante che mi ha riconnessa con le radici. Ho rivisto amici, parenti, la famiglia si è riunta. Per una volta, ho fatto la turista».
Non a caso, poi ha vinto il torneo di Merida, in Messico.
«Una settimana perfetta, giocando a un livello alto. Me lo meritavo, dai».
La finale con la svedese Peterson se la ricorda?
«Sì, sì, certo. È diventata meme sui social una mia frase: “I don’t follow tennis”, non mi occupo di tennis. Nel senso che finito il torneo, parlo d’altro. È normale. Un trofeo in più non mi stravolge l’esistenza, il tennis è un lavoro e vincere mi fa piacere, ovvio, ma il senso della vita è un altro. Ogni volta che vinco un titolo, mi chiedono: cosa cambia ora? Non cambia niente! Cambia che domani faccio un’altra cosa».
L’odio sui social la tocca? Sotto le sue foto non mancano commenti sboccati. E cosa pensa del suo collega Matteo Berrettini, travolto dagli haters per la relazione con Melissa Satta?
«Come puoi criticare una persona che non conosci, e che magari si è presa del tempo per sé come Matteo? Io se non mi piace qualcuno resto chilometri lontana, ma dietro una tastiera si può nascondere chiunque e qualsiasi cosa. Anche una grande tristezza. Viviamo in un mondo così: si fa tutto nell’anonimato, di nascosto, è avvilente. C’è tanta invidia in giro, la gente parla senza conoscerci e senza sapere. A me non cambia niente. Io sono impermeabile alle critiche, freddissima».
Anche alle polemiche per la vicenda dei vaccini?
«Le indagini in corso sono sulla dottoressa vicentina, che per coprirsi le spalle ha fatto i nomi dei personaggi famosi, non su di me. Io sono vaccinata in diversi posti: vaccinata e tranquilla, sennò non avrei potuto giocare in questi mesi, come ho fatto. Per me questa storia è finita».
A 31 anni intravvede un futuro dopo il tennis?
«Ho tanti progetti, da costruire poco a poco. Mi piace scrivere per hobby: un romanzo per bambini è tra i miei sogni. Non mi metto fretta, giocherò a tennis finché ne ho voglia. Poi mi vedo in campo con i piccoli e le persone con disabilità. Un domani vorrei dedicarmi soprattutto a questo».