La Stampa, 20 aprile 2023
Scontro su Dublino
Il Parlamento europeo prova a fare un passo in avanti per allontanarsi da quelle che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito in Polonia “regole preistoriche”. Ma l’avanzata dell’Eurocamera verso la divisiva riforma di Dublino è stata fermata ieri dal gruppo conservatore ECR (co-presieduto da Fratelli d’Italia) e da quello sovranista ID (guidato dalla Lega) che hanno fatto ostruzionismo e impedito il via libera alla posizione negoziale adottata dalla commissione Libertà Civili.
Si tratta di un testo migliorativo rispetto a quello presentato dalla Commissione europea perché, tra le altre cose, introduce un sistema di ridistribuzione obbligatoria dei migranti da far scattare nel caso di forti flussi verso un Paese (la proposta dell’esecutivo Ue si limitava invece a lasciarlo su base volontaria).
L’opposizione dei due gruppi della destra ha impedito la ratifica e frenato così l’iter di cinque regolamenti, imponendo una nuova votazione in plenaria che sarà calendarizzata oggi. Un atteggiamento che ha fatto sbottare lo spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar, relatore del provvedimento sull’asilo. «La premier Giorgia Meloni è la presidente del partito che ha contestato la ratifica del mandato negoziale – ha attaccato l’esponente socialista – e questo è paradossale perché chiede una risposta europea, ma continuerà soltanto a lamentarsi».
Forza Italia ha subito annunciato di essere a favore del testo, in linea su questo con il resto del Ppe. Ma con il passare delle ore e con il moltiplicarsi degli attacchi politici da parte degli esponenti del Pd, i capi-delegazione dei tre partiti che formano la maggioranza in Italia – FI, Lega e FdI – hanno diffuso una nota congiunta per annunciare che oggi voteranno a favore del testo. Una retromarcia inattesa che con ogni probabilità li porterà a esprimersi in dissenso con i rispettivi gruppi. «Riteniamo che il testo licenziato dal Parlamento sia ancora fortemente insufficiente a rispondere alla sfida che l’immigrazione incontrollata pone di fronte all’intera Europa – si legge nel comunicato firmato a sei mani da Fulvio Martusciello (Forza Italia), Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia) e Marco Campomenosi (Lega) –, ma siamo fiduciosi che l’avvio del negoziato con il Consiglio consentirà al nostro governo di far valere con maggior forza la posizione italiana». Il Consiglio non ha ancora adottato la sua posizione negoziale, ma la discussione attualmente in corso tra gli Stati non prevede la ridistribuzione obbligatoria.
Ieri la questione immigrazione ha provocato anche un’altra frattura nell’Aula di Strasburgo, scatenata da un tentato blitz del Ppe. Il gruppo dei popolari ha inserito un emendamento nella risoluzione sul bilancio per chiedere di utilizzare i fondi Ue per finanziare la costruzione di “infrastrutture” anti-migranti ai confini degli Stati membri: l’emendamento pro-muri è stato approvato grazie al voto compatto dai partiti di centrodestra, ma a quel punto i gruppi di centrosinistra si sono mobilitati e hanno fatto venir meno il loro sostegno al testo finale, che così non è stato approvato.
Lo scontro è andato in scena nello stesso giorno in cui nella plenaria di Strasburgo è intervenuto il premier lussemburghese ed ex sindaco Xavier Bettel (Partito Democratico) che ha dedicato il cuore del suo discorso alla questione dei diritti e in particolar modo alla gestione dell’immigrazione perché, queste sono state le sue parole, «è un dovere morale offrire una protezione e la riforma del Patto Ue è l’unica soluzione». Secondo Bettel, i muri innalzati ai confini «non sono soltanto costosi e discutibili dal punto di vista politico, ma non sono neanche molto efficaci nel fermare l’immigrazione». Per questa ragione, Bettel ha attaccato il Ppe, «è vergognoso» pensare di poter gestire i flussi costruendo muri. —