la Repubblica, 20 aprile 2023
Navalny sta male. Intervista a Ruslan Shaveddinov
MOSCA – «Era la provocazione che ci aspettavamo». Una guardia aveva allertato Aleksej Navalny: le autorità carcerarie della prigione Ik-6 a Melekhovo, regione di Vladimir, dove l’oppositore è detenuto dal 2021, stavano preparando unaprovokatsija. E puntuale è arrivata: un compagno di cella con gravi problemi di salute e d’igiene, quello che l’oppositore con la sua consueta ironia tempo fa aveva soprannominato «un’arma biologica». Quando l’oppositore si è rifiutato di condividere la cella con l’uomo, le guardie hanno ingaggiato una rissa e adesso lo accusano di “intralcio alle attività dell’istituto penitenziario”. Ora Navalny, che deve già scontare in totale 11 anni e mezzo di carcere per frode e oltraggio alla corte, ne rischia altri cinque. «Ma quello che ci preoccupa di più è il suo stato di salute», dice al telefono con Repubblica Ruslan Shaveddinov, stretto collaboratore di Navalny, costretto all’esilio come tutti i dirigenti del Fondo anti-corruzione (Fbk). «Lo stanno uccidendo lentamente».
Temete per la vita di Navalny?
«In due settimane Aleksej ha perso otto chili. Soffre di attacchi improvvisi. Una malattia sconosciuta per la quale nessuno lo sta curando. I suoi avvocati sospettano che lo stiano avvelenando a piccole dosi, con un veleno ad azione lenta, in modo da provocare un deterioramento della sua salute non repentino, ma graduale e costante. Non possiamoescluderlo. Se si trattasse di un’altra persona, sembrerebbe una paranoia, ma parliamo di Navalny. È già stato avvelenato con l’agente nervino Novichok ed è sopravvissuto per miracolo. Siamo tutti molto preoccupati. La prigione mette già a dura prova la salute dei detenuti e Navalny per di più è sopravvissuto a un tentato omicidio. In più è in un regime costante d’isolamento totale. Non abbiamo quasi nessun contatto con lui e non sappiamo che cosa glistia succedendo. Parlarne è l’unico modo che abbiamo di aiutarlo».
Quali sono i sintomi che vi fanno pensare all’avvelenamento?
«La notte tra il 7 e l’8 aprile è stata chiamata un’ambulanza perché Aleksej aveva forti dolori allo stomaco. Non è una novità. Li accusa regolarmente da gennaio, ma non lo hanno mai sottoposto a esami medici, non lo hanno mai portato in un ospedale civile, non lo hanno mai curato, né permettono alla madre di mandargli medicinali. I pacchi che gli invia le vengono rispediti indietro. Lo scorso gennaio avevano provato a curare dolori simili con degli antibiotici, ma non ha funzionato. In più gli vietano di comprare generi alimentari presso l’emporio della colonia penale e quindi lo obbligano a mangiare quel che prepara la mensa carceraria, il che non fa che peggiorare le sue condizioni».
Dopo l’intervento dell’ambulanza qual è stata la diagnosi?
«Non c’è stata alcuna diagnosi. A intervenire è stato il medico di turnonella colonia penale che non ha apparecchiature mediche adeguate.
Se ne è andato senza prestare alcuna assistenza. Quando Navalny ha chiesto che cosa lo facesse stare così male, ha risposto: “È primavera, tutti presentano sintomi acuti”».
E il 10 aprile, senza tener conto del suo malessere, lo hanno mandato in uno “shizo”, uno “shtrafnoj izoljator”, una cella di punizione, per la tredicesima volta da agosto. È legale? In totale quantigiorni ha trascorso in uno “shizo”?
«Era stato rilasciato dalla cella d’isolamento il venerdì sera e il lunedì gli sono stati inflitti altri 15 giorni. Succede regolarmente dallo scorso agosto. È diventato un sistema. Non appena ne esce, lo ributtano dentro. Per infrazioni minori o senza fornire spiegazioni. In totale, secondo le nostre stime, ha trascorso in isolamento oltre 150 giorni da agosto. No che non è legale.
Ma per Navalny non vale nessuna legge, neppure quella russa. Hanno reso infernale la sua routine giornaliera, gli impongono regole e veti illegali. Per non parlare del fatto che il suo stesso arresto e la sua stessa condanna sono stati illegali com’è stato riconosciuto anche dalla Corte europea per i diritti dell’uomo».
Quali sono le condizioni di prigionia in uno “shizo”?
«L’isolamento è la sanzione più grave che esista nel sistema carcerario russo. Lo shizo è una cella piccolissima: due metri per tre. Lì vige un regime speciale: sveglia anticipata, ore di sonno limitate. Digiorno il letto viene ribaltato e serrato alla parete. Aleksej non può né sedersi, né sdraiarsi, può stare soltanto in piedi. Non c’è luce naturale, ma soltanto una luce artificiale di scarsa qualità tanto che tutti i detenuti negli shizo finiscono con l’avere problemi alla vista. Le comunicazioni sono limitate. C’è meno tempo per scrivere, leggere la corrispondenza o libri. Le autorità carcerarie stanno isolando Navalny sempre più. Durante le udienze, non lo portano in tribunale, ma lo fanno apparire in videocollegamento».
Navalny quanto regolarmente riesce a vedere i suoi avvocati o familiari?
«Gli incontri sono molto rari e limitati. Sia per gli avvocati, sia per i familiari. Ultimamente, inoltre, gli incontri tra Aleksej e i suoi legali avvengono in una stanza speciale dove c’è un vetro oscurato a dividerli.
Riescono a vedersi e a parlarsi quando Navalny viene autorizzato a partecipare di persona alle udienze.
Ce ne sono periodicamente perché Aleksej fa regolarmente ricorso contro le vessazioni che subisce in carcere».
In ottobre è stato aperto un nuovo procedimento penale contro Navalny per “promozione del terrorismo” e “finanziamento di attività estremiste”, adesso per “intralcio alle attività dell’istituto penitenziario”. In più l’Fsb accusa Fbk di aver ispirato l’attentato a San Pietroburgo in cui è stato assassinato Vladlen Tatarsky. Cheimpatto avranno queste accuse sui processi?
«Non c’è alcun dubbio che le autorità stiano cercando continuamente nuovi pretesti per allungare sempre più la pena di Navalny. Da quando è stato incarcerato nel 2021, sono stati aperti una decina di nuovi procedimenti penali contro di lui.
Rischia in totale 35 anni di carcere.
L’obiettivo è tenerlo in carcere a vita».