la Repubblica, 20 aprile 2023
Ritratto di Francesco Lollobrigida
Dalle stanze della sezione del Movimento sociale di Colle Oppio – a sedici anni presente al funerale di Giorgio Almirante – passando per una piccola scrivania nella sede Azione giovani in via della Scrofa 39, è arrivato a toccare il cielo con un dito. Godendo della piena e totale fiducia della cognata: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Francesco Lollobrigida, per chi lo conosce da ragazzo “Lollo beautiful”, ne ha fatta di strada dai tempi della rottura con la destra sociale di Gianni Alemanno, per diventare un “gabbiano” nella corrente di Fabio Rampelli insieme alla gabbianella Giorgia Meloni: della quale lui è braccio destro e filtro da venti anni a questa parte, da quando ha iniziato la relazione sentimentale con la sorella Arianna.
Da volto poco alla ribalta, se non per uscite come la partecipazione nel 2012 ad Affile all’inaugurazione del mausoleo dedicato a Rodolfo Graziani, generale fascista e firmatario del manifesto della razza (lui che adesso parla di sostituzione etnica in Italia allora diceva che «l’affetto per il generale era un punto di riferimento personale»), Lollobrigida in questi anni è diventato il cognato più famoso d’Italia. È lui che ha chiuso le liste per Camera e Senato nel voto più importante per FdI. Lui ha avuto in mano i dossier sulle nomine nelle aziende di Stato. Lui ha piazzato consulenti e dirigenti del suo cerchio magico, e abbastanza nero, in giro nei vari ministeri.
Lollobrigida in questi mesi di potere non ha dimenticato certo gli amici, anche se in piena euforia del potere ha avuto l’ardire, e la forza, di mettere da parte suoi maestri come Rampelli e di fare la voce grossa anche con volti di peso in casa FdI, da Ignazio La Russa a Guido Crosetto (non a caso tra i pochi a non difenderlo dopo la sparata sulla sostituzione etnica). La prima nomina che ha piazzato al governo è stata quella di Claudio Anastasio alla guida della 3-I spa: incarico che quest’ultimo ha dovuto lasciare dopo che Repubblica ha reso nota una sua mail al cda nella quale citava il discorso di Benito Mussolini in Parlamento all’indomani dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Qui il tramite era stata Rachele Mussolini, la nipote del Duce e grande amica del ministro.
L’ultima nomina l’ha messa asegno fuori dal governo: quella dell’assessore regionale nel Lazio Giancarlo Righini, con deleghe pesanti al Bilancio e all’Agricoltura. Un camerata ex missino, che un 25 Aprile di qualche anno fa scrisse sui social: «Onore ai tanti giovani che difesero la Patria sacrificando la vita...a loro va il mio pensiero e la mia preghiera ogni anno. Io non festeggio, l’odio è rosso».
Lollobrigida comunque gli amici se li ricorda tutti. Ha voluto con forza la candidatura a governatore delle Marche di Francesco Acquaroli, finito al centro delle polemiche perché partecipò a una cena in ricordo della Marcia su Roma insieme ad alcuni sindaci locali, e poi nel suo staff al ministero ha voluto tanti esponenti di Fratelli d’Italia che in questi anni lo hanno sostenuto e seguito: da Sergio Marchi ex assessore comunale a Roma inquota Fratelli d’Italia a Giuseppe Calendino, storico consigliere del Municipio XV fin dal 2006.
In pieno stile da plenipotenziario ha piazzato un suo fedelissimo, il deputato Gianluca Caramanna, come consulente al ministero del Turismo di Daniela Santanché e in tutte le amministrazioni regionali dove esponenti di FdI hanno la delega al turismo, e ha imposto anche il capo di gabinetto al ministro Nello Musumeci. Lui può mettere bocca su tutto e tutti e di fatto governa anche i gruppi alla Camera e al Senato, pieni di suoi fedelissimi.
La sua baldanza, tenuta a freno spesso con determinazione dalle sorelle Meloni, ultimamente è plateale: mentre imperversavano i gossip sulla deputata di FdI Rachele Silvestri, che ha scritto una lettera al Corriereparlando di un test del dna del figlio che avrebbe fatto per smentire voci su una paternità di un esponente di FdI, Lollobrigida passeggiava sicuro in Transatlantico sfidando i giornalisti a fare il nome.
Ma qualcuno pensa che dopo quest’ultima gaffe dalle venature suprematiste potrebbe essere ridimensionato: «Avete notato che Meloni nemmeno si avvicina a lui quando viene alla Camera», sussurrano in casa Fratelli d’Italia. A conti fatti, troppo poco e troppo presto per farne l’ inizio del declino della parabola del cognato più influente e potented’Italia.