Corriere della Sera, 20 aprile 2023
Intervista a Carlo Buontempo. Parla del clima
Il 2022 è stato un annus horribilis per il clima in Europa, il secondo più caldo mai registrato con 0,9°C al di sopra del periodo 1991-2020. E il futuro prossimo sarà probabilmente peggio, con il ritorno di El Niño. Il continente si scalda a velocità doppia rispetto al resto del pianeta, la temperatura media dell’ultimo quinquennio è stata di 2,2°C al di sopra dell’era preindustriale (ben oltre il limite posto dagli accordi di Parigi). Abbiamo vissuto l’estate più bollente di sempre – 1,4°C al di sopra della media recente – con ondate di calore intense e prolungate. In Groenlandia, a settembre, sono stati raggiunti picchi fino a 8°C superiori alla media mentre l’Europa meridionale ha sofferto il più alto numero di giorni di «stress termico intenso» e sulle Alpi si è registrata una riduzione record dei ghiacciai (oltre 5 km cubi). Alte temperature e scarse precipitazioni provocano una siccità che diventerà la «nuova normalità» delle primavere ed estati mediterranee. Carlo Buontempo, direttore del Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus (il programma di osservazione satellitare dell’Unione europea) commenta con il Corriere il rapporto annuale «The European State of the Climate», pubblicato oggi, e avverte: «Stiamo per entrare in una fase di El Niño, l’oscillazione climatica nel Pacifico che tipicamente porta a massimi di temperatura a livello globale. Ci aspettiamo fra il 2023 e il 2024 nuovi record. A livello europeo, le previsioni sono più incerte, ma il trend è di una temperatura in continuo aumento. Se fossi un giocatore d’azzardo scommetterei su un’estate molto calda».
In prospettiva, quali dati del 2022 vi allarmano di più?
«Le ondate di calore, iniziate a maggio con temperature oltre i 40° in Francia, Paesi Bassi, Inghilterra. E la punta massima mai registrata in Europa, in Sicilia (48,8°). Un altro aspetto importante è la perdita record di ghiaccio. Eventi collegati che dipingono un quadro di profonda trasformazione del clima».
La siccità è un fenomeno ciclico, come afferma qualcuno, o un trend in crescita?
«Segue una tendenza abbastanza chiara. Nel bacino del Mediterraneo si aggraveranno siccità e aridità. Questo in parte è dovuto ad un cambiamento delle precipitazioni, dove le fluttuazioni sono importanti, e in parte all’aumento dell’evaporazione, che dipende dalla temperatura e aumenterà in tutta Europa».
Anche i fiumi soffrono. Il 2022 è stato l’anno più secco mai registrato, con il 63 per cento dei fiumi europei che ha visto portate inferiori alla media...
«La portata dei fiumi ha raggiunto i minimi storici in molte regioni europee. La Pianura Padana, nonostante sia immersa nel Mediterraneo, si comporta come un bacino centro-europeo perché non dipende solo dalle precipitazioni ma anche dall’acqua dello scioglimento delle nevi sulle Alpi, anche quest’anno molto scarsa. Il che non fa ben sperare per l’estate in arrivo. Nel resto d’Italia la situazione è meno estrema».
«Rispetto ad altri continenti, sta facendo moltissimo. Ma siamo tutti impreparati, perché il modo di gestire il rischio ambientale è basato sul passato. La nostra storia, però, non rappresenta più un buon predittore del futuro, bisogna cambiare il modo di affrontare queste sfide. Da una parte dobbiamo decarbonizzare il sistema economico, dall’altra dobbiamo imparare a gestire il rischio con tecniche e strumenti diversi da quelli che hanno usato i nostri genitori. I dati che Copernicus fornisce sono fondamentali per molti settori. Pensiamo al turismo: nei prossimi decenni sarà quasi impossibile sciare su un manto di neve naturale e in alcuni casi non si potrà più generare neve artificiale perché le temperature saranno troppo alte. O pensiamo all’agricoltura».
Berremo vino svedese?
«Non saprei, ma i viticoltori sanno bene che le condizioni stanno cambiando e il limite entro il quale le modifiche genetiche permetteranno di adattarsi. Vale per tutte le coltivazioni, dall’olivo al mais».
Il clima è un sistema complesso, quali le certezze?
«Il livello del mare crescerà in qualsiasi scenario. La temperatura aumenterà. E ormai non ci domandiamo più “se” ma “quando” perderemo gran parte dei ghiacciai alpini».
Situazioni irreversibili?
«Siamo ancora in tempo per mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2°. Siamo vicini al punto di non ritorno per il collasso dei ghiacciai della Groenlandia. L’aumento del livello del mare non è reversibile nella nostra vita né in quella dei nostri figli e nipoti».