Corriere della Sera, 20 aprile 2023
Il patteggiamento di Murdoch
Patteggiando e pagando a Dominion un indennizzo imponente, 787 milioni di dollari, Fox News, dopo aver riconosciuto di aver pubblicato notizie false quando ha parlato di elezioni presidenziali 2020 truccate dall’azienda che produce macchine per lo scrutinio dei voti, cerca di chiudere l’imbarazzante caso: «Abbiamo evitato un processo divisivo trovando una soluzione amichevole che speriamo aiuti il Paese a mettersi questi problemi alle spalle».
Con queste parole, la rete dei Murdoch vorrebbe mettere la parola fine alla partita pagando un prezzo elevato e ammettendo le sue colpe, ma senza farle emergere sotto i riflettori di un devastante processo pubblico. Ora le domande sono due. Quanto e come impatterà sull’attività di Fox questo patteggiamento? E come reagirà Donald Trump, che continua a parlare di «elezioni rubate», a questa sconfessione da parte della rete che è da anni il suo principale megafono?
Sul primo punto Fox non può illudersi di aver chiuso qui il caso, se non altro perché dopo quella di Dominion dovrà affrontare la causa «gemella» di Smartmatic, altra multinazionale delle macchine elettroniche per votazioni, anch’essa accusata dalla rete di Murdoch di aver truccato le elezioni. Accusata, addirittura, di essere nata in Venezuela per truccare l’elezione prima di Chávez, poi di Maduro. Smartmatic, che ora ha la strada aperta dal patteggiamento di ieri, vuole da Fox un indennizzo (2,7 miliardi di dollari) addirittura superiore a quello (1,6 miliardi) chiesto da Dominion.
Il tribunale ha già dato via libera a questo secondo processo, mentre Fox ha ammesso di aver dato notizie false sulle origini venezuelane della società e sui dirigenti (Smartmatic è stata fondata a Boca Raton, in Florida).
La Fox, in un certo senso, è allenata a tutto questo: denunciata più volte, reagisce sempre duramente, ma quando si arriva al processo patteggia sempre. Negli ultimi 13 anni ha pagato indennizzi per 750 milioni. Ora ne arrivano 787 in un colpo solo. Sarebbe in grado di sostenere un altro indennizzo miliardario?
Un altro caso
Ora arriverà la causa di Smartmatic, altra casa produttrice di macchine per il voto elettronico
Forse sì, ma con un forte ridimensionamento patrimoniale della holding della famiglia Murdoch, già profondamente spaccata sulla linea editoriale fin qui seguita.
La Fox correggerà la sua linea editoriale per evitare altri casi simili? E come? Con il patteggiamento, gli avvocati di Dominion hanno dimostrato che dire bugie costa molto caro: è una lezione che Fox dovrà imparare. Al tempo stesso, avendo evitato l’umiliazione delle scuse pubbliche e un processo nel quale le prove schiaccianti contro i conduttori della rete sarebbero state messe in piazza, la Fox mantiene buona parte della credibilità presso il suo pubblico, fatto soprattutto di elettori di Trump. Spettatori poco informati sugli sviluppi giudiziari del caso.
Ieri, ad esempio, Neil Cavuto, uno dei conduttori più moderati del network, ha dato notizia del patteggiamento con sollievo, come la chiusura di una brutta pagina, mentre più tardi gli anchor più seguiti (e trumpiani) della Fox, Tucker Carlson e Sean Hannity, nelle due ore di prime time che hanno a disposizione, non hanno fatto alcun riferimento alla chiusura del caso.
Carlson ha preferito concentrarsi su un’intervista a Elon Musk nella quale l’imprenditore di Tesla, Twitter e SpaceX denuncia il rischio che l’intelligenza artificiale di Gpt4 venga usata dalla sinistra americana per travisare la realtà. Rischio reale ma che riguarda chiunque, tanto a destra quanto a sinistra. Probabilmente gli anchor della Fox smetteranno di parlare di elezioni truccate, ma già cercano altri terreni nei quali dare spazio a sospetti di complotti della sinistra.
Quanto a Trump, difficilmente ammetterà la legittimità dell’elezione di Biden, ma si troverà sempre più solo nel sostenere la tesi del voto truccato, visto che ora Dominion, forte del patteggiamento con Fox, è decisa a trascinare in tribunale i collaboratori dell’ex presidente – da Rudy Giuliani all’avvocato Sidney Powell all’imprenditore Mike Lindell – che sono stati gli architetti della teoria cospirativa delle elezioni rubate.