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 2023  aprile 20 Giovedì calendario

Intervista al ministro Francesco Lollobrigida

Ministro Francesco Lollobrigida, non crede di aver detto una cosa enorme?
«Chi abbia voglia di farlo e non di creare il caos, può ascoltare almeno la parte del mio intervento che riguardava l’immigrazione».
Lei ha parlato di sostituzione etnica, che per molti studiosi è un mito hitleriano e mussoliniano.
«Nelle mie parole non c’era alcun riferimento a visioni ben lontane dalla mia formazione».
Ha detto di aver sbagliato per ignoranza. Davvero un ministro del suo calibro non sa nulla del piano Kalergi, che trova credito nell’estrema destra sovranista?
«Non credo sia corretto definirmi ignorante perché fino a ieri non sapevo chi fosse il signor Kalergi. Ho letto molto nella vita, ma non perdo tempo con folli e complottisti a cui la sinistra dedica molta attenzione».
Cosa voleva dire con quella infelice espressione?
«Stavo parlando in positivo di immigrazione legale, il cui primo nemico è quella illegale. Un concetto chiaro, per dire che l’indirizzo del governo è prendere atto di un drammatico decremento della natalità, che fa prevedere nei prossimi anni un abbattimento drammatico della nostra popolazione».
L’Italia ha bisogno degli immigrati, lo dice anche il Def che avete appena varato.
«La mia locuzione voleva indicare un’alternativa. C’è chi pensa che, se facciamo meno figli, la strada sia avere un maggior numero di immigrati. A nostro avviso invece la prima scelta è costruire un sistema di welfare che crei le condizioni per chi vuole mettere al mondo i figli».
Lei però ha evocato, magari involontariamente, la teoria del complotto mondiale cara alle destre xenofobe e neonaziste, a stragisti e negazionisti della Shoah. Ammette l’errore o no?
«Cerchiamo di capirci. Nella mia vita ho preso distanze siderali da chi immagina complotti internazionali, e altre follie di questa natura. E ricordo alcuni esempi clamorosi di sostituzione, perpetrati dal fascismo in Alto Adige, da Stalin con la russificazione dell’Ucraina o da Putin in alcune aree del Donbass».
Il tema dell’invasione dei migranti e della sostituzione etnica degli italiani fu rilanciato anche da Meloni e Salvini, ma allora non eravate al governo.
«Se siamo italiani e pensiamo che i nostri valori debbano essere tutelati dobbiamo difenderli, con la nascita di bambini così fortunati da venire al mondo in Italia. Senza ostacolare l’integrazione, ma senza cancellare la nostra cultura a vantaggio di altre. Si può diventare italiani anche venendo qui, lavorando, apprezzando il nostro modello e giurando sulla Costituzione, pietra miliare che distingue i cittadini italiani dal resto».
C’è chi nei suoi argomenti avverte echi razzisti del Ventennio. La parola meticciato le dice qualcosa?
«Ma scusi, io in Aula ho detto che quando uno indossa la maglia della nazionale vedo solo l’azzurro e non il colore della pelle. Definire gli italiani per il colore della pelle è un errore e chi non capisce la differenza tra etnia e razza è un folle. Io rispetto la musica o i piatti etnici a prescindere dal colore della pelle di chi suona o cucina».
Condivide o no le parole di Orbán, quando dice agli ungheresi «non mescoliamoci con altre razze»?
«Non ho grande confidenza con Orbán e se condividessimo tutte le sue idee sarebbe con noi nel gruppo dei Conservatori Ue. Sono contrario all’uso politico della parola razza e ritengo che stoni nella nostra Costituzione. Si sta cercando di fare un caos sul tema serissimo della denatalità e sul tentativo di mantenere il nostro modello».
Per Elly Schlein lei ha scandito «parole disgustose da suprematista bianco».
«L’ultima volta che ho sentito parlare di suprematismo bianco stavo guardando i Blues Brothers, uno dei miei film preferiti. E non ero dalla parte dei nazisti dell’Illinois».
Sdrammatizza?
«Non voglio nemmeno commentare insulti e aggressioni verbali. Ma ho dato mandato ai miei legali di querelare chi mi ha rivolto offese gravi, dandomi dell’hitleriano o paragonandomi a criminali nazisti».
Per Centinaio lei ha usato «parole brutte». La Lega attacca lei per logorare Giorgia Meloni?
«Né Salvini, né altri esponenti di rilievo della Lega hanno detto cose simili».
Mattarella ad Auschwitz, nel giorno in cui lei parlava di sostituzione etnica, ha detto che i fascisti hanno aiutato i nazisti a sterminare i loro popoli. Sottoscrive?
«Ho apprezzato le parole del presidente. Con Giorgia Meloni qualche anno fa siamo andati il 25 aprile ad Auschwitz, un luogo che è l’esempio di cosa può produrre la follia umana se non arginata da valori democratici».
La premier l’ha bacchettata per la sua loquacità?
«L’aver preso distanza da qualsiasi forma di razzismo ci permette di affrontare con serenità polemiche strumentali di avversari che ricorrono alla macchina del fango per coprire gli errori compiuti nei loro anni di governo».
Va in Giappone per non essere in Italia il 25 aprile?
«No, vado al G7 e non è una scusa. Spero di tornare in tempo, perché ci tengo a par tecipare alle celebrazioni».