Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  aprile 20 Giovedì calendario

Una famiglia su tre non ha figli

Una manovra per circa 13 milioni di famiglie. Su questo ragiona il governo tenendo conto che nell’Italia che non fa più figli, c’è un elemento tanto intuitivo quanto inequivocabile: crescere un figlio costa e, spesso, solo le coppie con sufficienti risorse economiche decidono di diventare genitori. I dati Istat consentono di raccogliere alcune evidenze su questa relazione e mostrano come le famiglie con figli dispongano di un reddito medio più elevato rispetto alle famiglie senza. A partire dal 2016, infatti, le famiglie con figli hanno un reddito medio tra i 28 e i 34 mila euro, mentre, nello stesso periodo, il reddito medio non è mai superiore ai 27 mila euro per quelle senza figli. Sono 10,3 milioni, dunque, le famiglie con figli a carico (di cui 8 milioni formate da coppie in età ancora fertile) ed è a queste, evidentemente, che guarda il governo quando pensa a sgravi fiscali per favorire la natalità. Ma anche a quelle 5 milioni di coppie, per la maggior parte under 30, che non hanno figli.
LA SFIDA
La sfida del ripopolamento è piuttosto complessa. Negli ultimi 8 anni il Paese ha perso 1,5 milioni di abitanti e il tasso di presenza in famiglia è appena del 2,3%. Un vero crollo considerato che nel 1971 (quando i nuclei medi raggiungevano il 3,5%) le famiglie formate da cinque componenti o più erano 3,4 milioni e rappresentavano il 21,5% del totale delle famiglie, oggi se ne contano solo 1,3 milioni e costituiscono poco più del 5% delle famiglie censite. Nell’anno del primo censimento post bellico in Italia vivevano 47,5 milioni di individui; oggi i residenti sono 60,3 milioni: pur essendo cresciuti di quasi tredici milioni (+27,%), negli ultimi settanta anni abbiamo perso oltre cinque milioni di minori (-34,8%) e un milione e 800 mila giovani con meno di 34 anni (-14,4%). Parallelamente sono aumentati del 61,2% i 35-64enni, figli degli anni del boom economico, che sono oltre ventisei milioni (erano poco più di 16 milioni all’inizio degli anni ’50) e rappresentano il 43,3% della popolazione, e si sono quasi triplicati i longevi di età superiore ai 65 anni, che oggi sono 13 milioni e 783 mila, cresciuti del 253,9% negli ultimi settanta anni, quasi dieci milioni in valore assoluto.
LA PLATEA
In altre parole oggi l’Italia si presenta come un paese che invecchia velocemente, e in cui gli under 34 rappresentano il 33,8% della popolazione (erano il 57,7% nel 1951), mentre gli over 35 sono il 66,2% (nel 1951 erano il 42,3%). Per dire, gli under 25 potenzialmente beneficiari di sgravi fiscali da indirizzare alle famiglie sono 15 milioni, quasi il doppio rispetto ai figli per i quali lo Stato eroga attualmente l’assegno unico universale. E in questo quadro crescono le famiglie unipersonali, pari a 9 milioni, il 35,1% del totale contro il 12,9% del 1971. In altri termini, vive da solo circa il 15% delle persone in Italia. Il maggiore incremento di famiglie unipersonali si registra nelle regioni del Centro (+21%), dove il peso relativo di queste famiglie è passato dal 10,9% del 1971 al 37,1%, mentre il Nord-ovest conferma il suo primato: le famiglie composte da una sola persona salgono al 37,7% dal 16,0% del 1971.
E di fronte a questa situazione, appare una chimera sperare nel fattore immigrazione. «Considerando che ormai sembra essersi esaurito anche l’effetto positivo sulla neo natalità prodotto dagli arrivi dei cittadini stranieri osserva l’Istat più giovani e più propensi a fare figli di quelli italiani, sia perché i flussi migratori si stanno riducendo, sia perché gli stranieri tendono ad assumere gli stessi comportamenti demografici dei cittadini italiani, l’ipotesi più probabile è che negli anni futuri avremo un paese composto sempre di più di longevi e sempre di meno di minori e giovani».