MowMag, 19 aprile 2023
Su Giletti, il giornalismo e su Corona e le chat di Messina Denaro: io c’ero e vi dico la verità
Giovanni Porzio è stato un inviato di guerra, tra i più autorevoli degli anni 80-90 e primi duemila. Al master in giornalismo Mondadori ci diede una lezione con una frase: se qualcuno guardasse la mia rubrica telefonica mi scambierebbe per un terrorista. Già, un giornalista ha delle fonti. E quindi vedere Giletti attaccato perché lavorava con Corona mi ha fatto specie. È stato disturbante, care selvagge e opinionisti. Uno, non c’è niente di male, ancora meno se la notizia è una notizia o addirittura un mega scoop. Due, era un segreto di pulcinella, già venuto fuori e già ammesso in passato. Secondo segreto di pulcinella: con Corona ci collaboro anche io, così come Chi, Oggi, Mediaset su alcune trasmissioni. Fabrizio Corona è anche una mia fonte, sì. Perché ha spesso notizie esclusive, ha contatti, ha anche potere economico (ma va, le notizie e gli ospiti spesso si pagano, le pagano in tanti se non tutti, la differenza la fa quanto come perché). Massimo Giletti e Fabrizio Corona
Vi racconto qualcosa su le chat di Matteo Messina Denaro di cui si è parlato in questi giorni. Terzo segreto di Pulcinella: sì dietro quelle intercettazioni c’è Corona, ci sono io, c’è Non è l’Arena. È stata una collaborazione proficua, nata da una cosa semplice: l’intuito. Denaro viene arrestato il 16 gennaio 2023 nella clinica dove faceva la chemio. In una intervista una infermiera dice che c’è una signora che si scriveva con lui. Il cronista pensa: ah sarebbe bello trovarla, vedere cosa si scrivevano. Quindi va giù, cerca, parla, domanda, fino a quando non spunta fuori un avvocato che chiede di parlare con Corona. Perché? Perché lo aveva conosciuto anni prima e ha fiutato l’affare. Il resto l’ho già raccontato tutto su MOW: dell’incontro in un ristorante di Palermo, della chiacchierata con la signora che aveva un rapporto molto confidenziale con quelo che reputava un imprenditore agricolo di nome Andrea Bonafede. Nella prima versione dell’articolo avevo anche scritto che con me c’era pure Fabrizio Corona e che (nota di contorno) durante quel pranzo, dall’eccitazione di ricostruire tutta la storia attraverso quei file testo e audio, era rimasto pure a digiuno. Poi l’ho cancellato perché lui preferiva non apparire per non creare imbarazzo proprio a Massimo Giletti. Imbarazzi che hanno provato a buttargli addosso in questi giorni. A orologeria. Ma su questo ci torno tra poco.
Adesso resto sulle chat: perché è intervenuto Giletti? Perché queste chat avevano un costo, sostenibile solo da una trasmissione con a disposizione un certo budget. Dopo quel pranzo e prima della pubblicazione ci ritroviamo tutti in un hotel di Roma: Corona, Giletti, io, la donna che si scambiava i messaggi con Messina Denaro, suo marito e il loro avvocato. In questa sede decidiamo come agire. Viene fuori che il Corriere anticiperà la notizia la domenica mattina (parlando di un audio pesante, quello in cui Denaro si lamenta delle commemorazioni della strage di Capaci) e che MOW potrà anticipare soltanto un audio innocuo. Il resto sarebbe potuto uscire in contemporanea con la messa in onda della trasmissione Non è l’Arena, alle 23 della domenica sera. MOW in tutto questo quindi viene penalizzato, ma resta comunque l’unico giornale che mette ordine in tutto il materiale. Fa strano che in questi giorni l’Ansa abbia riportato che le anticipazioni di queste chat siano uscite solo su mowmag.com. Nessuno si è ricordato che erano uscite prima sul Corriere e poi proprio sull’Ansa, la prima a tirare fuori l’audio sulla commemorazione delle stragi. L’Ansa quindi ha bruciato sia MOW sia Non è l’Arena. Nel pezzo in cui ha lanciato la notizia che quegli audio a Giletti li aveva passati a Corona si è dimenticata di inserire questi due particolari. Chissà perché... sarebbe bello saperlo. Per i più duri di comprendonio: significa che una volta diffusa dal Corriere la notizia che quella stessa sera sarebbe stato trasmesso un audio molto forte di Messina Denaro, l’Ansa l’ha fatto uscire. Delle due l’una: o ce l’aveva già e non l’aveva pubblicato o qualcuno ha chiamato i carabinieri (che ne erano già in possesso) e i carabinieri l’hanno fornito a richiesta. Non so quale delle due versioni possa essere la più inquietante, ma sticazzi. Sticazzi proprio perché le fonti sono sacre e solo chi vuole speculare fa finta di non saperlo.
Ed eccoci quindi a chi vuole speculare su Giletti. Perché la notizia della collaborazione Corona-Giletti non c’entra molto in quello che è successo.
È del tutto laterale. Ciò che conta è tutto il resto che i giornali ben informati stanno tirando fuori: il rapporto con il non pentito Salvatore Baiardo, uomo di fiducia dei fratelli Graviano, rinchiusi al 41 bis, la foto fantomatica in cui si vede Silvio Berlusconi con il generale dei carabinieri Francesco Delfino, già nei servizi segreti, e proprio uno dei due Graviano, Giuseppe, tutte le conseguenze di parlare di questa foto nelle prossime puntate di Non è l’Arena. Perché ricordatevi: un giornalista non viene fermato tanto per quello che ha già pubblicato quanto per quello che sta per pubblicare. Chi si è dimostrato molto sul pezzo nel raccontare cosa c’è dietro in questa storia sono stati Il Fatto, Repubblica ed Enrico Deaglio: parlano di un Cairo molto preoccupato e molto in difficoltà. C’entra poco il non parlare di mafia, tante trasmissioni di La7 lo fanno tanto e bene e continueranno a farlo. C’entra il momento particolare che stiamo vivendo, c’entra che il livello qui si alza e raggiunge l’attualità. Un conto è parlare di mafia riferendosi a 30 anni fa, un altro è andare a toccare equilibri e interessi attuali. È molto, molto più delicato. Equilibri che concernono i colletti bianchi ma non solo, anche chi fa le indagini, anche chi sta nel mondo di sotto della mafia.
È per questo che la vicenda La7/Giletti inquieta e non poco. Gli osservatori più attenti hanno capito che si sta muovendo qualcosa da un bel po’ di tempo e che questa narrativa che la mafia sia finita è solo una bella favola. È per questo che la vicenda La7/Giletti mette un’altra croce sul giornalismo. Sia perché se capitava a qualcuno della cosiddetta sinistra ci sarebbero stati scioperi e giorni e giorni di indignazione (l’Ordine che fa, continua il silenzio?), sia perché domenica sera, vedere al posto di Non è l’Arena, il film Un colpo perfetto (bello eh, per carità), mi ha fatto una certa tristezza. Il giornalismo dovrebbe essere in lutto.
P.s. 1: il programma di Giletti faceva tra il 5 e l’8 di share ultimamente. Ieri quel film ha fatto il 2,9. Segno che ci sono cose ben più importanti degli ascolti. Cosa, staremo a vedere. Anche perché – P.s. 2 – per fortuna tra quei pochi che concepiscono il giornalismo qualcosa di sacro c’è Enrico Mentana, direttore del tg di La7 che domenica prossima dedicherà una puntata speciale su questo caso. Buon segno.