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 2023  aprile 19 Mercoledì calendario

Quelle uscite che imbarazzano la premier

Giorgia Meloni dovrebbe introdurre un codice tra i suoi più stretti collaboratori per limitare i danni delle uscite più improvvide che spesso accompagnalo le sue iniziative. Ieri la premier aveva appena finito di spiegare che l’obiettivo del governo non è di aprire le frontiere agli immigrati per ricoprire tutti i posti di lavoro scoperti, ma di incentivare l’occupazione delle donne, aiutandole a sostenere meglio il peso delle responsabilità familiari o a formarsi una famiglia, quando il ministro Lollobrigida, tra l’altro suo stretto familiare, se ne è uscito con una dichiarazione a sproposito. «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica», ha dichiarato il ministro, parlando di immigrazione e paventando il rischio che un numero eccessivo di ingressi, anche di immigrati regolari, come gli 88 mila che il governo ha fatto entrare con il recente “click-day” (le richieste da parte delle imprese erano più di 250 mila), possa in prospettiva cambiare le percentuali della popolazione a favore degli extracomunitari. Un’affermazione razzista che subito ha offerto alla segretaria del Pd Schlein l’occasione per un attacco diretto a Lollobrigida, accusato di usare «un linguaggio suprematista». Il ministro probabilmente ignorava che Meloni, pur avendo in passato fatto riferimento anche lei al rischio della «sostituzione etnica», è stata tra le prime, una volta al governo, a prendere le distanze da queste teorie sballate e fondate su pregiudizi. Che in tutto il mondo, soprattutto in Usa, dove sono state veicolate a scopo elettorale da Trump, ma anche in Europa, vedi Orban in Ungheria o Zemmour in Francia, hanno animato in passato violenze terroristiche, dalla strage di Utoya in Norvegia, al massacro di Buffalo, soltanto undici mesi fa, alla strage alla Sinagoga di Pittsburgh o di El Paso. Ma chi va a guardare sul sito della Presidenza del Consiglio alla voce “pregiudizi antisemiti” adesso può trovare una severa critica della teoria della “sostituzione etnica”, il cosiddetto “piano Kalergi”, dal nome del filosofo austriaco che per primo l’aveva formulata, attribuita a “ambienti di estrema destra (nazionalisti, separatisti e sovranisti)”. Rispetto ai quali, per la verità, in Europa la presa di distanza da parte di Meloni è stata alquanto intermittente. —