Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  aprile 19 Mercoledì calendario

Il peso delle parole


Poveretti, bisogna capirli. Hanno passato anni a gridare sui social e in tv che avevano la soluzione in tasca per fermare l’immigrazione clandestina, che bastava attuare un blocco navale e i barconi sarebbero rimasti sul bagnasciuga africano, che la colpa era del buonismo della sinistra, vero pull factor per i disperati in cerca di un futuro. E invece dal primo gennaio E.M., anno primo dell’Era Meloni, sono sbarcate in Italia 34.124 persone, il quadruplo rispetto alle 8.642 dello stesso periodo del 2022.
Purtroppo i fatti sono questi e persino i giornali di destra, sempre corrivi, iniziano a mostrare qualche segno di impazienza. I risultati in Europa non arrivano e non arriveranno, perché nel 2024 ci sono le elezioni e nessuno vuole fare regali. E dunque, non potendo convincere gli amici ungheresi, polacchi o svedesi ad accogliere i migranti sbarcati nel nostro Paese, la destra italiana ricorre al più classico argomento dei populisti di tutto il mondo: il benaltrismo. La priorità del governo, sostiene Meloni, è far lavorare le donne e aumentare la natalità degli italiani, non certo trovare un’occupazione agli immigrati. Prima le italiane, verrebbe da dire. E il ministro Lollobrigida, non si capisce quanto consapevolmente, arriva persino a parlare di «sostituzione etnica». Un’affermazione, ha ragione Prodi, «brutale» per il suo riferimento implicito alla razza. Ma Lollobrigida è costretto a farvi ricorso perché quelle due parole sono un codice. Il ministro, con le spalle al muro come la premier, travolto dall’inconcludenza e dalla mancanza di risultati del governo, sta mandando un messaggio preciso all’elettorato più inquieto del suo partito. Dietro quella locuzione c’è infatti un mondo, è quella la sentina di tutte le teorie più strampalate dell’estrema destra razzista e suprematista. Come scrive Mauro Favale a pagina 2, «dalla strage di Utoya in Norvegia fino al massacro di Buffalo negli Usa, il complotto della “grande sostituzione” è stato alla base delle motivazioni dei terroristi che hanno aperto il fuoco alla Sinagoga di Pittsburgh e a quella di San Diego, a El Paso e a Christchurch in Nuova Zelanda». Trump negli Usa e Orbán in Ungheria hanno ripreso quel filone, in Francia è stato quello il solco dove si è infilato l’estremista di destra Éric Zemmour, sconfitto alle presidenziali. È un ciarpame culturale che risale al fantomatico Piano Kalergi, la matrice di tutti i cospirazionisti stile QAnon. Il fatto che a doversi aggrappare a queste sciocchezze sia un ministro della Repubblica italiana segnala quanto grande sia la loro disperazione.
Eppure basterebbe che premier e ministri leggessero le statistiche e i numeri prodotti dalle stesse amministrazioni che dirigono per ammettere quanto sia sbagliata la guerra etnica che stanno scatenando.
Mettiamo allora in fila qualche numero importante degli ultimi appena usciti. Il primo riguarda la demografia, visto che Meloni parla del problema natalità. Secondo Eurostat, alla fine di questo secolo l’Italia si ridurrà di quasi 9 milioni, facendo il saldo tra nati e morti, compreso l’apporto dei migranti.
Saremo i più vecchi d’Europa. Un problema di per sé, ma che diventa drammatico se ascoltiamo quello che vanno ripetendo da tempo i presidenti dell’Inps, da Boeri a Tridico. Ovvero che tra un paio di decenni non ci saranno abbastanza lavoratori attivi per pagare le pensioni a questa moltitudine di anziani.
Insomma, non c’è piano nascite che tenga, la traiettoria demografia italiana è questa ed è insostenibile. In più, come ha spiegato Paul Krugman due giorni fa su questo giornale, gli immigrati salvano l’economia. E se Meloni e Lollobrigida non credono a un premio Nobel per l’Economia, possono sempre andare a rileggersi il Documento di Economia e Finanza che hanno scritto e approvato loro stessi la scorsa settimana. Gli esperti del Mef di Giorgetti, pubblicando una tabella sull’andamento del debito pubblico, arrivano alla conclusione che senza immigrati (ma tanti) l’Italia finisce in bancarotta e le imprese non trovano più manodopera. “Si osserva un impatto particolarmente rilevante, in quanto, data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro. Il rapporto debito/Pil nei due scenari alternativi a fine periodo arriva a variare rispetto allo scenario di riferimento di oltre 30 punti percentuali”. Cioè senza immigrati avremmo 30 punti in più di debito pubblico nel 2070.
L’ha firmato Meloni, ma Lollobrigida l’ha letto?