Corriere della Sera, 19 aprile 2023
Casteller, la prigione di Jj4
Sulle pendici del monte Casteller, dietro il cancello in ferro battuto del centro faunistico, due uomini della forestale impongono l’alt: «Retrocedere, prego». Di là c’è un bosco di carpini e aceri e una stradina che porta, trecento metri più giù, alle tre gabbie degli orsi dove da ieri c’è anche lei: Gaia (come è stata ribattezzata), nome in codice Jj4, quella che lo scorso 5 aprile ha aggredito e ucciso Andrea Papi fatalmente incrociato sulla sua strada nel ripido sentiero del Peller. «L’orsa assassina», la liquida chi la vuole morta perché pericolosa. «L’orsa che ha fatto l’orsa», replicano gli animalisti che puntano l’indice sulla struttura off limits: «È un lager, stanno in celle due metri per sei e hanno un’ora d’aria al giorno per girare nel loro recinto», alza la voce Ornella Dorigatti, responsabile per Trento dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che aspetta al varco ogni furgone in entrata per dirgliene quattro. «Non è vero che hanno un’ora d’aria, sono liberi nei loro recinti, che coprono un’area di ottomila metri quadri», spiegano i forestali, mentre al Casteller rimbalzano le parole di soddisfazione del presidente Fugatti per l’eccellente cattura e l’idea dell’eutanasia.
Dorigatti non si fa intenerire dalla dolce morte prevista per Gaia: «Deportiamo Fugatti!». E gli uomini della Forestale, sottovoce: «Fanatismi animalisti». Quassù i due fronti ringhiano perché la distanza è enorme. Morte o libertà, deportazione o convivenza. Il governatore ha dalla sua il popolo delle valli, dove oggi l’orso è visto come la minaccia numero uno, al punto che un drappello di sindaci l’ha buttata lì: «Se non si risolve il problema ci dimettiamo». E ieri si sono ritrovati in 160 primi cittadini da tutta la Provincia per esprimergli solidarietà e far sentire la loro voce unanime ai giudici del Tar che si accinge al verdetto sull’abbattimento.
È un lager, stanno in celle due metri per sei e hanno un’ora d’aria al giorno per girare nel loro recinto
«Stanno bene qui gli orsi, c’è un laghetto, c’è il bosco e c’è la struttura», dicono al di là del cancello. «Ma quale laghetto, è una pozza, ma quale bosco, sono reclusi», li insultano da fuori. Di là sorridono, di qua scuotono la testa e un po’ si arrabbiano quando qualcuno sottolinea l’efficienza degli investigatori che hanno preso l’orsa in tempi rapidi. Jj4 è finita nella trappola durante la notte. È entrata con due dei suoi cuccioli nel tubo piazzato dalla Forestale con l’esca, mele e mais di cui va ghiotta, la porta si è chiusa e mentre si dimenava è stata sedata e i cuccioli liberati. «Poveri, senza mamma come faranno? Dove andranno?», si chiede Dorigatti. «Sono appena stati svezzati e quindi possono arrangiarsi in autonomia», spiega il comandante della Forestale, Raffaele De Col. «Non è vero, lo svezzamento non è finito», replica a muso le associazioni che la difendono con forza e ora boicottano il Trentino: «Mai più vacanze qui».
Poi Jj4 è stata trasportata con la trappola gigantesca e i suoi 150 chili al Centro faunistico, dove si è risvegliata ed è entrata nella gabbia, in attesa di sentenza. Accanto a lei, nel recinto adiacente, un ospite fisso del Casteller: Papillon, cioè M49 per i contabili del progetto Life Ursus. Un orso che ha fatto disperare il custode del parco. Tre volte è evaso e tre volte è stato ripreso e riportato al gabbio. «Castrato e condannato all’ergastolo senza aver mai torto un capello all’uomo», precisa Dorigatti. «Ma per favore, ne ha combinate di tutti i colori, ha fatto strage di pecore, di manze, di capre...», taglia corto quello della Forestale. Dopo l’ultima fuga hanno potenziato la struttura, alzato le reti del recinto, l’hanno reso invalicabile, in modo da impedire a Papillon di fuggire ancora.
Sono lui e Gaia i soli due detenuti del centro di Casteller. «Una struttura costruita per l’accoglienza provvisoria di orsi, destinata anche al recupero di animali feriti», spiegano dalla Provincia. I due non sono a contatto, vivono in recinti e gabbie separate. A chiudere il perimetro dell’area la rete elettrificata alta 4 metri. «Jj4 è in buone condizioni, viene alimentata con frutta e verdura e ha già preso confidenza con l’ambiente», rassicurano. «Eccome no, soprattutto quando si è risvegliata senza i figli», è l’ultima stoccata di una convulsa giornata trentina.