La Stampa, 18 aprile 2023
Vladimir Luxuria intervista Ambra
Oggi per fortuna non mancano artisti che ci mettono la faccia nelle nostre battaglie, tu hai messo la faccia, il cuore e l’anima molto tempo prima: madrina del World Pride a Roma nel 2000 tra tante polemiche… che ricordi hai?«Ricordi bellissimi: è stato il romanzo di formazione attraverso cui sono diventata signorina. Un evento che si è intrecciato al mio cuore e che mi ha contagiata per tutto il resto della vita. Avrò anche perso dei lavori per questa mia esposizione all’epoca ma non ho perso la dignità di essere umano che non deve dare giustificazioni per quello che decide di fare».In tv si baciano tutti, e anche qui sei stata pioniera: al Pride del 2002 hai baciato la conduttrice Jane Alexander. «I kissed a girl and I liked it» come canta Katy Perry?«In realtà è stata lei a baciar me a sorpresa. Siamo state le zie, le precursore. Lei di Rosa Chemical e io di Fedez. Mai avuto timore di essere definita lesbica, già dicevano che ero fidanzata con la mia batterista…».Hai cantato l’amore gay nella bellissima Luca e Stella: ancora oggi c’è chi si può amare solo quando è sera?«Purtroppo sì, vorrei che oltre a essere attenti al linguaggio, a volte in modo eccessivo, si pensasse anche alle azioni concrete di rispetto per tutte le forme di amore».Nel 2007 la svolta con Saturno contro di Ferzan Ozpetek e poi tanti maestri, da Placido alla Comencini passando da Max Croci. Che ruolo ha il cinema nell’abbattere i pregiudizi?«Ferzan per me è una onlus che risolve tutti i problemi. Ancora oggi ci sentiamo spesso e ci diamo consigli di bellezza. Il cinema ha una missione enorme: io non ho mai fatto esercizi di stile dell’attrice che fa la parte della lesbica. Ho interpretato l’amore con lo stesso sentimento dell’amore del padre dei miei figli».Ti sei mai sentita vittima di pregiudizi?«Mi manca solo il premio Pregiudizio dell’anno: sono la transgender del pregiudizio. Ho sperimentato pregiudizi in ogni genere artistico che ho affrontato. L’unico che mi fa soffrire è quando si mette in dubbio la mia onestà».Hai successo meritato in tutto quello che fai: cantante, attrice al cinema e in teatro, conduttrice televisiva e radiofonica, giudice… se facessi la regista quale storia ti piacerebbe dirigere?«Mi piacerebbe fare la regista a teatro. Pochi giorni fa sono stata contattata dalla Fondazione Cesare Pavese e ho ripreso in mano un libro che mi ha regalato Gianni Boncompagni, un uomo che è sempre stato avanti su tante cose. Il libro è La bella estate di Cesare Pavese, una storia di fragilità che narrava già il tema dell’omosessualità e che vorrei portare a teatro. Curioso che abbia ricevuto il libro in dono proprio quando mi sono appassionata a questo mondo transitario fra i generi. Anche quelli dentro di noi».Che tempi viviamo in Italia sul tema dei diritti?«Tempi in cui vorrei si smettesse di doversi difendere perché ci sono diritti che ci spettano e sui quali non ci si dovrebbe sentire sotto attacco. La mia migliore amica è una mamma arcobaleno e ancora oggi è costretta ad avere assistenti sociali in casa che, con un certo disagio, hanno il compito di darle la patente di genitore perfetto».Mi sono fatta un selfie con tua figlia Jolanda alla manifestazione delle famiglie arcobaleno a Milano: ha preso tutto da te?«Quella foto mi ha commossa: non l’ho pubblicata solo per non renderla kamikaze di nuovo sui social. Mia figlia ha respirato l’orgoglio che io nutro nel cuore; non le ho spiegato nulla. Ha conosciuto i miei amici, le nostre famiglie e ha fatto tutto da sola».A teatro con «Il nodo» affronti il tema del bullismo…«Un lavoro che porto in giro da tre anni e che nell’ultimo periodo ha acquisito ancora maggior valore perché la gente esce da teatro con interrogativi: la cultura può contribuire ad affrontare questioni che, purtroppo, si leggono in cronaca nera».A chi diresti oggi «t’appartengo»?«A me stessa: mi farò un concerto tutto per me, anzi sposerò me stessa e mi metterò anche incinta da sola». —