La Stampa, 18 aprile 2023
Cristo si è fermato a Caserta a bordo di un Frecciarossa dimenticato
«Mi dia il numero di un referente della vostra centrale operativa» chiede il poliziotto. «Non sono autorizzato» è la risposta del funzionario di Ferrovie. «Cosa ha detto? Forse non le è chiara una cosa: qui c’è un problema di ordine pubblico». Stazione di Caserta: il Frecciarossa 9511 partito da Roma Termini alle 10, diretto a Lecce con arrivo previsto alle 15. 50, non può proseguire la sua corsa normale. «Causa maltempo la linea tra Caserta e Benevento è interrotta – informano – I passeggeri sono pregati di scendere dal treno, il viaggio proseguirà in pullman». Proseguirà in pullman solo da Caserta a Benevento? Poi di nuovo tutti sul treno fino a Lecce? Oppure il resto della corsa sarà tutta in autobus? E quando arriveranno? Quanti alla volta? Con quale priorità si faranno salire e ripartire i passeggeri? Intorno agli ufficiali di polizia che incalzano i referenti di Ferrovie, un capannello di cittadini ascolta basito lo scambio.
«Vergognatevi!» è la parola più gettonata. «Ci sono giornalisti qui bloccati, attenti alle risposte che date». Qualche minuto dopo, l’agente di polizia si avvicina: «Mi scusi se l’ho tirata in mezzo – mi dice – ma era per far capire che la situazione è delicata, c’è la stampa che ci osserva». Prima di essere giornalista sono una cittadina. Figlia del Sud Italia. Per noi, situazioni così, sono la consuetudine. Una volta è il maltempo, un’altra un guasto tecnico alla locomotiva, oppure un problema di ordine pubblico, un gregge che si è bloccato sui binari. Non scherzo. «Quando c’erano i vecchi treni, i famosi pendolini, (chiamati così perché oscillavano), su questa tratta spesso si restava bloccati. Il treno, oscillando appunto, toccava le rocce e si fermava». Leonardo Palmisano, scrittore, sociologo, ideatore di Legalitria, importante progetto di lettura contro la devianza e contro la criminalità rivolto alle scuole superiori, mi aspetta a Lecce. Alle 18.30 a Caprarica dovrei incontrare gli studenti e parlare con loro di crisi climatica, inquinamento e salute pubblica.
«Mi scusi, sa dirmi più o meno a che ora arriveremo a Lecce?» «No, guardi, non me la sento. Qualsiasi orario le direi non sarebbe veritiero. Non sappiamo quando manderanno i pullman sostitutivi e non è ancora certo che da Benevento potrete continuare in treno o dovrete proseguire in pullman». Grazie. Non c’è dubbio che anche il ruolo del funzionario di Trenitalia in queste occasioni sia davvero sfortunato. Li vedi lì sul piazzale, quasi a nascondersi per l’imbarazzo di non sapere che dire. Persino la polizia li incalza e loro possono solo alzare gli occhi al cielo. Cristo questa volta si è fermato a Caserta. Altre volte si ferma a Potenza. Non scherzo. Può accadere di tutto quando in treno cerchi di raggiungere il Sud Italia. Ho perso il conto delle volte che nel tentare di arrivare a casa mia (Taranto) sono scesa a Potenza e ho dovuto proseguire il mio viaggio a bordo di un autobus. Decine di fermate nei paesini, anche di montagna, con improbabile accumulo di ritardo. Ieri sul piazzale antistante la stazione di Caserta ad attendere i passeggeri del Frecciarossa 9511 che dovevano proseguire in pullman, non c’era nessuno.
Centinaia di persone abbandonate, senza informazioni, senza una bottiglia d’acqua, con la promessa di 10 pullman che ci avrebbero messi in salvo e portati a destinazione. Arrivano i primi due autobus, ovviamente vengono presi d’assalto. Una voce nella folla urla: «Alzi la mano chi va a Foggia!» Gli stranieri si guardano intorno smarriti. «What did he say? (Cos’ha detto? )». Chi parla inglese tra noi se ne fa carico e traduce. Arriva un altro pullman. «Salga solo chi è diretto a Bari». Tutti, praticamente. «No, solo quelli che erano sull’Intercity». Ah, ok. Chiedo: scusi ma visto che anche il Frecciarossa fermava a Bari, posso salire? «No». Perché? «Fa più fermate. Lei ha pagato un biglietto per una tratta più veloce». Giusto. E il pullman più veloce quando arriva? «Non lo so, io sono solo un autista. Chieda al capotreno». Dov’è? «È stato preso d’assalto, è lì in mezzo alla folla». Storie ordinarie di un’Italia grottesca.
Nel frattempo sono passate due ore. E dei restanti autobus promessi non c’è traccia. Intanto si scopre il motivo del disservizio: «C’è stata una frana sui binari tra Telese e Amorosi». Cerco su internet: secondo una prima ricostruzione a causa delle abbondanti piogge si è staccato del materiale terroso che ha invaso la linea ferroviaria della direttrice nord-sud. A gennaio scorso sembra sia franata un’ala del cimitero di Sant’Agata de’Goti in provincia di Benevento. Venti bare e 80 urne sono finite in un torrente, solitamente asciutto, ma che con le abbondanti piogge è tornato a riempirsi. Vai a capire. Tutta colpa del maltempo, questo maledetto.
Nel frattempo a Caserta in attesa dei pullman sostitutivi sono passate tre ore senza alcuna informazione più precisa. C’è chi allatta seduta su un marciapiede, chi cerca una macchina per proseguire il viaggio, chi comincia a disperarsi, ma in generale regna la rassegnazione di sapere di essere gente del sud, figli di un Dio minore. Ci siamo arresi, senza lottare. Io alla fine sono tornata indietro. Non ce l’ho fatta ad aspettare oltre. Ma in fondo è colpa della frana, dice Trenitalia, cosa c’entriamo noi. Nulla, certo. Che colpa invece abbiamo noi: non meritiamo forse l’alta velocità anche tra Caserta e Foggia attraverso la dorsale appenninica?
I lavori dell’Alta Velocità tra Napoli e Bari sono iniziati a fine 2015. L’anno prossimo (sarà vero? ) potremo andare da Napoli a Bari senza passare per Caserta. Quelli della galleria che unirà Telese a Vitulano, invece, tra le colline sannite, da programma dovrebbero terminare entro il 2027. Dunque per ora tocca soffrire ancora e soprattutto pregare. In Italia si sa quando si inizia, meno quando si finisce. Ma i soldi ci sono. C’è la speranza che i miliardi del Pnrr possano colmare il gap economico tra Nord e Sud. Ecco, la speranza. Non toglietecela, almeno quella. Ma avremo il Ponte sullo Stretto di Messina, magari ci arriveremo a nuoto, ma che importa. Cristo in qualche modo ci aiuterà. —