la Repubblica, 18 aprile 2023
Intervista a Javier Zanetti
L’indecifrabile presente dell’Inter, le ombre e l’orgoglio. Ma anche il Benfica domani nel ritorno dei quarti, il futuro di Simone Inzaghi, il mistero Lukaku. Non mancano argomenti a Javier Zanetti, premiato dal torneo giovanile “Manlio Selis” che anche quest’anno ha un’attenzione sociale: oltre ai ragazzini palestinesi e israeliani nella stessa squadra, in campo un gruppo di piccoli profughi ucraini fuggiti dalla guerra.Zanetti, quante Inter ci sono?Due? Tre? Nessuna?«Una sola, e molto forte. Anche se neppure noi sappiamo spiegarci una differenza di rendimento inaccettabile tra campionato e Coppe. Per me è una questione di testa, perché l’organico non si discute».E l’allenatore? Rischia l’esonero?«Il mister è un grande professionista, ed è il primo a sapere che il nostro bilancio in campionato è insufficiente: non si possono perdere 11 partite. Ma la squadra la governa ancora, altrimenti non avremmo vinto la Supercoppa, non saremmo nei quarti di Champions e in semifinale di Coppa Italia».Cosa vi siete detti nella riunione notturna dopo il ko con il Monza?«A me piace parlare a freddo, e non smetto mai di farlo. Ho cercato di capire, di ascoltare. Alla Pinetina ci siamo ripetuti che da una situazione del genere si esce solo restando uniti. Non possiamo perdere compattezza. Ho totale fiducia, sono un positivo di natura».Inter-Benfica dirà l’ultima parola?«È una partita essenziale per il presente e per il futuro. Guai fidarci dello 0-2 all’andata: se lo facciamo, avremo tutto da perdere.Un’opportunità enorme che non può sfuggire, e io sono convinto che ce la faremo. Ai nostri tifosi dico solo grazie. Non li deluderemo».Da ex giocatore, non solo da vice presidente, cos’ha spiegato alla squadra in queste ore?«Ho ripetuto che dobbiamo essere una cosa sola, uniti e convinti. Mi aspetto una reazione d’orgoglio, ho capito che i ragazzi sentono questa responsabilità. Nella mia carriera ho vissuto molti momenti del genere, so che la difficoltà si presenta all’improvviso e poi svanisce. E so che la prima risposta è sempre mentale, psicologica».Che fine ha fatto Lukaku?«Tutta colpa del lungo infortunio.Per le sue caratteristiche fisiche, certi stop pesando tantissimo. Ora deve reagire: gli ho detto che gli siamo vicini, e che in questo finale di stagione i suoi gol potranno essere decisivi».Pensa che l’incredibile cammino del Napoli abbia tagliato le gambe a tutti?«Sono stati fortissimi, però non può essere questa la spiegazione. Anzi, dopo averli battuti a gennaio, alla ripresa del campionato, tuttipensavamo che sarebbe cominciata un’altra storia. Invece, purtroppo, è cominciata la nostra discontinuità.Nessuno se l’aspettava, cominciando dai giocatori: sto insieme a loro ogni giorno, e vi posso assicurare che i più delusi sono proprio i calciatori dell’Inter, sono loro i primi a non capire».Cosa si aspetta dalla squadra, domani?«Una prova orgogliosa. Bastavolerlo».Cosa rappresenta per lei questo premio alla carriera ricevuto in Sardegna?«Mi ha fatto tornare all’epoca dei miei sogni da ragazzino, quando papà e i suoi amici misero insieme un campo di calcio per farci giocare. Eravamo umili, ma pieni di desideri. Nel mio caso, si sono realizzati tutti. Sono un uomo fortunato».In questo torneo ci sono bambini reduci da grandi sofferenze.Quanto vale lo sport in determinati contesti storici e sociali?«Tantissimo, è uno strumento di riscatto e resistenza umana. La nostra fondazione in Argentina si occupa da anni proprio di questo: abbiamo tolto tanti bambini dalla strada, è il mio orgoglio più grande».