la Repubblica, 18 aprile 2023
Gianna Anselmi ricorda la sorella Tina
«Era una donna coraggiosa e schietta, che ha vissuto la politica come una missione. Tina Anselmi diceva: «Se vuoi cambiare il mondo devi esserci», e lei non si tirò mai indietro.Partigiana a 16 anni, nome di battaglia Gabriella; si unisce alla Resistenza dopo che a Bassano del Grappa, il 26 settembre 1944, i nazifascisti la costringono, con altri studenti, ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia. Sindacalista in difesa delle operaie, prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro in Italia nel 1976 (del Lavoro, poi della Salute), nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2. Troppo presto dimenticata (è morta il primo novembre 2016), viene celebrata nel film tvTina Anselmi – Una vita per la democrazia di Luciano Manuzzi, interpretato da Sarah Felberbaum, in onda il 25 aprile su Rai 1.
«Per noi» racconta Gianna, una delle sorelle, «è una grande emozione». Tratto dalle opere di Anna Vinci La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi eStoria di una passione politica, scritto con la stessa Anselmi, il tv movie di cui Monica Zapelli firma la sceneggiatura, ripercorre la storia della parlamentare della Dc, una pioniera.
«Siamo cresciute in una famiglia cattolica» racconta Gianna Anselmi, tracciando un ritratto privato della sorella. «Tina aveva 17 anni quando sono nata. I miei volevano il maschio, era morto il nostro fratellino a 11 anni. Dopo era nata l’altra sorella, poi io.
Nostra madre si era affidata alla primogenita come capofamiglia, la vedevo come una figura paterna, non come una sorella maggiore: era più matura della sua età, già da ragazza aveva un forte senso di responsabilità».
Com’era?
«Autorevole. Ma anche affettuosa, attenta, con me e mia sorella Maria Teresa. Dopo la guerra ci sono state tante difficoltà, e per la mamma era un punto di riferimento. Era un po’ maschiaccio, come me, che ho giocato a pallacanestro finché non mi sono sposata, facevo le gare di sci, ero spericolata. Tina mi assecondava, mamma non andava neanche in bicicletta».
E quando ha iniziato a fare politica come fu la reazione in famiglia?
«Mamma aveva una fiducia cieca in Tina.
Quando ha cominciato ad andare Roma, le mancava molto. Ci scrivevamo tante lettere, ci raccontava delle persone che conosceva».
Quale era la sua idea della politica?
«Mettersi al servizio degli altri, credeva neivalori: “Mai soddisfatti di essere arrivati, la politica si combatte giorno per giorno. Mai fidarsi delle apparenze”».
Il primo impegno da sindacalista è stato per le donne.
«Le pari opportunità sono state il suo primo pensiero, era stata sindacalista con le filandiere, quando veniva in montagna nel paese dove passavamo le vacanze, Colle Santa Lucia, ascoltava le storie delle donne rimaste vedove che non riuscivano ad avere la pensione».
Era un’idealista, secondo lei rimase delusa?
«Era seria e pulita, pensava che tutti fossero come lei. “Anche nel tuo partito ci sono i disonesti” le diceva mio marito. Non voglio dire i nomi, non sono più in vita, non importa, ma quanti sgarri le hanno fatto.
Soffriva in silenzio».
Avete mai temuto per lei?
«Tante volte. Quando nostra mamma era viva, Tina ci teneva nascoste le sue preoccupazioni. Era già mancata quando divenne presidente della Commissione P2, e noi eravamo in apprensione. “A me non succederà niente” ci rassicurava, spiegando che doveva arrivare alla verità.
Piuttosto si preoccupava per noi, sposate e con bambini piccoli. Lei era coraggiosa».
Circolò il suo nome per il Quirinale: come andò?
«La prendevamo in giro: “Se diventi presidente una di noi deve venire a farti compagnia”, e si metteva a ridere. “Non sarà mai possibile”. Capiva che era una cosa troppo più grande e non aveva ambizioni.
Ma alla gente piaceva come figura, i politici le hanno fatto lo sgambetto».
Gli ultimi anni come sono stati?
«La malattia, iniziata lentamente, è durata tantissimo. Per più di dieci anni l’hanno abbandonata pubblicamente. Dopo che è mancata ci siamo stupite per come si è tornati a parlare di lei: libri, articoli, scuole e giardini intestati a Tina Anselmi. Andava nelle scuole a parlare ai giovani. Per le tesi di laurea, i ragazzi venivano a casa, per lei era una gioia immensa».
Tocco frivolo: nel film tv, c’è una scena in cui la rimproverate perché non va dal parrucchiere. Tutto vero?
«Nostra madre, famosa per la bellezza, era sempre pettinata, truccata, vestita di tutto punto. Vedere sua figlia che non si curava, un po’ le dispiaceva. Quando Tina andava a Firenze a trovare le amiche, come arrivava la portavano nelle migliori boutique per scegliere abiti alla moda, le borse. Per accontentarle comprava i vestiti. Li abbiamo ritrovati nell’armadio con le etichette ancora attaccate».