la Repubblica, 17 aprile 2023
Negli Usa la cucina messicana batte quella italiana
Fino a pochi anni fa una delle parole che suscitavano una sorta di erotismo negli americani era “pomodoro”. E poi “salsa”, “penne”, “spaghetti”. Anche se poi volevano più salsa del normale sulla pasta, come fosse ketchup, e aglio, e formaggio. Il cibo italiano era il padrone delle tavole americane, fino a quando non è cominciata la contaminazione e poi il sorpasso. Prima è stato ilmacaroni & cheese, pasta all’americana ricoperta da glassa di formaggio gommosa. Poi sono stati itacos, ilchicken taco salad,e i piatti a base ditajìn, chili pepper, lime.Adesso negli Stati Uniti la cucina favorita nelle grandi catene non è più quella italiana ma il Tex-Mex, fusione della cucina americana e messicana, e quella latina: più tacos e meno spaghetti, più sapori speziati e meno rotondi. La pizza italiana resta la più popolare, anche se, a parte le eccezioni, è fatta con farina americana e da pizzaioli latinos.Ma la pasta sembra aver perso il suo primato.
Dataessential è una piattaforma digitale americana che analizza l’andamento dei gusti degli americani e della ristorazione. La compagnia di ricercatori di Chicago, Illinois, ha studiato 4500 nuovi menù delle maggiori catene di ristoranti d’America, con più di 40mila piatti, e ha scoperto che i clienti li vogliono sempre più carichi di formaggio e speziati, e ispirati alla cucina ispanica. I dieci prodotti più richiesti non prevedono più la pasta, ma piatti tipobirria,stufato o zuppa piccante messicana fatta di carne di capra, montone, manzo o pollo. E pietanze a base di tajìn messicano, una speziata salsa rossa con lime e sale marino. E poi latortilla di mais ripiena, tacos, burritos, quesadillas e il cinese Orange chicken sandwich bao, considerato la “quintessenza americana” della cucina asiatica, formata da pollo fritto,orange cream di succo d’arancia, aglio, zenzero, zucchero, salsa di soia e peperoncino. Al primo posto tra i drink da accompagnare non c’è il vino bianco freddo ma il Ranch Water, un cocktail fatto con tequila, succo di lime e Topo Chico, il nome dell’acqua frizzante che spopola in Texas. Il Ranch è considerato un margarita solo più essenziale.
«Quando lavoriamo ai menù dei nostri clienti ristoratori – spiega aThe Hill Mike Kostyo, studioso di trend gastronomici per Datassential – e ci chiedono quale tipo di sapori inserire nella lista, quelli saranno probabilmente latini». «E se non è latino – aggiunge – sarà asiatico». Secondo l’esperto della piattaforma, il “sorpasso” del Tex-Mex sull’Italian Food è cominciato con i Millennial, considerati in genere quelli nati trail 1981 e il 1996, e si è allargato con la generazione Z, nati tra il 1997 e il 2012, che alla cucina messicana ha aggiunto quella asiatica. Al sorpasso avrebbero inciso tre elementi: la crescita demografica della comunità ispanica, il costo dei prodotti, molto più accessibili rispetto a quelli italiani, considerati di alta qualità, e la facilità nel mangiare un taco davanti alla tv o sdraiati sul letto con il cellulare, piuttosto che armarsi di forchetta e avvolgerla di spaghetti. Nei campus universitari, aggiunge la ricerca, tra i piatti più richiesti ci saràcon ogni probabilità uno di ravioli cinesi, un sandwich, un taco o un burrito.
Tra i finalisti del James Beard Award 2023, considerato l’Oscar della ristorazione americana, diciassette chef sono ispanici. E tra i cinque finalisti della categoria super chef due sono asiatici: una è Niki Nakayama, del ristorante n/naka a Los Angeles, l’altro è Hajime Sato, di Sozai nel Michigan. Il terzo è ispanico: Erik Ramirez, dello Llama Inn di Brooklyn, New York, una volta cuore della cucina italiana.