La Stampa, 16 aprile 2023
Il racconto di Baiardo
Esiste davvero la foto di Silvio Berlusconi accanto al boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano? Di quell’immagine – fin qui mai trovata dagli inquirenti della Dda di Firenze nemmeno nel corso dell’ultima perquisizione datata 27 marzo 2023 – che ritrarrebbe il fondatore di Forza Italia, l’allora generale dei carabinieri Francesco Delfino e Giuseppe Graviano prima che si alzasse il sipario sulla stagione delle stragi continentali, Salvatore Baiardo – considerato dagli investigatori alla stregua di un ventriloquo dei boss stragisti – non ne ha parlato solo con Massimo Giletti, ma anche con Report.
Ha detto di averla, l’ha fatta vedere da lontano, ma non l’ha consegnata a nessuno. «C’è un’indagine in corso e non posso scendere nei dettagli – afferma il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci – posso solo dire che noi non abbiamo mai pagato una fonte in 25 anni di storia».
Ma perché Baiardo voleva piazzare a tutti i costi quella foto, di cui ancora oggi non sappiamo se fosse reale o se si trattasse di un fotomontaggio? L’idea che comincia a farsi largo, per ora solo come ipotesi ma pur sempre al vaglio degli investigatori, è che dietro questo atteggiamento di Baiardo ci sia un intento ricattatorio. Verso chi, non è noto nella forma ufficiale, ma non sarebbe complicato intuirlo per un uomo, già condannato per favoreggiamento dei mafiosi, che da mesi sproloquia profetizzando clamorosi arresti (vedi Matteo Messina Denaro, le cui chat nella clinica privata di Palermo sarebbero state vendute a «Non è l’Arena» da Fabrizio Corona), augurandosi – o chiedendo palesemente – la concessione di benefici per membri di spicco di Cosa Nostra detenuti al 41 bis diventati, nel suo pericoloso lessico «bravi ragazzi che hanno fatto degli errori». Il bersaglio è la magistratura? Il conduttore Massimo Giletti, convocato (non auto-presentatosi) come persone informata sui fatti e quindi come testimone e sentito già due volte dal procuratore Luca Tescaroli è stato tra i primi a introdurre il tema del ricatto: «Me l’ha fatta vedere (la foto,ndr), senza consegnarmela, tenendola lontana da me, eravamo in un luogo scuro in un bar a Castano, vicino a Milano».
Ma il conduttore tv, non sa se l’uomo ritratto insieme a Berlusconi e Delfino fosse Graviano perché, come ha spiegato ai magistrati, «non avevo una sua immagine in mente. Poteva essere chiunque, fu Baiardo a dirmi che si trattava del boss mafioso, ma io non potei riconoscerlo». «Baiardo – aggiunge Giletti – accennò, inoltre, che avrebbe potuto mandare la foto ai magistrati. Mi disse “questa potrebbe un domani arrivare ai pm, se le cose non vanno in un certo modo”. Da quanto mi ha riferito, ho compreso che la foto è stata scattata di nascosto e che dunque non era stata fatta con il consenso di Berlusconi. Era dunque stata effettuata per fini di ricatto».
E ancora: «Durante l’incontro che ho avuto con Baiardo mi ha detto che la foto c’è e che, se le cose non dovessero andare in un certo modo, me la potrebbe dare». L’anchorman ha poi chiarito agli inquirenti come quella fotografia «mi è parsa una foto del tipo di quelle autoscatto macchinetta usa e getta. Ho visto tre persone sedute a un tavolino. Berlusconi l’ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli Anni 90, sono certo fosse lui anche perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente. Ho riconosciuto anche Delfino, ma non so se fosse autentica, se Berlusconi fosse consapevole che il terzo uomo ritratto fosse Graviano e se quest’ultimo fosse realmente il boss».
Baiardo, del resto, già in passato ha sostenuto di essere a conoscenza di contatti fra i Graviano e l’entourage di Berlusconi. Nel 1994, interrogato da Francesco Messina, all’epoca alla Dia, ora alla guida dell’Anticrimine, aveva dichiarato di aver assistito a conversazioni telefoniche tra i fratelli Graviano e un certo «Marcello», alludendo a Marcello Dell’Utri. Ma anche di quelle circostanze non è mai stata trovata prova. —