Corriere della Sera, 16 aprile 2023
Giovani che alzano troppo il gomito
Ricercatori dell’Università di Seul, diretti da Eue-Keun Choi, in uno studio di recente pubblicato sulla rivista scientifica Neurology indicano che per prevenire l’ictus nei giovani adulti basterebbe ridurre il consumo di alcol negli adolescenti, un fenomeno in continua crescita in tutto il mondo, dalla Corea all’Italia.
Nel 2020 il 20,6 per cento degli italiani fra 11 e 25 anni e il 17,1 per cento delle loro coetanee superavano il limite di un’unità alcolica al giorno, pari a 12 grammi di alcol puro, che corrispondono a un bicchiere da 125 ml di vino di media gradazione. Si beve di più fra 16 e 17 anni (maschi: 47 per cento e femmine: 34,5 per cento).
La «moda» in Italia
Le evidenze epidemiologiche prodotte dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità indicano che, a partire dagli 11 anni, il consumo di alcol da parte dei giovani si caratterizza sempre più spesso come «binge drinking».
Purtroppo anche il consumo occasionale a quest’età è assai nocivo perché il sistema enzimatico non sa ancora metabolizzare l’alcol.
Se prima dei 18 anni l’alcol va evitato, donne adulte e anziani non devono superare 1 unità alcolica al giorno e i maschi adulti 2 unità alcoliche.
Non sorprende che lo studio sia stato condotto in Corea dove, stando alle stime beve troppo ben il 50,8 per cento dei maschi e il 26,9 per cento delle donne e i binge drinker, cioè coloro che bevono molti drink alla volta, sono il 20 per cento della popolazione.
L’indagine
Dal database sanitario nazionale i ricercatori di Seul hanno selezionato un milione e mezzo di giovani fra i 20 e i 30 anni che dovevano dichiarare il proprio consumo di alcol. Sono stati seguiti per 6 anni e durante tale periodo 3.153 di loro hanno avuto un ictus.
Nello studio veniva considerato forte bevitore chi consumava almeno 15 grammi di alcol al giorno, poco più di 1 unità alcolica, un limite già superiore a quello di 14 grammi degli Stati Uniti.
La correlazione
Il dato rilevante dell’indagine è stata la puntuale corrispondenza trovata fra abuso nei giovani e aumento di ictus emorragico o ischemico nei primi anni di vita adulta, sia per quanto riguarda la quantità di alcol, sia per la durata dell’abuso.
E ciò a prescindere da altri fattori che concorrono all’ictus, come ipertensione, fumo o eccesso di peso.
Chi aveva abusato per almeno 2 anni aveva un rischio aumentato del 20 per cento rispetto a chi non beveva, mentre in chi aveva bevuto moderatamente (meno di 15 grammi) aumentava del 19 per cento. Con 3 anni di abuso il rischio saliva al 22 per cento e con 4 al 23 per cento.